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Cybersecurity, aumenta del 134% la spesa delle aziende italiane

Si torna a parlare di investimenti sulla Cybersecurity grazie ad un sondaggio realizzato da TWT, azienda italiana attiva nel settore delle telecomunicazioni, insieme all’istituto di ricerche demoscopiche Eumetra MR. Risultato? Nel giro di un anno gli investimenti delle imprese in sistemi di sicurezza informatica sono aumentati del 134%.

Si evince in particolare che l’87% delle imprese italiane utilizza servizi di cybersecurity, ma solo il 61% ha iniziato a usarli nell’ultimo anno. Antivirus, antimalware, firewall i sistemi più usati dal 91% delle società mentre le tecnologie di Intelligenza artificiale rimangono per ora adottate solo dal 2% delle aziende.

Il 26%, invece, li utilizzava già da tempo, mentre un’azienda su dieci che attualmente non li usa vorrebbe investire nei servizi in futuro. Con la pandemia anche il panorama degli attacchi informatici ha raggiunto livelli mai visti prima e le aziende ne sono consapevoli e sono corse ai ripari per proteggersi dagli attacchi e dalle minacce provenienti dal web che sono sempre più frequenti e numerose.

Quale conoscenza c’è dei sistemi di cybersecurity?

In tale scenario TWT ha voluto indagare chiedendo alle aziende quanto siano a conoscenza dei sistemi di cybersecurity utili a proteggersi dalle minacce degli hacker e quali precauzioni abbiano introdotto. E  l’indagine ha mostrato come il 90% delle imprese italiane abbia un livello medio-alto di conoscenza delle tematiche della cybersecurity.

Sono pochissime (10%) le aziende che affermano di avere una conoscenza bassa. Ad esempio quasi metà delle aziende intervistate (48%, ma 52% tra le grandi) cambia le password mensilmente. La restante porzione del campione le cambia trimestralmente o semestralmente. Inoltre il 40% delle aziende organizza corsi di aggiornamento sulla cybersecurity rivolti ai propri dipendenti con una cadenza almeno semestrale e il resto con una cadenza annuale, proprio per responsabilizzare ancor di più i propri addetti.

Si sottolinea quanto per sviluppare i servizi di cybersecurity, le aziende utilizzino per lo più figure esterne (69%), meno di un terzo (31%) utilizza figure interne. In caso di attacco, o minaccia al sistema di sicurezza, resta il dubbio su quanto sarebbe responsabilità dell’azienda fornitrice dei servizi e quanto dell’impresa. Per il 18% sarebbe totalmente responsabilità di terzi e solo per il 3% sarebbe totalmente responsabilità interna, mentre per la grande maggioranza degli intervistati (79%) occorrerebbe valutare i singoli casi e comunque la responsabilità potrebbe essere di entrambe le parti.

Tra i servizi legati alla cybersecurity la maggior parte delle aziende ha adottato sistemi per la protezione del computer durante la navigazione (91%) come antivirus, antimalware, firewall, e sistemi per la protezione degli accessi a computer e documenti aziendali (88%) come password e autenticazione a due fattori. Meno di frequente (19%), benché largamente conosciuti (dal 65%), vengono impiegati strumenti di monitoraggio intelligente.

Ancora out le soluzioni di intelligenza artificiale

sistemi di sicurezza dotati di intelligenza artificiale vengono impiegati ancora meno (solo dal 2%, anche qui però con una conoscenza assai diffusa da parte del 69% degli intervistati). Anche questo dato dimostra la considerevole prudenza anche se con tecnologie non sempre all’altezza della minaccia.

Gli hacker e i cyber criminali, spesso, infatti sono più veloci a innovarsi e a usare metodi evoluti per introdursi nei sistemi aziendali di quanto non facciano le imprese come testimoniato dalla bassissima percentuale di quelle che hanno adottato soluzioni dotate di intelligenza artificiale, l’ultima frontiera della sicurezza informatica.


Cybersecurity, aumenta del 134% la spesa delle aziende italiane - Ultima modifica: 2021-12-01T10:14:22+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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