0:35
Nell’affrontare le sfide ambientali, allora appunto il il tema è vastissimo, no, anche perché dire tecnologie vuol dire che ma molto generico però quando si parla di tecnologie digitali e di questioni ambientali.
La prima cosa che mi viene in mente è la possibilità di collezionare, analizzare, elaborare dati. No, quindi le tecnologie digitali ci danno questa possibilità di avere una maggiore consapevolezza con dati alla mano, con dati appunto, con dati aggettivi alla mano, di qual è la situazione attuale, quali sono i consumi, quali sono i bisogni.
Rispetto per esempio all’energia EE tutto quello che mamma mia faccio veramente fatica a parlare. Francesco non so se mi sente, rifaccio riferito, allora sono importantissime. Professione principale è quella dei dati. Le tecnologie digitali ci danno la possibilità di avere maggior consapevolezza su qual è lo stato dell’arte, qual è la situazione, quali sono i problemi da affrontare nell’ambito della della situazione ambientale.
Ma anche ci danno la possibilità di creare delle soluzioni che sono più adeguate e magari anche più ingaggevoli. Come si dice che che coinvolgono sì, cosa? Per esempio 60 anni fa non era possibile? No che magari anche se ci fosse stata una maggiore consapevolezza da parte di scienziati o di persone addette ai lavori su con lo stato dell’ambiente.
Era molto, era molto difficile comunicare sia tra persone normali che non sono addetti ai lavori, ma anche e soprattutto per addetti ai lavori. Quali sono appunto le le condizioni proprio del pianeta e di conseguenza come agire, come cambiare i comportamenti? 1 1 grossa strategia verso la riduzione, per esempio dei consumi è quella di condividere prodotti invece che.
Possedere prodotti di esclusiva ad uso ed utilizzo esclusivo delle persone. E questa è la cosa che Jeremy Rifkin nel nel 90, negli anni 90 aveva aveva scritto questo libro che si chiamava the Age of Access. No questa idea che invece di di comprare, consumare, possedere prodotti individuali, le persone potessero organizzarsi sulla base di un consumo collettivo.
Di cose no, quella che poi è definita come l’economia dei servizi. Quindi per esempio, invece che avere la mia lavatrice a casa, magari mi organizzo per fare che ci sono delle possibilità di lavaggio molto più basate sulla collettività, su gruppi di persone distribuiti nella città e così via. La stessa cosa è comunque un fattore che ha, è un approccio, una strategia che ha influenzato il mondo della musica, il mondo, tantissimi mercati.
3:46
E questa è ancora 1 1. Approccio super interessante quando si parla di ridurre per esempio i consumi energetici, perché ovviamente la condivisione di risorse e i prodotti appunto in un contesto di servizio è sicuramente ancora molto efficace. E lì le tecnologie digitali sono fondamentali perché ci aiutano a capire, cioè creano la relazione tra i vari utenti e un servizio, per esempio se prendiamo un servizio di car sharing.
4:14
Ripeto, 50 anni fa forse sarebbe stato un po’ complicato organizzarsi con le chiavi, sapere dove erano le automobili e così via. Oggi con le tecnologie digitali abbiamo completa trasparenza in tempo reale su dove sono le flotte diciamo disponibili di automobili. Così ciascuno si può organizzare, condividere e prendere. Ma oltre a quello, il fatto che si collezionano dati aiuta poi le aziende che offrono i sistemi di car sharing a fare delle previsioni. No, quindi?
4:42
Come a utilizzare l’intelligenza artificiale, a fare delle persone un pochino più accurate di quali saranno magari i consumi di automobili in una specifica zona di una città, piuttosto che rispetto AA periodi dell’anno, giorna giorni della settimana. Quindi le tecnologie digitali proprio per questa capacità di lavorare coi dati o comunque requisito di lavorare coi dati.
5:09
Si possono aiutare a organizzare meglio i servizi, a prevedere meglio gli usi e di conseguenza ottimizzare, diciamo anche i consumi. Questo è semplicemente uno degli esempi. Però le tecnologie, gli aziendali sono fondamentali. Secondo me sono fondamentali. Però se faccio un passo indietro, anche perché appunto, sono veramente un po’ confusa col mio ragionamento oggi. Ma se faccio un passo indietro, quando si parla di tecnologie digitali, di ambienti, di innovazione, spesso si pensa, e giustamente, al momento in cui.
5:39
Le tecnologie digitali sono utilizzate tramite i prodotti o servizi, dal telefono appunto, all’automobile, alla lavatrice o qualsiasi cosa usiamo oggi di digitale. Ma in realtà non dobbiamo dimenticarci anche della della potenzialità che ha sta avendo alle tecnologie digitali nell’ambito del della comunicazione. Quindi anche le tecnologie digitali stanno avendo un ruolo fondamentale nell’aumentare la consapevolezza.
6:06
Da parte delle persone comuni, ma anche delle aziende, dei governi, di tutte le istituzioni sulla problematica ambientale, perché sappiamo che il primo passo è fondamentale, che deve succedere prima che individui e organizzazioni si.
6:27
Organizzano o si preparano per rispondere alla sfida ambientale, per migliorare i propri comportamenti. Il primo passo è la consapevolezza, capire che c’è un problema, capire cos’è il problema e capire come una propria azienda o come una propria famiglia, un individuo per sé possano adeguarsi, no e possano modificare i propri comportamenti. Scusami Francesco, sta facendo veramente fatica. Tantissimi amici.
6:56
Poi tu lo scrivi bene, fai metti un po’ più intelligente, io poi lo metto, poi lo metto a posto, poi te lo faccio vedere come l’ho messo a posto. Comunque l’ho intervistato. Jeremy Rifkin, Eh, l’ho intervistato. Guarda io gli ho scritto una mail qualche anno fa, ho detto ma vorrei intervistarlo, mi ha risposto e mi ha dato appuntamento per l’intervista alle 06:15 am. Sì, ma lui era in America.
7:24
No, lui era a Londra, quindi eravamo lo stesso orario, quindi 06:15 am. Si vede che poi aveva le sue cose da fare. Era simpatico? Sì, sì, sì, era simpatico, molto.
7:40
Come ti posso dire appassionato, cioè proprio, credeva proprio m’ha spiegato la condivisione dell’energia, i condomini che producono energia, la sua grande idea Internet, l’energia per la rivoluzione industriale, eccetera. Ed era molto appassionato. Poi in quel periodo, appunto scrivevo per il Real estate, quindi mi diceva che proprio i palazzi sono estremamente inefficienti e proprio se tu intervieni sulla sul patrimonio edilizio puoi fare un grande cambiamento, perché è.
8:09
Energia, le persone vivono lì, è una serie di cose. Quindi lui vedeva diciamo il palazzo come l’Uni un’unità produttiva. OK, bello. Comunque tornando un po’ se ti va, parlo un po’ a braccio, mi vengono magari degli esempi così, con dei nomi, magari per te è anche interessante, no? Cioè, tu poi hai già visto un po’ questi esempi in alcune delle presentazioni, perché purtroppo non posso parlare di tanti quando lavoriamo con le aziende. Sono un po’ confidenziali però.
8:35
Per esempio, con Ikea abbiamo provato ad immaginare dei comportamenti più sostenibili per la casa e proprio basandoci sulla trasparenza dei dati, ma soprattutto manifestazioni in termini tangibili dei dati. Mi spiego, io penso che a partire da te, da me, da tutti quelli che un po’ si occupano e sono interessati a questi temi, cioè ciascuno di noi.
9:02
Direbbe no di essere interessati a migliorare un proprio comportamento, per favorire la l’ambiente, per ridurre i nostri consumi. Insomma per avere 1 1 comportamento un po’ più consapevole e responsabile. Poi effettivamente nella quotidianità è difficile veramente sapere cosa cambiare, quali comportamenti modificare, in che direzione, in quale momento della giornata.
