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Mastodon, riuscirà davvero a essere il social anti Twitter?

Nelle ore successive all’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, si è parlato molto di Mastodon, un nuovo social network cui molti avrebbero iniziato a guardare proprio come alternativa alla piattaforma acquistata dal capo di Tesla. Visitando la pagina della comunità italiana, si legge che Mastodon Social è un grande social network libero, open-source e decentralizzato, di proprietà della comunità e privo sia di pubblicità sia di algoritmi che regolino i contenuti visualizzati dagli utenti. Scopo del progetto, come dichiarato, quello di rimettere il social nelle mani degli utenti.

Insomma, Mastodon promuove un concetto di libertà del social che è assai diverso dal concetto di libertà nel social cui aspirerebbe Elon Musk, che ha parlato di libertà di parola e di un algoritmo open-source. Tra l’altro, essendo Twitter una delle grandi piattaforme che rientrano nei parametri indicati dal Digital Service Act, dovrà conformarsi a tutta una serie di regole imposte dall’Unione europea.

Cos’è Mastodon e come funziona

Mastodon è un social network di microblogging, creato in Germania nel 2016 dallo sviluppatore Eugen Rochko. Nel complesso, si tratta di una piattaforma open-source e decentralizzata su cui ciascun utente può creare un canale tematico che è poi libero di gestire e moderare come meglio crede. Sebbene l’interfaccia grafica di Mastodon ricordi molto quella di Twitter (accade lo stesso anche con il social Truth di Donald Trump), i post pubblicati all’interno dei canali possono contenere al massimo 500 caratteri ed è possibile aggiungere contenuti multimediali. Tra le altre features disponibili, la possibilità di creare sondaggi e di spingere i contenuti postati da altri utenti premiandoli con un click su una stellina. Il social dispone, come tutte le altre piattaforme più note, di una timeline su cui compaiono le notizie principali mostrate in ordine cronologico ed è inoltre possibile ricercare i contenuti in base ad alcuni parametri quali gli hashtag, la popolarità oppure in base agli utenti.

L’aspetto senz’altro più innovativo – ma che potrebbe creare maggiori problemi – riguarda l’assenza di server centralizzati e la gestione dei canali completamente affidata agli amministratori, ossia coloro che li hanno creati. Quest’assenza di controllo da parte della piattaforma, basata sull’autogestione, potrebbe portare a effetti indesiderati causati dall’uso che ciascun utente potrebbe voler fare del proprio spazio. Pensiamo ad esempio cosa questo potrebbe implicare dal punto di vista della violazione del diritto d’autore, tema assai “caldo”, che ha creato non pochi problemi su altri social come Facebook e Twitter stesso, e che nel corso del tempo è stato regolamentato sulle piattaforme.

L’assenza di pubblicità

Su Mastodon non c’è pubblicità (la piattaforma si finanzia attraverso le donazioni degli utenti) perché l’idea di base del suo creatore non riguarda la possibilità di monetizzare la piattaforma, di utilizzarla per attirare inserzionisti e guadagnare attraverso di essi. Se il social dovesse continuare a crescere, sarà quindi interessante capire come questo aspetto potrà eventualmente evolvere. Al momento Mastodon conta su oltre 4,4 milioni di utenti e l’app si può scaricare sui principali store mobile.

immagine: mastodon.it


Mastodon, riuscirà davvero a essere il social anti Twitter? - Ultima modifica: 2022-04-28T07:47:20+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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