Il team del social network di Zuckerberg inizia ad attuare provvedimenti contro le applicazioni che sfruttano i dati degli iscritti.
Nuove sospensioni interessano applicazioni di terze parti che sono sospettate di aver raccolto ed utilizzato i dati degli utenti in maniera impropria: i provvedimenti di Facebook.
Ce lo aveva preannunciato e sta mantenendo fede alla sua promessa: è passato poco più di un mese da quando Mark Zuckerberg, CEO della società Facebook Inc., ha spiegato che il suo team sta lavorando sodo per scongiurare un ulteriore datagate di fronte al Congresso americano.
Non si vogliono ripetere gli errori commessi con la questione di Cambridge Analytica, insomma, e quindi un controllo più accurato e restrizioni agli sviluppatori per quanto riguarda l’accesso ai dati sensibili degli utenti è il primo passo in direzione di una maggiore tutela della privacy degli iscritti.
Le due fasi di indagini
Dallo scoppio della bomba sull’uso improprio dei dati degli utenti da parte di Cambridge Analytica, Facebook ha attuato controlli fitti e mirati per verificare tutte le applicazioni che si sono servite del social network per ottenere informazioni sulle persone iscritte al servizio.
La prima fase è quella di revisione di tutte le applicazioni che hanno avuto accesso ad una certa mole di dati sensibili tramite Facebook, mentre in seconda battuta si procederà a chiedere ai diretti interessati i dettagli sull’eventuale raccolta di dati e sullo scopo della stessa.
Sospese 200 applicazioni
In particolare, si stanno eseguendo analisi approfondite soprattutto sulle applicazioni che hanno agito prima del 2015, ovvero quando Zuckerberg e i suoi si sono accorti del potenziale problema creato da This is your digital life e hanno deciso di cambiare policy, vietando chiaramente l’utilizzo e la cessione dei dati degli utenti di Facebook.
Fa parte di questo processo la sospensione di circa 200 applicazioni – tra le migliaia analizzate – dichiarate sospette dal team di Menlo Park che, in attesa di un’indagine più approfondita, ha deciso di bloccarle per precauzione.
Se in futuro Facebook dovesse accertare con prove inconfutabili la colpevolezza di queste applicazioni sulla raccolta e l’utilizzo illecito dei dati sensibili dei suoi utenti, provvederà ad avvisare le persone coinvolte attraverso la stessa sezione utilizzata per il caso di Cambridge Analytica.
I dati di 3 milioni di utenti resi pubblici
Al momento non si conoscono i nomi di tutte le applicazioni sospese, ma Facebook andrà fino in fondo alla questione per capire chi ha realmente violato la privacy degli iscritti. Soltanto un’applicazione in particolare è stata resa nota, poiché – come sostenuto dal New Scientist – si ritiene responsabile dell’esposizione delle informazioni di 3.1 milioni di utenti: si chiama My Personality, e segue il meccanismo piuttosto efficace di This is your digital life, che aveva poi venduto le informazioni a Cambridge Analytica.
Test sulla personalità effettuati tramite quelli che all’apparenza sembravano innocui e divertenti quiz, che in realtà attraverso le domande poste riuscivano a risalire ad informazioni come l’età o il sesso, ma potevano anche accedere ai contenuti pubblicati sul profilo e sfruttare la geolocalizzazione di Facebook.
I dati raccolti sono stati poi trasferiti su un sito pubblico, ovvero GitHub, diventando di facile accesso per chiunque.