9:24
Perché comunque le nostre azioni sono spesso così trasparenti, si può dire. Cioè non hanno una non si capisce quanto io in questo momento, io e te, quanta energia stiamo consumando? Boh, sarebbe stato meglio fare questa intervista, magari appunto alle 06:00 am piuttosto che senza la videochiamata. Cioè tutte queste valutazioni su qual è il comportamento migliore non sono proprio così evidenti e conosciute EE scontate? No, per una persona.
9:52
Normale, diciamo un cittadino normale, per cui con i che abbiamo lavorato su come rendere tangibili e manifestare in modo chiaro e efficace dati sui consumi delle persone, per cui, per esempio, alcuni dei nostri studenti hanno lavorato su alcune idee, una è 1 1 quadro, un un’opera d’arte che tu puoi comprare e compri proprio perché ti piace il disegno, insomma la il Pattern, come si dice la l’estetica.
10:20
E questo quadro ha dei colori, per esempio il rosso può rappresentare i consumi di di energia per riscaldamento, per riscaldamento, raffreddamento della casa, mentre il blu racconta i consumi dell’acqua. No, quindi questo blu è rosso col bianco. Insieme creano 1 1 grafica no dice un disegno che piace lo compri per quello però quando tu mentre tu vivi nella tua casa.
10:47
Questo pezzo d’arte cambia la configurazione a seconda dei tuoi consumi, per cui se i tuoi consumi, se il tuo trend di consumi è negativo, quindi consumi sempre di più il colore scompare. Quindi praticamente l’opera d’arte che tu hai comprato per la sua bellezza perde di significato, perde di bellezza, cambia l’estetica e scompare. No? Quindi mi piace molto questa idea di manifestare i consumi energetici attraverso l’arte. Abbastanza interessante? No, perché comunque?
11:17
È un è una specie di di di metafora sull’estetica? No? Quindi come facciamo a rendere i consumi più attraenti? Lo facciamo magari creando delle interfacce appunto di artistiche per fare che la gente si relazioni poi ai, ai, ai, ai dati, ai consumi. un’altro è appunto questa doccia che.
11:37
Monitora i tuoi consumi d’acqua? No, fai conto che al già ad oggi quando facciamo la doccia i nostri consumi sono comunque digitalizzati, cioè II dati sono tutti digitalizzati. Le aziende che noi paghiamo per l’acqua hanno quanti consumi, quanta acqua abbiamo consumato. Quindi i dati ci sono, però sappiamo noi quando ha senso fermarsi con la doccia o che temperatura usare e così via. Per cui una doccia che è stata progettata.
12:01
È una doccia che ha 1 1. Semplicissimo, una semplicissima luce attaccata alla al mob. Come si chiama la al rubinetto? Semplicemente quando tu hai raggiunto la tua media di consumo di acqua o anzi a tre minuti, due minuti, tre minuti dalla dal raggiungimento della tua media del consumo di acqua, ti segnala con una piccola Lucina.
12:30
Che se tu smetti nei prossimi tre minuti stai riducendo ridurrai il tuo tre no dei tuoi consumi rispetto alla al tuo consumo tradizionale di acqua. Mamma mia, come ho spiegato male, però l’ho capito. Quindi ti dà un nadge, una specie di indicazione che se vuoi non non ferma l’acqua, l’acqua non diventa fredda, quindi non è diciamo 111, castigo no, però ti fa, ti dà un’indicazione, dati appunto tangibili, che da adesso, nei prossimi tre minuti, in qualsiasi momento, tu ti fermi.
12:59
Con l’acqua e con la doccia avrai una performance più positiva rispetto a quella che è la tua media no? Quindi una piccola NACE EE poi tante altre, anche tante altre idee. Un’idea secondo me molto carina era anche quella che del riciclo no recupero di mobili usati per esempio di cose usate.
13:21
Spesso abbiamo tantissime cose a casa che non usiamo più e magari ci sono appunto persone là fuori che potrebbero beneficiarne e avere e dare più senso la vita. Il ciclo di vita di queste cose però sta ancora molto a noi no? Organizzarsi, organizzarsi sui mercatini di seconda mano, portare le cose, la logistica, ricordarsi che dobbiamo portare i vestiti a quel negozio per venderli, piuttosto che una sedia che qui è lì che non usiamo più.
13:46
Per cui alcuni dei nostri studenti si erano inventati questo sistema. Dove sono i mobili stessi e gli oggetti stessi che appunto oramai nella maggior parte dei casi hanno un’anima digitale per varie ragioni che dopo un po’ che non sono più utilizzati dai propri proprietari, loro scrivono al proprietario dicendo, Senti, per me è arrivata l’ora di comunque spostarmi, cioè questa casa non mi usate più, non ha senso che io rimanga qua con voi, per cui.
14:14
Si mettono in realtà virtuale, cioè si mette immaginati 1 1 Google Maps, immaginati 1 1 mappa della città dove tu puoi fare un browsing, quindi puoi vedere dove ci sono delle cose disponibili, ma è è la sedia stessa che ti chiama. Quindi se tu stai stai passando per una via e si sa che tu stai cercando una sedia perché appunto per la digitalizzazione queste informazioni possono essere scambiate mentre passi da piazzale il corvetto.
14:42
Una sedia ti chiama e ti dice, Hey Francesco, guarda che sono qua vicino a te e sto cercando un nuovo padrone di casa no? E poi la sedia vi trovate? Il padrone vecchio della sedia si mette in contatto con te. Vi organizzate praticamente una specie di Wind Wind perché togli la logistica e togli la coordinamento al al proprietario originario EE dai la possibilità AA Francesco di di godere della nuova sedia? Mamma, che spiegazione tremenda. Comunque andiamo avanti.
15:11
E è bellissimo per me vedere. Mi piacerebbe anzi menzionarlo come, mentre questi discorsi che personalmente ho fatto grazie anche a Ezio Manzini, un gigante a livello mondiale, di come si può, si possono creare soluzioni per la sostenibilità ambientale e sociale. Io ho lavorato, ho fatto il dottorato con lui, ho fatto tutto con lui. Da trent’anni la ragioniamo su questo.
15:37
E color Juve Access e condivisione dei servizi, dei prodotti, insomma tutto riciclo, riuso, insomma, tutte queste cose le abbiamo fatte trent’anni fa. Maltempo se eravamo un po’ visti magari come degli hippy, no, come un po’ di persone un po’ fuori. Comunque c’è il business regolare e poi si può fare queste cose per un po’ di responsabilità sociale e così via. Io sono veramente entusiasta, per non dire altre parole, del fatto che.
16:04
Sia per ragioni di policy, perché adesso ci sono gli ESG, se ci sono anche delle policy a livello europeo che impongono no la responsabilità e la consapevolezza rispetto all’operato di ogni azienda. Ma io sto veramente godendo a vedere come adesso quelle risorse, quelle organizzazioni, quelle quelle risorse umane, tecnologiche, anche economiche, si stanno veramente ingegnando per trovare.
16:32
Nuovi offerti sul mercato da parte delle aziende private pubbliche che non solo creano innovazione e portano valore aggiunto agli utenti, ma veramente sfruttano tutte le varie strategie di riciclo, riuso, recupero delle nel ciclo di vita dei prodotti. Per esempio Intesa Sanpaolo, grossa banca italiana, ha questo bellissimo servizio che si chiama donare per non sprecare dove dato che.
17:02
Sempre di più le filiali delle banche stanno magari cambiando proprio per la digitalizzazione si stanno anche proprio diminuendo come numero perché ci sono meno posti fisici intesi come filiali no dove andare a incontrarsi con la banca e ci sono molte di più piattaforme digitali. Mentre chiudono questi questi spazi fisici recuperano i mobili e le attrezzature di questi spazi e li mettono in un circolo nuovo.
