Gli occhiali smart con autofocus contro la presbiopia

Quando Carlos Mastrangelo ha compiuto cinquant’anni, ha iniziato a soffrire di presbiopia, un problema alla vista che molte persone hanno con l’età: non riusciva più a mettere a fuoco da vicino e così il suo oculista gli ha prescritto di indossare gli occhiali ogni volta che legge. Ma nel frattempo lui si domandava “Com’è possibile che io debba avvalermi di una tecnologia sviluppata da Benjamin Franklin? Non vivo nel 18esimo secolo!”.

Ma la cosa più fastidiosa di tutte era dover indossare quegli occhiali quasi per tutta la giornata: per guidare ad esempio, gli occhiali intralciano la visione stradale, ma – allo stesso tempo – non indossarli significa non riuscire a leggere quanto riportato sul cruscotto o sul sistema GPS. Così Mastrangelo, che è un professore di ingegneria elettrica e informatica presso l’Università dello Utah, ha deciso di risolvere il problema da sé: creando un paio di occhiali intelligenti.
Questi occhiali smart, che sono stati messi in mostra al CES il mese scorso, sono fatti da lenti liquide che mettono a fuoco automaticamente dove punta lo sguardo di chi li indossa: sia che si tratti di qualcosa di vicino che di lontano. In questo modo, le persone nelle stesse condizioni oculistiche di Mastrangelo, quindi che soffrono di presbiopia, non avranno più l’incombenza di mettere e togliere gli occhiali in continuazione.

Ecco come funzionano questi smart glass: un sensore della distanza nel bridge degli occhiali utilizza la luce a infrarossi per calcolare la distanza tra gli occhiali e un oggetto. Il sensore, in seguito, comunica ai comandi di dare la giusta curvatura alle lenti per la messa a fuoco ottimale.
La curvatura di una lente controlla la lunghezza focale. Questo avviene naturalmente anche negli occhi. Normalmente, quando si è giovani, le lenti degli occhi sono flessibili, in modo da cambiare la loro curvatura con facilità, permettendo di concentrarsi su oggetti lontani e vicini. Invecchiando la lente dell’occhio diventa più rigida ed è per questo diventa difficile da leggere un libro senza alcun ausilio, ad esempio.

Modificare la curvatura di lenti liquide permette agli occhiali intelligenti di concentrarsi su ciò che chi li indossa sta guardando. Ci vogliono circa 14 millisecondi agli occhiali per cambiare la messa a fuoco e la batteria ricaricabile inserita nella montatura dura più di 24 ore. Mastrangelo continua: ”La risposta è stata fenomenale al CES”. E la sua ricerca sugli occhiali intelligenti è stata pubblicata proprio questa settimana sulla rivista Optics Express.

Il design attuale è piuttosto ingombrante, ma Mastrangelo e il dottorando Nazmul Hasan stanno già lavorando ad una montatura e una struttura molto più leggere e sottili, ma anche a versioni eleganti e più alla moda di questo prototipo. Gli occhiali smart di seconda generazione saranno dotati di eye tracking e di una fotocamera di profondità, in modo che le lenti possano capire più accuratamente cosa stia guardando chi le indossa. Tutte queste caratteristiche aggiuntive richiederanno più energia e quindi dovranno creare anche una batteria più potente di supporto, ma che sia abbastanza piccola da stare in un paio di occhiali alla moda, insomma: qualcosa che possa aver presa nel mercato dei wearable.

Mastrangelo ritiene che i suoi occhiali intelligenti possano essere disponibili in circa due o tre anni, e avranno un costo che andrà dai $ 500 ai $ 1.000. Nonostante il prezzo sia piuttosto elevato, Mastrangelo è convinto della propria invenzione e commenta: “I nostri occhiali con autofocus intelligente potranno compensare la perdita della messa a fuoco dell’occhio in modo che la maggior parte delle persone affette da presbiopia possano indossarli, godendo di immagini nitide continuativamente. Valgono di certo il loro prezzo”.


Gli occhiali smart con autofocus contro la presbiopia - Ultima modifica: 2017-01-31T12:00:01+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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