Chi lavora da anni nel settore del digital ha certamente molta familiarità con lo smart working. Con la pandemia, tantissimi altri lavoratori sono stati costretti a prendere familiarità con questa modalità di svolgimento della propria professione. E molti hanno anche iniziato ad apprezzare di più il fatto di poter lavorare comodamente da casa, spesso gestendo le tempistiche dei compiti da svolgere e, soprattutto, risparmiando il tempo – spesso molto – che si perde per raggiungere il luogo di lavoro.
Dal settore privato a quello pubblico, il lavoro da remoto è stato per molto tempo il modo principale attraverso cui continuare a svolgere la professione. Con l’allentamento graduale delle misure contenitive della pandemia, molte aziende hanno iniziato a far tornare i lavoratori in sede ma molte hanno capito che utilizzare lo smart working per tutti o quasi i propri dipendenti poteva essere un ottimo modo per abbattere i costi.
A partire dal prossimo primo agosto ci sarà una novità rilevante in fatto di lavoro da remoto. Da quella data, infatti, decade la possibilità di lavorare in smart working al 100%, anche qualora vi sia assenza di accordi individuali. Tale possibilità, in precedenza, era stata concessa fino al 31 luglio dal decreto riaperture.
Il primo agosto non è però l’unica data da segnare in calendario: il 31 agosto 2022 termina la possibilità della modalità semplificata, ossia senza la necessità di firmare un accordo individuale tra i lavoratori e i datori di lavoro. In sintesi, tutto questo significa che a partire dall’1 settembre 2022, per poter accedere alla possibilità di lavorare da remoto occorrerà stipulare un accordo formale con la propria azienda, in modo tale da stabilire le modalità di svolgimento (100% in smart working o molto più spesso una soluzione mista tra lavoro da remoto e lavoro in sede).
A fronte di queste novità in vigore dall’1 agosto, i sindacati avevano richiesto una proroga assai più lunga – fino al 31 dicembre 2022 – dello smart working al 100%, soprattutto per le categorie di lavoratori più fragili. Se il provvedimento non sarà adottato a breve, è assai probabile che dovrà essere il nuovo governo a farsene eventualmente carico.
immagine: Pexels
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