17:29
Si chiama appunto donare per non sprecare, dove la parola stessa lo dice e vengono riutilizzati EE dati a, per esempio organizzazione del del terzo settore e altre attività dove possono continuare diciamo ad avere a portare valore no nei contesti. Quindi è interessantissimo vedere come. Cioè insomma una banca no Intesa Sanpaolo, una grande banca con grandi risorse e tutto.
17:56
Sta veramente attivando queste dinamiche di circolarità che portano valore sociale ma hanno anche ovviamente, un riscontro sull’ambiente, perché quando andiamo a utilizzare un prodotto che ha già avuto un ciclo di vita e che viene usato per la seconda volta da un nuovo proprietario, da un nuovo utente, ovviamente riduciamo il numero di nuovi prodotti che devono essere prodotti che devono essere prodotti da zero. No, quindi vabbè mi fermo un po’ qua, ma possiamo pagare per tanto tempo?
18:26
E poi c’è, scusami, vado avanti. E perché le tecnologie digitali sono importantissime nella transizione verso futuri più rigenerativi? A me piace dire perché sappiamo che dire sostenibili non basta più, no, cioè sostenere il mondo in cui si, cioè sostenere a livello sociale, a livello sociale è dire che siamo messi veramente male, no? Guerre, povertà, mancanza di diversità, non inclusività quindi.
18:53
Sostenere il mondo, la società che abbiamo oggi o sostenere l’ambiente che abbiamo oggi sappiamo che non è necessario, cioè che non è sufficiente, cioè se andiamo avanti così, sostenerlo, siamo proprio messi in atto. L’obiettivo è rigenerare, no? Che quindi vuol dire non solamente prendere risorse praticamente per creare nuove cose, ma mentre creiamo nuove cose dovremmo restituire all’ecosistema le stesse risorse che abbiamo utilizzato, ma.
19:20
Anche con un bonus di più proprio per rigenerare questa rigenerazione, questa, questo surplus può essere anche in termini sociali, di altri tipi di valori, non solamente economici, economici, di risorse, proprio dal dall’ecosistema. Comunque la cosa che mi entusiasma tantissimo delle tecnologie digitali in questa transizione è il fatto che le tecnologie digitali possono.
19:50
Accelerare la prototipazione di scenari futuri, di prodotti futuri, di servizi futuri. No. Mentre appunto cent’anni fa, sessant’anni fa, se si senti, se si pensava AA un nuovo prodotto, bisognava farlo per intero, bisognava metterlo sul mercato, capire un po’ come, soprattutto nella dopo la rivoluzione industriale, no, cioè le economie di scala.
20:19
Insomma, bisognava ragionare in termini di economia di scala, bisognava produrre qualcosa, lo producevi, poi andavi sul mercato, poteva funzionare o non funzionare. Quindi il mercato era quello che ti diceva la prova sul mercato era quella che ti diceva se avevi avuto una buona idea, se questo prodotto vendeva, se non vendeva. Insomma, tutto 1, 1 struttura abbastanza rigida, no? Nel dire facciamo cose nuove e capiamo se funzionano e se vanno bene no quindi?
20:46
Ma le tecnologie digitali ci danno la possibilità di prototipare, quindi di testare la bontà di un’idea, la qualità di un’idea, di un nuovo prodotto o di un nuovo servizio in tempi abbastanza reali, col proprio pubblico, col proprio mercato, dando quindi la possibilità alle aziende di cambiare il prodotto, il servizio, le caratteristiche, alcune qualità diciamo di questa nuova idea.
21:11
In tempo reale, quindi, a seconda di come le persone reagiscono, di come le persone apprezzano o non apprezzano una innovazione. In sostanza, le organizzazioni oggi possono cambiare proprio per la digitalizzazione della dei dati in tempo reale. Queste cose quindi, e questo è fondamentale perché ci aiuta a non sprecare energie, ci aiuta a non sprecare risorse, ci aiuta a ottimizzare, no, questo processo di innovazione che non ha più una.
21:41
Pianificazione pre produzione, produzione, lancio sul mercato. Ma le fasi sono diventate molto più fluide e grazie alla digitalizzazione il dialogo con gli utenti è molto più diretto, molto più fluido, molto più efficace, no? Quindi il feedback che arriva dagli utenti può essere incorporato nella progettazione di nuovi prodotti.
22:05
Dei servizi digitali, il tempo molto più veloce, ma anche in in modalità molto più efficaci. No, quindi, e questo sappiamo, che è stata una cosa che lo ricorderai bene, è cominciato con Linux, no con il primo dove praticamente ci si basava su una totale cooperazione tra gli utenti e produttori. No, di questa piattaforma tecnologica non c’è più quasi il distinto, infatti si parla di prosumer, no, quindi?
22:35
Si producono cose anche grazie al coinvolgimento del Consumers. Quindi c’è questo nuovo profilo, questa nuova cosa dove c’è sempre più meno distinzione tra chi produce e chi consuma. Questo è appunto definizione di prosumers. Vabbè proviamoci qua dai, sennò?
22:56
Allora poi va beh, io avevo l’altra domanda, quali tecnologie emergenti hanno il maggior potenziale per contribuire alla sostenibilità? O se decidiamo alla rigenerazione, cioè è difficile dire sono quelle domande. Partiamo un po’ assolute no che non ci non c’è la risposta, ma ci sono secondo me tutte.
23:25
Hanno cioè da blockchain all’i OT alla Artificial intelligence EE. Nell artificial intelligence quello che si definisce machine learning, cioè sono tutte tecnologie, sono tutti strumenti. Cioè questo qua è comunque il tema da il tema fondamentale. No, tutte le tecnologie sono strumenti che poi vanno adattati.
23:51
E utilizzati a secondo del contesto e secondo delle degli scopi che un’organizzazione ha nel migliorare, in questo caso creare un futuro più rigenerativo. Ma blockchain ci aiuta tantissimo sulla trasparenza dei delle supply chain, no delle catene di valore come si chiamano delle delle supply chain. Quindi il fatto che magari si riesca ad ottenere una totale trasparenza sui cibi che che mangiamo, sugli abiti che indossiamo, su tutte quelle cose che compriamo.
24:20
Secondo me è un valore fortissimo, perché non un valore? La potenzialità enorme è oggettiva rispetto a creare un futuro più positivo. Perché se i consumatori hanno maggiore trasparenza e hanno dei dati alla mano su che cosa stanno comprando? Ti ripeto, se sono consapevoli del problema ambientale è più facile compiere delle scelte più adeguate, no? Quindi blockchain ha tantissimo secondo me ha tantissima potenzialità.
24:50
La Artificial intelligence è fortissima su tantissime cose, ma secondo me proprio sulla cosa per cui vedo tanta potenzialità rispetto alla questione ambientale e la possibilità di fare previsioni su consumi no, quindi di adeguare le offerte che sia della mobilità piuttosto che di. Non so del qualsiasi cosa quindi pare che.
25:19
Per esempio dei servizi da alberghi, aeroporti, ospedali, situazioni dove ci sono tante masse di persone che utilizzano dei servizi avere una maggiore capacità di prevedere i consumi, di prevedere la il traffico.
25:37
E la richiesta di servizi e quindi di conseguenza di prevedere il consumo di energia, di riscaldamento, di luce, di acqua in modo più adeguato è fantastico. No? Perché possiamo appunto ottimizzare maggiormente i consumi. Può addirittura andare anche a modificare III comportamenti dei consumatori. No, fare previsioni perché uno dice.
26:02
Sarebbe meglio viaggiare a quest’ora, sarebbe meglio lavare i panni a quest’ora sarebbe meglio non spostarsi a quest’altra ora. Quindi questa integrazione tra il comportamento umano e la potenzialità della tecnologia è fortissimo. E poi cioè non è non è una tecnologia però, cioè non dobbiamo dimenticarci che.
