Mark Zuckerberg ha presentato al mondo “Jarvis“, un sistema di intelligenza artificiale che il capo di Facebook ha creato nel proprio tempo libero, che è in grado di scegliere e riprodurre musica, accendere le luci, riconoscere i visitatori e decidere o meno se aprire la porta di ingresso.
Jarvis deve il suo nome all’assistente virtuale di Iron Man nei film della Marvel. Sembra essere un prodotto interessante, sebbene il sistema creato – in circa 100 ore di lavoro – sia personalizzato per la sola abitazione di Zuckerberg.
Zuckerberg ha annunciato i risultati del progetto, che ha vissuto come una sfida personale, nell’intento di digitalizzare casa propria sull’esempio degli assistenti digitali domestici di Google e di Amazon, puntando a creare un nuovo gadget che abbia presa quanto gli headset e i droni.
La creazione di Jarvis prova che l’umanità “sia vicina all’irruzione dell’AI più di quanto si possa immaginare” come scrive Zuckerberg, e prosegue:
“I computer non fanno che migliorare nel riconoscimento facciale, ma è sempre più complicato insegnare loro nuovi compiti. Tutto quello che ho fatto quest’anno – dal linguaggio naturale, al riconoscimento facciale – è solo una serie di varianti di un unico sistema di base. Anche se avessi deciso di trascorre 1000 ore al progetto, probabilmente non avrei saputo costruire un sistema in grado di imparare nuove capacità in modo autonomo”.
Jarvis è stato in grado di rispondere a comandi scritti e parlati, far andare la musica, l’aria condizionata, o anche aprire le porte. È stato in grado di riconoscere i visitatori, di accendere il tostapane e persino di sparare le magliette da una specie di cannone all’interno dell’armadio.
Gli aggiustamenti fatti in modo da aiutare Jarvis a riconoscere un contesto all’interno di un comando hanno aiutato il sistema a rispondere a richieste meno specifiche in un modo più accurato.
Un esempio? “Metti su della musica”.
Nessuno dei prodotti attualmente in commercio sembrerebbe essere in grado di fare quello che fa Jarvis: parola di Zuckerberg.
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