Fedeli e scontenti, ecco il ritratto di chi lavora nell’ICT

Rimangono, ma sono scontenti. Fedeli al posto, ma guardano da altre parti. È questo i ritratto che emerge dal Kelly Global Workforce Index (KGWI):  un’indagine annuale sulle opinioni in materia di lavoro e luogo di lavoro, che raccoglie le risposte di più di 230.000 persone di 31 Paesi, di cui circa 4.000 in Italia e mostra gli […]

Rimangono, ma sono scontenti. Fedeli al posto, ma guardano da altre parti. È questo i ritratto che emerge dal Kelly Global Workforce Index (KGWI):  un’indagine annuale sulle opinioni in materia di lavoro e luogo di lavoro, che raccoglie le risposte di più di 230.000 persone di 31 Paesi, di cui circa 4.000 in Italia e mostra gli effetti dei diversi fattori che impattano sul mondo del lavoro attuale, tra cui le differenze geografiche e la responsabilizzazione dei dipendenti, con un particolare focus sui tre gruppi generazionali principali: Y (19–30 anni), X (31–48 anni) e Baby Boomer (49–66 anni).

Una delle costanti del mondo del lavoro oggi, in seguito alla crisi economica globale, è il sentimento di “disaffezione” che provano i dipendenti, magari dopo essere stati colpiti da ristrutturazioni, tagli al personale o licenziamenti.

Secondo la ricerca, a livello mondo il 42% dei dipendenti del settore IT si sente valorizzato sul lavoro, ma con una percentuale decisamente più alta nell’APAC (50%), rispetto ad EMEA (37%). E in Italia? Si registra la percentuale più bassa di tutto il campione: solo il  20% degli intervistati infatti si dichiara “valorizzato” e “molto valorizzato”.

 Come si riflette questa percezione sul livello di engagement del dipendente? Globalmente, meno di un terzo (32%) degli occupati del settore si dichiara “totalmente legato” al proprio datore di lavoro attuale.

Il livello di engagement nell’APAC (30%) è leggermente più alto rispetto ad EMEA (27%).

Analizzando i diversi Paesi in EMEA ed APAC, i livelli di engagement più alti si registrano in Norvegia (52%), India (43%), Italia, a sorpresa, ed Indonesia (entrambe al 39%), seguite dalla Russia (37%). I più bassi, invece, in Ungheria (12%) e Singapore (20%).

Dalla survey, inoltre, emerge che i social media sono diventati uno strumento importante e irrinunciabile per i dipendenti IT, quando si tratta di prendere decisioni importanti che riguardano la carriera.

Circa un terzo (35%) degli intervistati di tutto il mondo si affida ai social media per prendere decisioni che riguardano lavoro e carriera. L’APAC è ben al di sopra della media mondiale, col 56%, mentre EMEA è leggermente al di sotto, al 32%. Gli utenti più accaniti dei social media per prendere decisioni che riguardano lavoro e carriera si trovano in Cina (69%), India (64%), Malesia (56%), Indonesia (54%) e Singapore (52%). In EMEA, invece, il maggior numero di utenti si trova in Polonia (49%), Ungheria e Svizzera (entrambe al 41%). L’Italia, insieme alla Germania, è allineata con la media globale.

La diffusione dei social media si riflette anche nel recruitment. Globalmente, più di un terzo dei dipendenti IT (40%) si dichiara oggi più incline a cercare lavoro tramite i social media piuttosto che attraverso strumenti tradizionali come le inserzioni su stampa, i siti specializzati o le società di selezione.

L’APAC (54%) è ben al di sopra della media mondiale per quanto riguarda l’utilizzo dei social media per la ricerca di lavoro. Supera nettamente anche EMEA (40%). L’Italia, insieme alla maggior parte dei Paesi Europei, si colloca ben al di sotto della media mondiale ed EMEA. In alcune delle economie in rapida espansione dell’APAC, i social media rivestono un ruolo fondamentale, in particolare in Indonesia (64%), Malesia (61%), India (60%) e Singapore (59%).


Fedeli e scontenti, ecco il ritratto di chi lavora nell’ICT - Ultima modifica: 2014-07-28T12:10:36+00:00 da Francesco Marino
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