26:34
Sicuramente c’è una grossissima responsabilità e aspettativa rispetto alle industrie che devono assolutamente modificare i propri processi, di come si chiama riferimento delle risorse, produzione, distribuzione e poi manutenzione delle cose e anche recupero a fine vita delle cose che producono, quindi un’azienda che produce.
27:03
Elettrodomestici deve preoccuparsi di fare una vendere i materiali così, in modo il più possibile rispettoso dell’ambiente, di produrre in modo tenendo sempre appunto pensando sempre ai consumi, a quello che vanno a emettere nell’aria e così via. Poi mettono sul mercato, quindi distribuiscono responsabilità su come distribuiscono, come arrivano al retail e così via. E poi devono anche avere la responsabilità ad oggi di come.
27:31
Questo prodotto viene restituito in qualche modo in un sistema organizzato quando deve essere buttato via? No? Quindi mentre una volta tutta la responsabilità era questo il consumatore, adesso l’azienda deve comunque, per ogni prodotto che produce, essere responsabile anche per il recupero a fine vita. Recupero dei materiali della dello stesso prodotto comunque, mentre.
27:58
È un discorso lungo per dire niente, nel senso, mentre c’è una grossissima responsabilità da parte delle industrie nel ripensare i propri comportamenti, non dobbiamo dimenticarci che quando si parla di impatto ambientale, tuttora una responsabilità significativa, enorme, proprio in percentuale, sta agli individui, ai singoli cittadini e al loro modo in cui vivono la propria quotidianità tra casa, lavoro, vacanze, tempo libero e, come dicevo, spesso questi comportamenti.
28:28
Non responsabili, non succedono perché la gente non ha voglia di contribuire in modo positivo alla situazione ambientale, ma semplicemente perché magari non ne sono consapevoli, secondariamente perché non sanno come cambiare le proprie azioni. E questo appunto i casi, anche prima di che che ho raccontato. Quindi, tornando al discorso, quali tecnologie? Non è proprio la tecnologia, però il fatto che noi abbiamo sul nostro telefono una delle protesi, in sostanza no, cioè abbiamo.
28:55
Queste application, queste cose che ci danno la possibilità di ragionare in modo diverso, quindi un po’ un’estensione del cervello, ma anche delle mani e di tutto no? Quindi 1 1 protesi in quel senso lì, perché adesso abbiamo dati alla mano su un sacco di cose, quindi abbiamo APP che ci offrono consapevolezza, ci danno dati, ci danno, ci suggeriscono nuovi comportamenti. Quindi questa tecnologia mobile, in sostanza questa fatto di avere.
29:25
Tutti i dati. Cioè tu pensa che in questo momento noi, io e te potremmo avere sul nostro telefono, tramite due click dati su qualsiasi cosa, su parti di politica, su parti ambientali, sulla mobilità. C’è questa totale vicinanza e questo totale diretto rapporto tra ciascun individuo al mondo ovviamente connesso e con un telefono connesso alla rete. Non sto parlando di persone, magari.
29:51
In situazioni molto precarie, dove magari manca anche qualcosa da mangiare. Ma per ciascuna persona che è connessa alla rete, una potenzialità enorme di diventare più consapevole, di cambiare comportamento, ma anche di avere proprio un’azione positiva, nell’incentivare i nuovi comportamenti, perché ciascuno di noi diventa un esempio per altri no? Quindi pensa, quanti comportamenti sono cambiati negli ultimi anni? Perché c’è una APP che te lo fa fare?
30:18
E dal contare i passi, al modo in cui gestisci il tuo conto in banca, al modo in cui prenoti un aereo o non lo prenoti, perché adesso è molto più consapevolezza su dove andare, cosa fare, quando non andare e così via. Quindi sto solo dicendo che secondo me questo potenziale di di di questo telefono, di questo device, questo strumento che abbiamo nelle nostre tasche continuazione, ha una potenzialità enorme.
30:47
Nella fase di consapevolezza, cambiamento dei comportamenti ma anche valutazione del cambiamento no, quindi sentirsi anche grati EE insoddisfatti per quello che magari poi uno ha contribuito a fare, no?
31:06
Ecco, guardando poi proprio al design, quindi all’INTERACTION design, qualcosa che abbiamo accennato con le le APP. Ma secondo te in che modo il design delle cose può favorire comportamenti consapevoli? Certo, perché il il design è sempre stato la produzione di artefatti che non esistono in natura. No quindi.
31:31
Dai primi artefatti, i primi coltelli, bicchieri, letti. Qualsiasi artefatto umano, quindi artificiale, creato dall’uomo e non, che non arriva dalla natura. È un atto di design? No, e il paradigma oggi comprende le tecnologie digitali. E quindi questo design che incorpora le tecnologie digitali si chiama Interaction design. Quindi di per sé non cambia niente, è sempre la produzione di artefatti che non esistono.
32:01
Però questa volta abilitati dalle tecnologie digitali. Quindi un cambio di paradigma, prima c’era il legno, il ferro, la pietra, altri tipi di materiali. Oggi abbiamo le tecnologie digitali. In che modo cambia, mi chiedi? La progettazione? Allora il.
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L’INTERACTION design ha molto a che fare con la progettazione di comportamenti delle persone. No, perché quando utilizzi qualcosa di digitale, cioè per esempio anche quando fai un check in all’aeroporto o lo fai sul tuo telefono o fai il drop off all’aeroporto, cioè tu stai progettando un comportamento, non stai progettando solamente un artefatto, perché c’è l’interazione tra l’uomo e questa e questa tecnologia no? Mentre quando progetti un bicchiere.
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O quando adesso progettiamo una sedia o un tavolo, non c’è tanto bisogno di capire quale sarà la reazione delle persone, perché un po’ ce la immaginiamo, o degli occhiali, cioè puoi reagire nel senso che ti piace di più o meno di altri o puoi spostarlo in casa piuttosto che altre cose. Ma il tipo di comportamento che la gente avrà quando acquisterà questo nuovo prodotto, questo nuovo tavolo, questa nuova sedia, questo nuovo lampada.
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Un po’ lo si conosce già perché questi artefatti sono molto conosciuti, le tecnologie digitali danno vita a strumenti abbastanza nuovi, spesso nella nostra, nella nostra quotidianità, per cui il design è molto importante perché ti dà la possibilità di non solo pensare a nuovi strumenti digitali, ma soprattutto di testarli.
33:48
In fase di progettazione con coloro che saranno gli utenti di questi nuovi fatti. In altre parole non è solamente cioè il design, comprende una fase super importante che è la prototipazione, che significa quando hai già un’idea di quello che stai facendo e ha un’intuizione su come si potrebbe formare, creare, realizzare e come potrebbe questa cosa interagire con le persone.
34:16
Comincia a prototiparla, a volte con strumenti e con materiali molto frugali. Nel senso, comincia con la Carta a progettare una nuova APP piuttosto che comincia con appunto cose di legno, a creare un nuovo chiosco per l’aeroporto che poi verrà utilizzato da migliaia di persone. Comincia a manifestare l’idea in termini pratici, questa è l’essenza della presentazione. Così facendo tu puoi coinvolgere quelle persone che poi eventualmente saranno gli utenti di questa tua nuova realizzazione.
34:46
Ma coinvolgendoli in fase di prototipazione e non quando il prodotto è praticamente finito e pronto per essere testato per andare sul mercato. Tu dai la possibilità agli utenti di esprimersi, di dare le proprie opinioni, quindi di Co creare con te, con l’organizzazione, questo nuovo artefatto. In questo modo si riduce il rischio di fallire una volta che si arriva sul mercato, perché tu anticipi la domanda anticipi.
