I Meta Ray-Ban display e gli Oakley Meta Vanguard live sono i nuovi smart glasses Meta che potrebbero finalmente portare la realtà aumentata nel mainstream. Lo storia degli smart glasses però non è costellata di successi…. al clamore per il lancio dei Google Glass è seguita la delusione e quasi uno stigma, nessuno li voleva indossare…
Indice dei contenuti
A verdeli si presentano bene. Dentro una montatura Ray-Ban Wayfarer si accende un dispaly; al polso, un bracciale EMG Meta Neural Band legge i micro‑impulsi del muscolo per controlli a gesto la promessa dei Meta Ray‑Ban Display è quella di sdoganare gli smart glasses (prezzo USA 799 $) puntando su un pacchetto completo formato da fotocamera, microfoni, speaker, notifiche, traduzioni live, mappe e messaggi da consultare a mani libere. Sono stati presentati insieme ai Meta Oakley Vanguard che in Italia costeranno 549 euro.
La differenza rispetto ai tentativi precedenti? Meta ha capito che la tecnologia indossabile deve integrarsi nella nostra quotidianità, non stravolgerla. E soprattutto, deve risolvere problemi reali, non crearne di nuovi.
Gli occhiali permettono di leggere notifiche direttamente sulla lente destra, mostrando messaggi, navigazione o sottotitoli in tempo reale. È qui che entra in gioco il vero colpo di genio: il Meta Neural Band. Questo bracciale interpreta i segnali elettrici dei muscoli dell’avambraccio, traducendoli in comandi. Un pizzico tra indice e pollice diventa un click, una piccola contrazione fa scorrere un menu.
Per i social integrano scatto immediato, video e livestreaming, mentre la versione sportiva di Oakley si concentra su resistenza all’acqua, camera centrale e integrazione con piattaforme come Garmin e Strava. È la prima volta che vedo un ecosistema così coeso pensato per l’utente finale, non per impressionare gli investitori.
«Il più grande rischio è non correre alcun rischio. In un mondo che cambia molto rapidamente, l’unica strategia destinata a fallire è non rischiare». — Mark Zuckerberg
Le funzioni annunciate coprono molti degli scenari quotidiani in cui oggi usiamo il telefono:
Il bracciale EMG Meta Neural band rileva i segnali elettrici generati dal muscolo dell’avambraccio e li traduce in input digitali. È la prima interfaccia invisibile destinata al grande pubblico: niente mani in vista come con i gesti nell’aria, nessun comando vocale da dare in mezzo alla gente. È discreto, efficace, e soprattutto naturale dopo i primi minuti di utilizzo.
Durante le demo che ho visto online al reattività sembra impressionante. Certo, bisognerà testarlo sul campo per capire quanto sia affidabile in situazioni reali, ma il principio è solido. E se consideriamo che la stessa tecnologia EMG è utilizzata in protesi avanzate da anni, le basi scientifiche ci sono tutte.
Due elementi fanno la differenza: la forma familiare delle montature Ray‑Ban e Oakley e la chiarezza dei casi d’uso. Non sono più visori ingombranti che ti fanno sentire “mascherato” quando esci di casa. Le funzioni risolvono problemi concreti che tutti riconosciamo: indicazioni stradali senza staccare gli occhi dalla strada, sottotitoli automatici in chiamata, traduzione live durante i viaggi, foto in soggettiva durante sopralluoghi o attività sportive.
Meta ha imparato dagli errori del passato. I Google Glass si sono arenati perché erano troppo avanti rispetto alle aspettative sociali e tecnologiche dell’epoca e perchè erano “strani” da indossare. Gli Spectacles di Snap erano simpatici ma limitati. Questi nuovi occhiali cercano il punto di equilibrio giusto tra innovazione e accettabilità sociale.
L’autonomia dichiarata è di circa sei ore di uso continuo, con custodia-batteria per prolungarne l’utilizzo durante la giornata. Un dato realistico per dispositivi di questa categoria, considerando la densità tecnologica racchiusa in montature così sottili.
I dubbi sulla privacy rimangono inevitabili: fotocamere e microfoni sempre disponibili richiedono indicatori chiari e policy trasparenti. Meta dovrà dimostrare concretamente che i dati non vengono processati o memorizzati senza consenso esplicito. In Europa, normative come il GDPR imporranno cautele aggiuntive che potrebbero ritardare il lancio.
I Meta Ray‑Ban Display arriveranno negli Stati Uniti il 30 settembre a 799 dollari, mentre Meta prevede di espandere la disponibilità all’inizio del 2026 anche in Canada, Francia, Italia e Regno Unito. Gli Oakley Meta Vanguard invece saranno disponibili in Italia già dal 21 ottobre al prezzo di 549 euro.
Oakley Meta Vanguard in Italia li vedremo nei prossimi mesi, ma il lancio ufficiale è già fissato per ottobre 2025 negli Stati Uniti. Il prezzo di partenza è di 549 euro, una cifra che li posiziona nella fascia premium del mercato. La domanda che si pongono gli sportivi italiani è inevitabile: cosa offrono di diverso rispetto a uno smartwatch o a un normale paio di occhiali da corsa?
La risposta sta nelle funzioni. Gli occhiali intelligenti per lo sport Oakley Meta Vanguard integrano un sistema di intelligenza artificiale capace di dialogare con le app di fitness più utilizzate, da Garmin a Strava. Basta chiedere con la voce come sta andando il battito o se il passo è in linea con l’obiettivo, e gli occhiali restituiscono un feedback immediato, visibile attraverso un piccolo LED discreto. Non serve interrompere la corsa o la pedalata per guardare lo schermo dello smartphone: i dati arrivano in modo naturale, senza spezzare il ritmo.
