Al termine delle Elezioni 2018 resta l’amaro per la lentezza del processo di validazione delle schede: può il voto elettronico essere la soluzione?
Conclusa la giornata dedicata al voto per l’elezione di Camera e Senato: disagi, tempi di attesa, e code interminabili a causa del nuovo sistema di validazione del voto. Esistono alternative per il voto elettronico e digitale?
Il 4 Marzo 2018 sarà una data memorabile, e non soltanto per questioni puramente politiche: in molti se ne ricorderanno per le ore trascorse stipati in file interminabili ai seggi, in attesa di esercitare il proprio diritto al voto.
Se in un primo momento all’inizio delle Elezioni 2018 un po’ in tutta Italia c’è stato un senso di sorpresa misto a fierezza, nel vedere così tanta gente accorsa alle urne per votare, ben presto l’arcano mistero è stato svelato.
La causa delle code alle urne non era dipesa, purtroppo, da una ventata di entusiasmo e di senso civico nel recarsi a votare, ma dalla nuova procedura adottata per evitare brogli elettorali.
Indice dei contenuti
Il talloncino e il codice da registrare
Se n’era parlato, ma anche se in molti erano già consapevoli delle diverse modalità di validazione che attendeva i votanti nelle aule delle scuole dei seggi elettorali, tanti altri, soprattutto gli anziani, sono stati colti impreparati.
Nonostante ciò, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che il nuovo metodo di controllo della genuinità delle schede elettorali, e quindi del voto individuale, potesse creare così tante complicazioni.
Il problema è stato il processo lento, macchinoso, e probabilmente superfluo, per la registrazione delle schede effettive utilizzate per il voto.
Quindi, non solo l’obbligo per gli scrutatori di annotare il numero di carta identità dell’elettore, unito a quello della tessera elettorale (rigorosamente a mano e a penna), ma anche la registrazione del codice della scheda concessa al votante.
Il controllo incrociato subito dopo il voto, che ha voluto evitare lo scambio di schede elettorali ufficiali con le eventuali già compilate, la consegna al presidente di seggio, la rimozione del codice stesso per mantenere la segretezza di voto, e il tanto agognato inserimento della scheda nell’urna da parte del presidente, hanno appesantito e rallentato in maniera tangibile l’intero sistema di votazioni.
Ma nell’era digital, e con una tecnologia sempre più avanzata a nostra disposizione, è davvero necessario continuare ad affidarsi a carta e matita per esprimere le proprie preferenze durante le votazioni?
Esistono delle alternative elettroniche utilizzate in molti paesi con successo, mezzi validi e sicuri che non temono contraffazioni, ma che ancora non sono viste da tutti di buon occhio.
Il voto elettronico
L’e-voting affonda le sue radici nei lontani anni ‘80, caratterizzato da un sistema variegato costituito da postazioni dotate di elaboratori elettronici.
Cabine elettorali alternative, dunque, che possono avvalersi di diversi strumenti di acquisizione del voto come:
- Internet;
- Telefono;
- Scansione ottica delle schede;
- Registrazione delle schede perforate dall’elaboratore dedicato.
Tanti sono stati negli anni gli esperimenti condotti in questa direzione, che hanno portato alla luce sia i vantaggi indiscussi del ricorso a tale tecnologia, ma anche e soprattutto i timori di quanti non si fidano della sicurezza di questi sistemi.
Se da un lato, infatti, le operazioni di scrutinio vengono ridotte al minimo in alcuni casi o azzerate in altri, è evidente che non c’è ancora fiducia in un sistema elettronico che potrebbe essere manomesso senza troppe difficoltà.
E-Voting: sì o no?
Nell’immaginario collettivo, quando si pensa al voto digitale non si può non rivolgere un pensiero agli Stati Uniti, dove in diversi paesi è possibile andare a votare schiacciando un pulsante (digitale) riprodotto su un touchscreen.
Fanno uso dello stesso metodo anche la Svizzera e la Francia – per consentire il voto ai francesi all’estero –, ma il pupillo d’Europa in questo campo è l’Estonia. Qui si vota avvalendosi del voto elettronico già dal 2005, a cui si può accedere mediante identificazione con carta d’identità elettronica.
Non sono a favore di queste tecnologie, invece, la Germania, il Regno Unito, i Paesi Bassi, e la Norvegia, che non vedono di buon occhio il voto elettronico in quanto considerato poco sicuro, poiché soggetto a falsificazioni dovute all’intervento di hacker.
Questa, infatti, la preoccupazione di quanti non riconoscono nel voto elettronico la sicurezza e l’affidabilità offerte dal caro vecchio voto cartaceo: i voti, memorizzati nella memoria interna dell’elaboratore, potrebbero essere inquinati da cyber criminali, invalidando così l’intero processo elettivo.
Negli ultimi tempi, però, si sta considerando l’ausilio di un’altra tecnologia molto in voga e discussa per rafforzare la sicurezza di un eventuale sistema di voto elettronico: la blockchain.
Come per i bitcoin, infatti, si presume che un database inviolabile e decentralizzato, che sia in grado di registrare e controllare tutti i voti dei cittadini chiamati alle urne, possa essere la chiave di volta per una rivoluzione anche nel campo delle elezioni.
E in Italia?
Anche nel Belpaese c’è stato un esperimento di voto digitale: il 22 Ottobre 2017 in Lombardia i votanti si sono recati alle urne digitali per indicare le proprie preferenze per un referendum.
Dopo essere entrati nelle cabine elettorali, gli elettori lombardi si sono trovati dinanzi a un tablet touchscreen che permetteva di rispondere al quesito del referendum con risposte preimpostate quali Sì, No, Bianca.
In questo modo, le procedure di votazione sono state accelerate e rese più snelle ed efficaci rispetto al tradizionale sistema cartaceo, potendo contare sulla sicurezza del sistema grazie alla stampa di una ricevuta per la verifica del proprio voto – poi conservata in un contenitore inaccessibile. Le stesse ricevute, poi, sono servite per un controllo incrociato delle preferenze espresse e memorizzate in digitale: si tratta della modalità di voto più sicura sperimentata fino ad oggi.
Trovata la soluzione definitiva agli imbrogli che avvengono nelle cabine elettorali?
Non proprio, dal momento che in seguito alla chiusura dei seggi di Ottobre gli scrutatori hanno dovuto comunque aspettare il lentissimo processo di verifica delle chiavette fisiche che custodivano i dati di tutte le postazioni di voto.
Insomma, bene ma non ancora benissimo: di strada per arrivare al voto elettronico ce n’è ancora tanta da fare.