35:16
E il il coinvolgimento degli utenti ancora in fase di prototipazione. Per questo il design è fondamentale anche nell’ambito poi della progettazione di cose che dovrebbero sostenere o migliorare l’ambiente. Perché? Perché tu verifichi il comportamento degli utenti e la loro attitudine, la loro interesse, la loro attrattività verso questo nuovo strumento servizio che tu stai offrendo. No, quindi stai vai a testare se effettivamente.
35:45
Il loro comportamento sarà più responsabile o no? E poi vengono fuori anche cose magari un po’ inaspettate. Per esempio quando io ho cominciato AA parte che ho fatto, ho progettato sistemi di car sharing 25 anni fa in termini di tempi, quando era un po’ magari una cosa un po’ ancora.
36:05
Non così giustificata dal punto di vista del business case o insomma l’automobile, soprattutto in Italia era vista come una cosa che possiedi che lavi al weekend, che è come un’estensione della tua casa. Insomma devi condividere che poi tutti si siedono e magari usano un’altro musico. Mettere l’arbre magique di una cosa che non mi piace. Io ho avuto dei commenti bellissimi 25 anni fa, mentre appunto.
36:30
Cosa significa? Immagina di progettare un nuovo carcere quando non esisteva? No. Quindi cosa significa come fai, come fai a trovare l’auto, come la lasci pulita, come come fai AA, come si dice a penalizzare chi non l’ha lasciata pulita? Insomma bisogna prototipare queste nuove esperienze, bisogna utilizzare proprio coinvolgere le persone per capire come loro reagiscono. Io mi ricordo che uno dei uno dei grandi feedback che abbiamo avuto era che mentre cioè, quindi scusami.
37:00
Eh, la progettazione per vedere se li dia funziona, la migliori, la cambi, cominci a anticipare dei bisogni e soprattutto decidi di non fare delle cose se vedi che la gente non reagisce positivamente a certi aspetti di questa nuova cosa. Ma poi la prototipazione ti dà anche modo di svelare o scoprire anche gli aspetti di quel nuovo comportamento che non avevi come progettista, come designer o come Technologies. Non avevi pensato? No, non erano parte della tua, della tua mindset, per esempio.
37:26
Mi ricordo le prime esperienze di prototipazione tra Londra e l’Italia, col car sharing. La gente diceva mentre prima parcheggiavo l’auto sotto casa no, quindi facevo sempre gli stessi 100 m, 200 m, sapevo benissimo la via, non so giorni la stessa cosa. Adesso col car sharing mi trovo ad andare a trovare l’auto, dove è che non è sempre lo stesso posto? E ho scoperto angoli della mia città, ma proprio dietro la mia via, dietro il il mio, la mia piazza che non conoscevo.
37:57
Ho conosciuto, ho visto altri negozi con altre persone, ho visto semplicemente quindi questa cosa del trovare semplicemente l’automobile per poi accenderla con una chiave che è una routine totalmente banale, no quasi scontata della nostra vita può diventare effettivamente 1 1 modo. Non dico di rigenerazione sociale, però un pochino sì, nel senso che ti porta alla scoperta della tua città e ti fa scoprire cose nuove piuttosto che magari fai qualche passo anche in più che non fa male anche in generale no piuttosto che.
38:28
Il fatto di scoprire che poi magari quello più il car pooling, no? Cioè i vicini di casa con cui magari non avevi neanche tanto comunicazione, scopri che tutte le mattine si va alla stessa, si va non dico alla stessa azienda ma si si fa lo stesso commuting. Quindi la possibilità di fare car pooling no, anche lì. Vabbè niente mi fermo qua dai. Scusami Francesco, penso di non aver mai solo con te, mi posso sentire così a mio agio.
38:55
No, ma figurati, figurati allora. Poi avevamo questa domanda, però non so se faranno, cos’è la sostenibilità nel contesto del design e dell’innovazione? Ma questo era abbastanza importante, nel senso che allora se anche un po’ per la mia dolce età che ormai sono 1, 2 e 54 credo appunto ci sono state queste varie fasi no, quando io ho iniziato c’era allora.
39:30
Oggi sappiamo, anche grazie AA una forte operazione di comunicazione e così via, che non bisogna appunto solo sostenere l’ambiente, la società nel modo in cui lo abbiamo oggi, ma dobbiamo cercare di ripristinare le risorse che abbiamo in modo molto responsabile, preso dalla dall’ecosistema a cui tutti apparteniamo.
39:54
Si parla di passaggio da un’economia dell’estrazione a un’economia della rigenerazione. Quindi per tantissimi decenni, centinaia di anni, abbiamo basato le nostre economie sull’estrarre tempo delle persone, risorse delle persone, risorse del proprio dal sistema pianeta, dalla natura e così via. Adesso dobbiamo passare a un’economia basata sul rigenerare, quindi prendere marit, feedback e dare anche di più. No, quindi ogni cosa che facciamo dovrebbe creare un surplus in termini di valore.
40:24
EE allora siamo passati negli ultimi, non so sessant’anni. Cioè la sostenibilità ad oggi è diventata una priorità e non si nessuno può più dire. Secondo me, nel mondo occidentale, nel mondo sviluppato, nessuna azienda può dire non avevo capito, non lo sapevo che continuando a produrre, estrarre risorse, semplicemente aumentare i mercati.
40:47
Non solo creare un successo commerciale per noi, ma anche creare un impatto negativo sull’ambiente. Cioè nessuno lo può, non lo può, non si può più dire questa cosa qua. Penso quindi ad oggi fortunatamente anche le regole del Regolamento europeo in generale. Insomma, c’è anche un po’ la pressione sociale e le aziende si stanno adeguando per capire come non solo appunto, adeguarsi al fare quello che già facevano in modo più responsabile, ma c’è una grossissima opportunità di mercato.
41:15
Nel creare nuovi mercati, nel creare nuove offerte, nuovi prodotti, nuovi servizi. Io dico sempre, lo ho detto a te, probabilmente già tante volte quando guardiamo gli SGS. Quindi a quella grande mappa sull’innovazione sociale e ambientale definita dalle Nazioni Unite dove, grazie alla firma di tutti i 193 membri, nel 2015 mi sembrano 16. Si è deciso che questi erano i gol.
41:46
Obiettivi generalizzati a cui tutti dobbiamo ambire come individui, come aziende, come Stati, come governi e così via. Mi sono persa. Una volta stabilito quello appunto, io dico, come ho detto spesso, tante persone, incluso te, guardiamo qualsiasi g non come la lista dei compiti da fare, ma come la più grossa ricerca di mercato mai fatta.
42:14
In tempi in te, in tutti i tempi, secondo me, per non dire tempi moderni, cioè se ci sono dei bisogni, ci sono dei mercati e se non ci sono ancora i prodotti e servizi per questi mercati. Questa è la grandissima opportunità strategica di innovazione che va portata avanti. E molto probabilmente la cosa che afferma è che la gente e le organizzazioni spesso pensano al proprio tradizionale modo di fare business, quindi al proprio tradizionale modello di business.
42:44
Proiettato in questa visione dei goal. Ma quello che va compreso e quello che va assolutamente abbracciato il più presto possibile è che questa transizione verso un futuro più rigenerativo richiede dei nuovi modelli di business. Richiede delle nuove, dei nuovi modi di creare valore. Che non significa che non si fanno soldi, detto proprio in sostanzialmente pratici, ma richiede una mentalità diversa.
43:09
Quindi chi cercherà di mantenere il proprio framework, la propria rigidità in quello che è stato fino ad oggi ed adattandolo un po’ massaggiando, un po’ i prodotti e i servizi con una veste un pochino più sostenibile o più rispettosa dell’ambiente, non avrà grandissima strada. Qua c’è una grossissima opportunità di proprio ripensare l’organizzazione da capo e il modo in cui si ci si interfaccia con i propri clienti, ma soprattutto con i nuovi mercati che devono essere creati. No, quindi?
