Una vera rivoluzione nel modo di concepire il lavoro subordinato: lo smart working ricorre alle tecnologie per offrire maggiore flessibilità ai dipendenti.
Un modo diverso di concepire il rapporto di lavoro subordinato: cos’è lo smart working, come funziona, e quali sono i pro e i contro di questa nuova modalità di lavoro.
Creatività, produttività, risultati e benessere: questi alcuni dei fattori principali su cui si basa lo smart working, una modalità di intendere il lavoro dipendente di recente applicazione, in netto contrasto con il classico e tradizionale paradigma occupazionale.
Non più – solo – orari fissati dall’azienda e luoghi di lavoro specifici: negli ultimi tempi, anche in Italia, sta finalmente prendendo piede la volontà di dare più valore e risalto alle capacità e al talento del lavoratore.
Nell’era digitale e sempre più “smart”, si evolve anche il modo di lavorare per le aziende, dove la qualità diventa più importante della quantità, e l’obiettivo principale resta quello di riuscire a introdurre una maggiore flessibilità lavorativa, a favore di migliori risultati sul lavoro.
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Cos’è lo smart working
In Italia negli ultimi anni se ne sente parlare con più frequenza ma, come spesso accade per le novità in prima battuta, c’è ancora molta confusione a tal riguardo.
In realtà, lo smart working non è un concetto di così recente introduzione: se ne parlava già con la proposta di legge del 2014, e nel 2016 il Governo Renzi ha approvato per la prima volta la legge sullo smart working.
Oggi, lo smart working è finalmente regolamentato da una legge specifica che risale a giugno del 2017: ma che cos’è lo smart working e come funziona?
Per smart working, o lavoro agile, si intende una “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.”
Questa la definizione ufficiale offerta dal sito del Ministero del Lavoro, che traccia a grandi linee il concetto insito nello smart working.
Provando a semplificare, lo smart working è dunque un nuovo modo di lavorare, presso la stessa azienda e secondo le stesse modalità descritte dal contratto originario.
Una nuova “filosofia manageriale” secondo alcuni, che parte dalla rivoluzione del concetto e della cultura del lavoro che abbiamo ancora oggi, e dalla quale facciamo fatica a staccarci. Non più un lavoratore che viene remunerato a seconda delle ore di lavoro, ma sulla base di risultati concreti ottenuti, senza necessità di controllo o sorveglianza di superiori, e potendo quindi beneficiare della fiducia accordata dal proprio datore di lavoro.
Come funziona lo smart working
Lo smart working basa i suoi principi su due cardini fondamentali:
- Aumentare la produttività dei lavoratori;
- Permettere agli stessi di ottenere più flessibilità.
Il concetto di flessibilità, in questo caso, si lega strettamente a quello di “wellness at work”, poiché permette al lavoratore di scegliere l’inizio e la fine dell’orario di lavoro, in una sede diversa da quella aziendale. Lo scopo resta quello di aiutare i lavoratori a conciliare meglio i propri impegni lavorativi con la vita privata.
Si tratta quindi di una concessione di un momento di lavoro al di fuori dei soliti ambienti aziendali, sulla base degli accordi stabiliti tra il lavoratore e la società.
Per usufruire dello smart working, è comunque necessario inviare una comunicazione obbligatoria al Ministero del Lavoro, che informi sul periodo di lavoro agile e sulle regole stabilite tra le parti.
Nello specifico, a seconda dell’accordo stipulato, è possibile lavorare in smart working un giorno a settimana, o uno al mese, in qualsiasi luogo – compresa l’abitazione del dipendente – oppure in aree appositamente allestite dall’azienda.
All’interno dell’accordo, vanno stabilite anche le fasce orarie di reperibilità, prevedendo specifici periodi di disconnessione.
I lavori che più si prestano alla nuova modalità di lavoro agile sono per lo più quelli d’ufficio, e in particolare la pubblica amministrazione, mentre gli strumenti imprescindibili per il lavoro agile sono:
- Una buona connessione a internet, che garantisca il collegamento con le piattaforme necessarie alla condivisione di documenti o lavoro remoto;
- Dispositivi mobili, quali PC portatili, ma anche in alcuni casi smartphone o tablet.
Nonostante alcuni dettagli rimandino all’idea di telelavoro, lo smart working è diverso da quest’ultimo: può essere eseguito soltanto con la frequenza e nei luoghi stabiliti, pur portando avanti l’attività tradizionale e il ruolo ricoperto all’interno dell’azienda.
La legge che regola lo smart working in italia
In Italia, la legge che disciplina lo smart working è la 81/2017: grazie a questa regolamentazione, ai lavoratori che usufruiscono dello smart working viene riconosciuta “la parità di trattamento economico e normativo rispetto ai colleghi che eseguono il lavoro secondo le modalità tradizionali.”
Inoltre, come si legge dal sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali “È prevista la tutela in caso di infortuni e malattie professionali, secondo le modalità illustrate dall’INAIL nella Circolare n. 48/2017.”
Vantaggi e svantaggi del lavoro agile
Sono stati riscontrati diversi benefici derivanti dal lavoro agile, primo su tutti il collegamento diretto tra una maggiore concessione di libertà al lavoratore e un relativo aumento della sua produttività.
Il lavoratore che può lavorare in smart working, inoltre, è meno stressato nei giorni prestabiliti, poiché non deve recarsi sul posto di lavoro e quindi può evitare il traffico cittadino, ha la possibilità di assistere familiari con problemi o disabilità, riesce a gestire meglio il proprio tempo, ma senza il rischio di isolarsi come accade per il tradizionale telelavoro.
Una maggiore libertà consente un aumento della creatività, più efficienza e maggiore competitività tra i lavoratori, mentre l’azienda può beneficiare di maggiori risultati, del taglio dei costi legati alle spese energetiche e di un tasso inferiore di assenteismo.
Purtroppo, però, esiste il rovescio della medaglia: approfittare del lavoro agile potrebbe portare alcuni svantaggi per il lavoratore, come ad esempio portare il lavoro nella sfera personale, essere soggetti a distrazioni, o addirittura provare un senso di isolamento.
Le statistiche del Politecnico di Milano sullo smart working
Un buon piano di integrazione dello smart working deve essere ben progettato e strutturato per dare i frutti sperati.
Il Politecnico di Milano dà già risultati incoraggianti sulle aziende che hanno deciso di abbracciare la filosofia dello smart working, con dati interessanti.
Ad esempio, si stimano 480.000 lavoratori che possono beneficiare dello smart working in Italia oggi, che sembrano preferire il lavoro agile per evitare lo stress dello spostamento tra casa e lavoro (46%), percepiscono tra i principali benefici la responsabilizzazione sul raggiungimento dei risultati (37%), ma temono l’isolamento rispetto alle dinamiche d’ufficio (18%).
In Italia la diffusione dello smart working ha interessato soprattutto le grandi imprese, con il 56% che ha già iniziative strutturate di lavoro agile, e il 53% delle stesse che preferisce la modalità del lavoro da remoto rispetto alla revisione degli spazi aziendali.