La componente audio è stata potenziata con altoparlanti open-ear e cinque microfoni che filtrano il rumore del vento. Questo significa poter ascoltare musica o ricevere indicazioni vocali restando connessi all’ambiente circostante, un dettaglio fondamentale per la sicurezza su strada. La fotocamera frontale da 12 megapixel aggiunge un altro livello: non solo scatti e video di qualità fino a 3K, ma anche registrazioni automatiche nei momenti chiave dell’allenamento, come una salita impegnativa o il raggiungimento di una distanza prefissata. È la funzione “autocapture”, pensata per chi vuole documentare e analizzare la propria performance senza distrazioni.
Dal punto di vista pratico, gli Oakley Meta Vanguard garantiscono fino a nove ore di autonomia, sei ore di ascolto musicale continuativo e una custodia che estende la durata complessiva fino a trentasei ore. La ricarica rapida porta al 50% in soli venti minuti, un dettaglio che farà la differenza per chi si allena ogni giorno. La resistenza IP67 li rende pronti ad affrontare polvere, pioggia e sudore, mentre il design Oakley con lenti PRIZM assicura comfort e protezione visiva anche nelle condizioni più difficili.
Per gli sportivi italiani, questi occhiali rappresentano un passo avanti: meno schermi, più fluidità, un allenamento in cui la tecnologia è presente ma non invadente. Non mancano i dubbi, dalla reale comodità dopo ore di utilizzo fino alla precisione delle metriche rispetto a sensori dedicati. Ma l’idea di fondo è chiara: con gli occhiali sportivi AI Oakley Meta Vanguard, l’intelligenza artificiale non è un intruso, bensì un compagno silenzioso che rende l’esperienza sportiva più consapevole e immersiva.
L’Italia si prepara a scoprire questo nuovo modo di vivere lo sport. E la vera sfida sarà capire se gli occhiali intelligenti per lo sport riusciranno a conquistare non solo i professionisti, ma anche gli appassionati che vedono nello sport un equilibrio tra corpo, tecnologia e libertà.
Nel nostro paese vedo applicazioni immediate e concrete. Nel turismo potrebbero fornire traduzione live e micro-contenuti contestuali alle guide turistiche. Immaginate di camminare per il centro storico di Roma con informazioni che appaiono automaticamente sui monumenti che guardate.
Nella logistica e nei magazzini potrebbero offrire conferme visive immediate e navigazione indoor per ottimizzare i percorsi. Per l’assistenza tecnica, attivare la modalità “vedi-quello-che-vedo-io” tra chi lavora sul campo e il centro di competenza remoto potrebbe rivoluzionare i tempi di risoluzione.
Per creator e giornalisti, diventano strumenti perfetti per riprese POV stabili e sottotitoli live durante interviste o eventi. Niente più smartphone da tenere in mano o telecamere ingombranti: il punto di vista diventa letteralmente quello di chi racconta.
Rispetto ai Google Glass l’approccio è decisamente meno enterprise-oriented e più consumer-friendly. Meta ha capito che la massa critica si raggiunge partendo dall’uso personale, non da quello aziendale. Rispetto agli Spectacles di Snap, c’è finalmente un display vero, non solo una fotocamera mascherata da occhiale.
L’asticella tecnologica si alza, ma soprattutto si abbassa la soglia sociale di accettazione. Questi occhiali non gridano “sono un gadget tecnologico”, si mimetizzano perfettamente con lo stile di chi li indossa.
Se la realtà aumentata deve uscire dai laboratori di ricerca e diventare mainstream, lo farà poco per volta, integrandosi in oggetti che già indossiamo quotidianamente. Occhiali che non promettono l’impossibile, ma tolgono attrito ai gesti che facciamo ogni giorno.
Sarà questo il vero “metaverso” di cui si parla da anni: non un mondo virtuale separato dove rifugiarsi, ma una sovrapposizione gentile tra mondo fisico e informazione digitale. Un layer invisibile che arricchisce la realtà senza sostituirla.
La tecnologia migliore è quella che non si nota, che diventa parte naturale dei nostri gesti. E forse, per la prima volta, questi occhiali intelligenti hanno tutte le carte in regola per riuscirci davvero.
Per capire se i Ray-Ban Display possono avere più fortuna, conviene guardare ai precedenti, specialmente ai Google Glass:
Google Glass ha avuto successi in ambito enterprise / industriale (salute, assistenza remota, formazione), ma non è riuscito a imporsi massivamente come dispositivo per il pubblico consumer.
Ray-Ban Display vs Glass: punti di svolta che potrebbero cambiare l’esito
Ecco perché i nuovi occhiali Meta potrebbero avere più chance:
OpenAI svela GPT-5-Codex: un agente AI autonomo che sviluppa codice per ore, migliora drasticamente SWE-bench…
Ingegneria Italia, da fenomeno digitale a libro per Rizzoli, è la community che rende accessibile…
La storia di Bending Spoons: la tech company italiana cresce con l’acquisizione di Vimeo da…
Arriva l'evento AI Accelerator 2025: AI Accelerator - l’umanesimo dell’AI tra etica, sicurezza ed esperienze,…
Il 50% dei clienti mostra interesse medio verso l'AI, ma solo il 38,8% dei rivenditori…
Intelligenza artificiale: il 23 settembre a Roma DESTINATION AI di TD SYNNEX, trend, casi d’uso…
Via Italia 50, 20900 Monza (MB) - C.F. e Partita IVA: 03339380135
Reg. Trib. Milano n. 409 del 21/7/2011 - ROC n. 21424 del 3/8/2011