43:37
Tornando alla domanda, prima dell’innovazione del design c’è tutto un mondo di prodotti e servizi da reinventare. E non si tratta di un’innovazione incrementale, ma si tratta di un’innovazione radicale e questo richiede tanta creatività, quindi richiede il design, quindi richiede tanta prototipazione. Su queste nuove possibilità secondo me va bene, c’è tanto da dire qua, però mi fermo qui magari non è.
44:08
Anche da un punto di vista. Secondo me la parte più interessante è questa qui, che le sfide che dobbiamo risolvere hanno una natura sistemica. Per esempio, non c’è solo un problema di creare un’automobile, cioè non c’è il problema non è l’automobile, il problema è la mobilità. Come creare una mobilità più sostenibile?
44:36
C’è un problema di obesità pazzesco tra nuove generazioni, bambini, soprattutto il mondo occidentale. Ci son problemi che sono cronici, ma sono soprattutto sistemici nella natura. Nel senso che non c’è un’azienda al mondo che può risolvere il problema dell’obesità, non c’è un’azienda al mondo che può risolvere un governo il problema della mobilità. Non c’è un’azienda che può risolvere il problema della inclusività di varie culture nella società. Sono problemi sistemici che richiedono un approccio sistemico.
45:05
Nel risolverli, nella soluzione che dobbiamo proporre ai mercati sia da parte dei governi del settore pubblico sia dal privato. Quindi qual è secondo me la grande opportunità? E la cosa che personalmente mi entusiasma molto, il fatto di pensare a questi problemi sistemici, a trovare delle soluzioni che veramente creino un impatto positivo nel futuro.
45:29
E a coordinare l’azione di più aziende pubbliche e private insieme spesso, ma anche aziende che arrivano da mercati diversi per lavorare insieme di sinergia. Quello è un vero nuovo atto di di design, di progettazione che ha la mentalità di accelerare questa transizione. Non saranno le aziende singole, operando da sole, che arriveranno a dei risultati ottimali, per non dire sufficienti.
45:56
E solo attraverso la creazione di queste nuove partnership che si potrà veramente vedere un risultato interessante nell’ambito di un miglioramento di quello che era la società e l’ambiente. Infatti il diciassettesimo gol della sostenibile degli SDGS delle Nazioni Unite si chiama Partnership for the goals. Quindi uno dei gol, proprio uno dei 17 gol, è quello di creare nuovi partnership, ma anche in modo che.
46:23
In un in un modo e in una, con una mentalità e con un approccio che magari non ci potevamo proprio neanche immaginare. 15 anni fa secondo me siamo arrivati al punto dove per aziende che ad oggi sono considerate concorrenti l’una dell’altra, devono e possono sfruttare sinergie per arrivare prima dei risultati, ed ovviamente anche aziende che non sono concorrenti, che operano in mercati diversi e così via. Per esempio anni fa abbiamo.
46:49
Guardato a come per possiamo aiutare i le nuove generazioni giovani, il tema era proprio how to ogni Ron Health, how to ogni Ron Health. Quindi come? Come far capire ai bambini che loro sono responsabili, ma soprattutto la loro salute è loro quello che hanno. La loro salute non arriva da qualcun altro, ma loro hanno un Agency, no, come si dice, hanno una possibilità di impattare la propria salute.
47:17
E lì l’idea di lavorare insieme, per esempio in un’azienda di un brand di knike. Al tempo non so se si possono fare nomi e cognomi, però un’azienda che si occupa di sport, si lavora con le scuole, si lavora ovviamente con II comitati delle famiglie di quartiere, ma anche aziende di che si occupano di salute e di prevenzione.
47:39
Del diabete, per esempio, a lavorare insieme, a fare che i bambini capiscono che sono loro gli artefici della propria salute. Ovviamente poi cose possono succedere, ma che loro hanno una forte Agency perché alcuni dati alla mano ci dicevano che tante generazioni nate negli ultimi decenni, soprattutto nel mercato americano. Ma non vorrei stigmatizzare troppo i bambini AA una certa età sviluppano questa convinzione che a una certa età saranno ammalati.
48:08
Avranno un problema al cuore, avranno il diabete, saranno obesi, ma semplicemente perché così hanno visto le generazioni più anziane di fronte a loro. Quindi hanno perso questa consapevolezza, questa idea di avere 1 1 influenza su quello che è appunto il la definizione della propria salute. No, quindi? Oppure la mobilità non è un’azienda.
48:31
Di di automobili che può risolvere il problema del traffico, l’inquinamento, il fatto che le città sono congestionate. È sicuramente un’azione coordinata, quello che si chiama collective in tech no, un impatto collettivo tra la municipalità di quella città, chi fa le strade, chi crea, chi organizza il flusso di persone, i retail per il commercio, le aziende che creano veicoli pubblici e privati. Insomma, è un’azione collettiva.
49:00
E purtroppo più ciascuno si, più ciascuna azienda si non dialoga con altre, più è più riduce, più aumentiamo i tempi di di intervento no? Quindi è importante dialogare e vedere cosa si può fare insieme. Io ho visto tantissimi casi in cui nel momento in cui non si guarda sola al proprio silos, come si diceva al proprio silos la propria azienda rispetto a risorse, capacità, skills, set.
49:28
Ma si comincia a mettere insieme quello che si ha o quello che possono offrire altre aziende. La possibilità, le possibilità aumentano e anche se aumenta un po’ la riduzione del rischio, la riduzione del rischio a termine, un controsenso, ma nel senso facendo le cose con altre aziende c’è una percezione del rischio molto diversa? No? La condivisione del rischio nell’azione molto diversa così.
49:55
Si dice che quando cammini da solo cammini veloce, quando si cammina con altri vai più lontano. Sì, quasi anche. Vale, forse.
50:12
Ecco poi invece c’è una domanda su degli esempi, diciamo pratici di prodotti, soluzioni e servizi che magari gli i tuoi studenti hanno fatto nel corso di questi anni, che hanno poi avuto o potrebbero avere un impatto positivo sulle tematiche ambientali, sulla sostenibilità. Ne avrei visti migliaia, sì.
50:40
Ne vuoi? Ne vuoi qualcuno? Qualcuno che ti viene in mente? Sì, per esempio coinvolgo abbiamo fatto un bel lavoro dove anche lì, partendo poi 111, rispondendo ancora a una domanda di 02:10 fa 20 minuti fa era cos’è il design? Anche il design si basa anche sulla comprensione dei bisogni delle persone, quindi c’è la prima fase di analisi e ricerca sul campo che è sempre molto importante e ti fa contattare essere in contatto con le persone.
51:07
Con Volvo abbiamo lavorato su un nuovo autoveicolo per il mercato cinese, focalizzato su un target che era la One Child policy. No? Quindi queste persone che ad oggi hanno circa cos’è, quarant’anni, 45 anni, proprio un bambino, scusami, sono figli unici, ma probabilmente hanno figli, hanno genitori, hanno un lavoro.
51:33
Hanno molta, molta pressione nella propria vita proprio per questa condizione, no EO per questa. Insomma situazioni anche generazionali in cui si sono trovati e quindi abbiamo passato tantissime ore con loro in automobile per capire come migliorare la loro qualità della vita ma anche avendo una possibilità di di impatto positivo sull’ambiente. e a, totale sorpresa di noi che arrivavamo comunque da un mondo occidentale, siamo abituati a questa idea che.
52:02
Quando fai il pendolare su un’automobile c’è più tempo. Stai in automobile nel traffico un po’ peggio è abbiamo capito che invece per queste persone, per tante delle persone che mi hanno incontrato, passare quelle due ore in auto, a volte un’ora andare, un’ora tornare, a volte un’ora e mezza andare un’ora e mezza tornare comunque periodi molto, molto lunghi. Passare quel periodo nell’automobile era un po’ come ritornare nella stanza dell’adolescente.
52:28
Nel senso che in quel momento potevano fare un po’ quello che volevano, potevano ascoltare la musica che volevano mangiare, bere, semplicemente un attimo di pausa da tutte le pressioni che arrivavano dal punto dalla vita familiare, responsabilità verso i genitori, il lavoro e così via. Per loro lo stare in auto non era assolutamente un gran problema, ma la maggior parte di loro era molto, molto, molto cosciente della quantità di inquinamento che c’è nell’aria di queste città cinesi. In particolare in questo eravamo a Shanghai.
52:55
Allora ci siamo inventati ragionando con loro, cocreando, progettando insieme questa possibilità di creare 1/3 sistema di navigazione oltre a quello già esistente, di offrire la strada più corta o la strada più veloce. L’idea di di offrire la strada più pulita, quindi la navigazione ora può darti questo o arriverà sul mercato può darti questa possibilità.
53:20
E magari ti fa passare 15 minuti di più in alto, ma ti fa passare attraverso delle strade, delle zone dove l’aria è meno inquinata. E questo è un beneficio sia per l’utente stesso, ma soprattutto così facendo ridistribuiamo un po’ con la critica il massa di traffico e quella aria congestionata che era quella che si cercava di evitare. No, quindi questo è un esempio abbastanza interessante dove c’è un win win win, no, nel senso per Volvo, per la, per il con l’utente, per il per l’ambiente.
53:45
E anche dimostra che a volte non dobbiamo dare tutto per scontato. Perché alla fine, come ti dicevo, i cittadini, gli utenti, individui hanno una responsabilità enorme della quantità di impatto che si sta creando in questo mondo negativo. Però spesso non si sa come cambiare. Te l’ho raccontato prima. Ma quella parte ancora più importante è che dar la motivazione alle persone per cambiare, cioè io stessa.
54:16
Che sono da 25 anni, 30 anni dedicata a lavorare sulla sostenibilità. Non rinuncerei mai al viaggio aereo per andare in Italia a trovare mia mamma che non sta molto bene, quindi non mi si può, cioè non lo farò mai nonostante la mia condizione sulla sostenibilità. Però non ho un’automobile, non compro quasi mai vestiti nuovi da tantissimi anni, ho altre no, ho altre tipi di di comportamenti che mi fanno stare bene con i miei principi e così via. Quindi è sempre un po’ un trade off.
54:44
Tranne le situazioni in cui è proprio integralista. Allora si torna a vivere nelle cave si fa, si coltiva l’orto e non c’è. Però, se vuoi, se vuoi, cerchiamo di guardare a un a un mondo non moderno e contemporaneo, con la complessità della città e anche con delle aspettative che abbiamo. Ciascuno di noi è chiamato AA fare delle scelte, no? Ci sono delle cose che magari non vogliamo rinunciare e altre in cui possiamo cambiare i comportamenti. Quello che volevo dire che.
55:13
La maggior parte delle persone non cambierà il proprio comportamento per averne uno più sostenibile o rigenerativo solo perché glielo si chiede o addirittura perché è imposto dalla legge. La gente cambierà il comportamento quando quell’esperienza che proponi è più attrattiva di quella che è oggi. Quindi come faccio a avere un sistema di mobilità che oltre a essere più sostenibile mi fa passare più tempo con le mie figlie? O qual è quel sistema per.
55:42
Di viaggio, di di di, di vacanza, dove oltre al piacere del viaggiare, che è scontato, imparo a fare delle cose, o scopro delle nuove culture nel cibo, o non lo so o mi dà più aria pulita, appunto, non lo so. Quindi?
56:00
I nostri studenti sono sempre stati attenti a questo, rendere l’esperienza, che in teoria è più positiva per il mondo, anche più attrattiva, più attraente per le persone. Se non si crea questa nuova estetica, sarà molto difficile creare una transizione più volontaria e non imposta ai cittadini per le aziende, come dico sempre, se le aziende non cambiano il proprio comportamento.
56:28
In primis i loro clienti cercheranno probabilmente altri prodotti, altri servizi, ma poi anche i propri dipendenti cercheranno altre situazioni dove sentirsi più eletti con i propri lavori. Uno degli esempi degli studenti che qualcuno te lo ha purtroppo anche con Ikea viene già raccontato.
57:00
Beh, c’è poi c’è una cosa da dire, che spesso viene messo tutto in un grande calderone, no? La sostenibilità. In realtà ci sono due grandi granchis, ambientale e sociale, e però sono molto connessi. Sono molto, molto connessi, perché hai dimostrato che quando va beh, insomma, lasciamo stare comunque una Chelsea che ad oggi lavora a Philips ha fatto un progetto bellissimo. Dove?
57:25
È molto semplice, dove quando vai a fare la spesa, se vuoi ti viene indicato che una persona che non si può muovere potrebbe essere una fare un genitore che ha i bambini a casa ma si è rotto la gamba e non si può muovere una persona anziana che proprio non si può muovere, piuttosto che una persona che non ha voglia di uscire mentre vai a fare la spesa per te stesso, puoi comprare anche il latte, il pane, quello che manca a quella persona che non si puoi muovere, glielo puoi portare a casa.
57:56
Semplicissimo no? Cioè non ho due telefoni connessi e due persone che probabilmente hanno una possibilità, sono vicini, abitano vicini ma che magari non si conoscono. Quindi questo è un semplice modo di di creare più interazione sociale, più supporto e wireless, ma anche di ridurre paradossalmente i consumi, perché se va a una persona sola, a un negozio utilizzando un’auto sola, piuttosto che è meglio.
58:22
C’è soltanto adesso. In questo momento ho la testa un po’ bene. Son due esempi, vanno vanno benissimo. Era giusto per dare anche un’idea di quello che si progetta, no, per esempio.
58:42
Quell’esempio che ti ho fatto prima dell’Ikea del del servizio in realtà aumentata dove i mobili stessi che non vengono più utilizzati si propongono sul mercato dell’usato no, in modo digitale. E quello è uscito da un da un progetto con gli studenti. È bellissimo, un video bellissimo, se poi te lo faccio vedere e poi vabbè ci sono tanti, sono tutti praticamente basta.
59:14
Aspetta che devo fare? Ok, aspetta che devo fare così perché ho il computer in tutto questo. Si è rotto il computer ieri. Aspetta.
59:41
Come faccio qua a condividere? Io non sono una grande no? Aspetta mi mi dai la possibilità di condividere? Ah Eh adesso mi metti tu in difficoltà come faccio a darti la possibilità di condividere? Condividi allora non puoi far vedere questo però nel solo per te.
1:00:11
Simpatico.
1:00:36
1:01:07
We grade that you Sand me up on my next Adventure.
1:01:31
1:02:00
Dice Son tanti, questo sì. Vabbè, mi fermo qua. Ecco invece l’altra domanda era su.
1:02:23
L’intelligenza artificiale però, in particolare l’impatto che sta avendo sul design dei prodotti o anche dei servizi, la la risposta è quella classica, che danno tutti, non in generale sulle ai. Cioè è uno strumento, è uno strumento che ancora è uno strumento.
1:02:46
Può aiutare tantissimo il design, perché come dicevo, il design si basa su anche la collezione. Collecting, raccolta, raccolta di dati degli utenti no, quindi tu crei prodotti e servizi che rispecchiano i bisogni degli utenti, i bisogni reali, i bisogni latenti, cioè degli utenti.
1:03:05
Quindi l’intelligenza artificiale ci aiuta tantissimo nel velocizzare questa raccolta dati delle persone, per cui andiamo a progettare delle nuove cose. Quindi quello fantastico nella fase di definizione proprio del nuovo concept, ma poi anche nella fase di di in tutte le fasi io, io sono per me è io sono molto entusiasta all’idea di integrare strumenti di intelligenza artificiale con le capacità umane creative.
1:03:33
E di discussioni, di conversazioni che di solito i progettisti designer hanno tra di loro. Io vedo semplicemente come una, un’estensione delle proprie capacità. E soprattutto nella fase di ricerca dove si collezionano dati per capire poi che tipo di prodotto dobbiamo andare a mettere. Dobbiamo dare vita, dobbiamo creare. Secondo me è fondamentale e non mi fa assolutamente paura il contrario. Secondo me accelererà e creerà delle, creerà delle collaborazioni molto più efficaci.
1:04:01
Rispetto a quello che può fare un team di persone solamente umane, è una fase molto embrionale, molto molto nuova. Anche noi sì. E lì stiamo cercando di capire come integrare le ai proprio nell’insegnamento, anche nel design e nel processo di design. Ci sono delle startup abbastanza interessanti che lo stanno già affrontando, in particolare una a Berlino che sta lavorando su come un software praticamente per, cioè un sistema i per progettare qualsiasi cosa.
1:04:31
EE secondo me anche le ai può aiutare tantissimo a personalizzare le soluzioni, quando personalizzare i prodotti, i servizi e anche AA renderli globali quindi le hai ci può aiutare a specificare quello che noi abbiamo realizzato come nuovo prodotto, un servizio per un mercato specifico, per una persona specifica, personalizzarlo, localizzarlo, ma anche.
1:04:59
A definire quelle caratteristiche che invece dovrebbero andare a rispondere dei mercati globali. Quindi di quel prodotto e servizio qual è la parte, la componente comunque la la piattaforma generale per poi andare magari a creare delle degli elementi molto più specifici. E poi quello che dicevo, immagina un gruppo di persone che sta progettando una nuova.
1:05:28
Un nuovo sistema per fare la TAC, per esempio, piuttosto che un nuovo sistema di mobilità. Un nuovo sistema per fare un check in in aeroporto? No, qualsiasi soluzione di interaction design. Nel momento in cui tu stai facendo, stai creando questa nuova idea che non conoscevi fino a tre ore prima. Ma in quel momento nasce questo nuovo concetto consel come si definisce? E Aish può aiutare a fare una verifica in tempi velocissimi impensabili prima.
1:05:56
Rispetto a quali mercati sarebbero pronti ad accogliere questa nuova soluzione che tu stai mettendo a punto, piuttosto che quali mercati a livello, per esempio legislativo, non sarebbero assolutamente pronti, non sarebbero dei contesti adatti per portare queste nuove soluzioni. Magari fare la TAC in Italia presume delle delle regole, delle norme che sono molto diverse da quelle del Senegal o da quelle della Cina. Quindi?
1:06:20
Immagina questa velocilizzazione di pro di Testing no, quindi ancora di prototipazione, di verifica delle tue assumptions, delle tue ipotesi in fase di progettazione ma anche a livello di costo, a livello di tasse, a livello tutti quei settori che poi vanno a complementare. Il design design non è solamente proprio quel momento creativo dove schizzi, ma c’è tutta 1 1 insieme di di fasi dove vai a mettere proprio a terra e a realizzare no questa nuova idea quindi.
1:06:48
Le ai può assolutamente aiutarci in quello, in quello poi dico una cosa e poi devo veramente andare con un’altro. Va beh, io ovviamente amo il design, amo il nostro lavoro, amo la scuola dove si formano persone che arrivano, che non sono designers e poi escono, che sono magari appunto in Direction designer, possono essere avvocati, tutto così. Lo faccio perché mi piace, no perché mi viene la pelle d’oca quando vedo delle idee che sono assolutamente.
1:07:16
Oltre quello che avevi potuto immaginare fino a quel momento. Quindi quella è una grande fase di engagement, di soddisfazione. Di questo dice di piacere proprio no. Mentre come in tutte le situazioni, ci sono magari fasi anche della scuola, del design, delle nostre operatività, sono meno interessanti, portano meno a pagamento, rigenerano meno no, mentre nel design tu fai qualcosa che poi ti dà questa grande gratificazione che appunto rigenera, quindi ti dà di più di quello che pensavi.
1:07:44
Ci sono tante parti, cioè prenotare voli piuttosto che altre cose, cioè non è che sia proprio. Allora Leonardo da Vinci aveva dato 1 1 definizione, aveva fatto uno state, mentre rispetto alla tecnologia aveva scritto le invenzioni. Aveva detto la tecnologia dovrebbe aiutare a ridurre la fatica umana e secondo me questo concetto è ancora un concetto chiave che può guidare le varie etiche.
1:08:14
I vari principi rispetto all’intelligenza artificiale, cioè il fatto che una tecnologia possa fare delle cose che ad oggi fa l’uomo, non è detto che lo debba fare, è una, è un’opzione, no, quindi passare dal how my three al nel senso, perché dovremmo farlo? Quindi, secondo me quelle parti del lavoro, quelle parti dell’operatività dei processi dove l’uomo riceve.
1:08:39
Dell’energia, una rigenerazione 1 1. Attagamento, ma anche impara delle cose nuove a tanto senso che rimangano nella nella realtà umana quelle cose che sono più una fatica. Fatica non è stanchezza oltre la fatica è quando non hai più l’energia per continuare a fare quella cosa lì. Quando è più drenante, come si dice draining quando ti togli è più che dare.
1:09:02
Quando arriviamo in quella fase che è proprio come si dice depriva, quando, quando ti toglie solo che quindi quando arrivi a un livello di crisi, allora lì facciamo fare la tecnologia che la che la che l’intelligenza artificiale si occupi di queste cose che non danno modo alle persone di imparare, di sentirsi appagate, di sentirsi emozionate. Tutti questi aspetti umani no di sensazioni umane quindi.
1:09:30
Secondo me questo criterio di Leonardo è ancora assolutamente contemporaneo, è una cosa che ho letto in occasione della mostra dei 500 anni al Museo della scienza della tecnica.
1:09:42
Ma guarda che poi e poi ci salutiamo, io sono stato a una mostra che han fatto a Milano Google Earth che ha fatto? Ha finanziati il recupero di una serie di cose di Leonardo. A parte che ho visto il codice visconteo da una distanza da qui a qui, quindi già quello per me era un’emozione. Poi siamo andati nella sala delle assi che normalmente non è aperta, in cui si vedono gli alberi fatti da Leonardo in cui doveva fare soltanto le fronde, ma lui per sapere come fare le fronde.
1:10:11
Disegnato sotto a carboncino come erano le radici, le radici non si sarebbero mai viste perché erano coperte dai fregi, però lui per disegnare si è fatto quello è una delle tante cose no che scriveva Leonardo, anche perché lui aveva questa fama, questa fame. Scusami di apprendere, perché lui era un popolano, lui non era un intellettuale, no, lui doveva imparare, a differenza di tu, di tanti altri artisti che venivano dall’alto e lui veniva da una bottega e quindi ha questo libricino in cui si scriveva tutte le parole nuove, perché lui diceva le parole fanno il mondo e quindi se io.
1:10:41
Io più parole so più posso inventare, perché il mondo alla fine è fatto di parole e quindi lui è arrivato a scrivere 10.000 parole che così lui imparava e anche su cose che sembrano stupide sull’alimentazione. E lui dice, devi mangiare solo quando hai fame. Devi mangiare poco solo quando hai fame.
1:11:06
Il più che puoi le verdure nel 1000, cioè 500 anni fa di più di 500 anni fa praticamente ha fatto la dieta che sarebbe giusta oggi, mangiare poco solo quando hai fame e se puoi solo verdure. Grazie che mi hai soppo