I social non sono né maschi né femmine, ve lo dimostro

Internet non ha genere e non lo hanno le idee, né il talento. Non è il sesso di sta dietro la tastiera che conta, ma la capacità che dimostra di fare rete

ZAC!

> Il Web è aperto a tutti, rappresenta una chance per chiunque, una concreta possibilità di dimostrare quanto si vale e dare visibilità a ciò che si fa. Internet non ha genere e non lo hanno le idee, né il talento. Non è il sesso di sta dietro la tastiera che conta, ma la capacità che dimostra di fare rete e creare valore <

 di Emanuela Zaccone*

 

 I Social non sono maschi o femmine. E neanche il Web lo è. Nel 2002 ero l’admin di una chat su WinMx, un sistema di peer-to-peer all’epoca piuttosto diffuso. Al momento della scelta del nickname (“Zatomas” nascerà solo qualche anno dopo quando comincerò a scrivere su Wikipedia) decisi per ChrisMxM. Vorrei poter dire che Chris era un qualche incredibile personaggio di una fantastica storia ma in realtà era notte ed è stato il primo nome a venirmi in mente. Nel 99% dei casi hanno creduto che fossi un maschio, che Chris stesse per “Christian”. Me ne stupivo ogni volta: possibile che non avessi mai usato un aggettivo che mi tradisse?

Poi mi fermavo a pensare che in effetti non c’era modo di rendersene conto: amministravo la chat, dialogavo dei temi di comune interesse. E mi meravigliavo di quanto il Web fosse aperto a tutti, rappresentasse una chance per chiunque, una concreta possibilità di dimostrare quanto si vale e dare visibilità a ciò che si fa.
Per quello mi viene sempre da ridere quando mi dicono: “ma hai co-fondato due aziende con uomini? Anche se sei una donna?”. Solitamente rispondo: “Perché il talento ha genere?”

– Ecco allora le 3 più frequenti affermazioni che sento o leggo online ed il motivo per cui non sono vere.

  1. Se hai una startup tecnologica e sei una donna non sarai presa sul serio
    L’unica cosa da prendere davvero sul serio quando si parla di startup e imprese è la capacità di generare innovazione e fatturato. Mi risulta che nessuna delle due cose sia legata al genere.
  1. Se sei una donna online ti trattano diversamente
    Chi ti tratta diversamente? Come ti mostri agli altri? Potrei citare casi tristemente noti di ragazze che mettono in mostra parti di sé (che sarebbe bene piuttosto tenere riservate) perché “così mi si nota”. Beh, poi però non lamentarti se ti si nota solo per quello.
  1. Mi danno di continuo della femminista
    Dimmi la verità: sei tu che attacchi sempre discorsi come “ecco mi trattate male perché sono femmina!”. In quel caso ti si tratta male perché sei infantile.
    L’online – come qualunque altro contesto comunicativo – è fatto di regole e rispetto per gli interlocutori. Se non ne hai, non ne avranno neanche gli altri.

Eppure i motivi più importanti per cui una riflessione esclusivamente focalizzata sulle divisioni di genere non ha senso sono i più rilevanti.

  1. Il Web non è esclusivo: le limitazioni tecnologiche possono esserlo, il genere no. Esistono spazi con una maggiore partecipazione femminile (Pinterest ai suoi esordi contava addirittura il 92% di audience femminile) o viceversa, ma a nessuno è vietato partecipare.

 

  1. L’accesso alle informazioni non è precluso a nessuno: conoscere, verificare e raccontare sono gesti a cui ci siamo abituati sin da quando abbiamo avuto accesso alla rete, e che perpetriamo mentre abbiamo in mano smartphone o tablet. Il Web ad esempio ha messo a nudo ingiustizie e soprusi spesso sconosciuti ai più.Abbiamo visto foto, letto notizie e partecipato a cause di cui neppure conoscevamo l’esistenza. Abbiamo mappato in modo ancora più preciso la condizione della donna nel mondo. Ma lo stesso si potrebbe dire per uomini e bambini.

 

  1. Il valore dei contenuti domina: qualunque sia il vostro stile di comunicazione, se state facendo qualcosa di rilevante per qualcuno non importa che siate maschi o femmine.
    Fatevi un giro su Reddit e poi ditemi se giudicate il valore dei contenuti in base al sesso di chi li ha pubblicati.

Non ha senso invocare le “quote rosa” (il solo termine mi turba) in ambienti che parlano linguaggi diversi da quelli del genere. L’influenza regna, l’accettazione, la popolarità dei contenuti regnano. I Social Media sono democratici, non solo nel senso della partecipazione ma anche dell’esplorazione: non c’è una discriminazione ad accesso ed uso sulla base del genere. Né a questo rimanda la valutazione di idee. Ciò non significa naturalmente che i Social ci abbiano tutti resi uguali ma per molti versi hanno dato a tutti diritto di parola ed azione (nel bene e nel male).

Volete fare la prova del 9? Fingete di essere dell’altro sesso.
Provateci davvero e vedrete che in fondo – se volete dire qualcosa di rilevante – la direte esattamente allo stesso modo.
Non è il genere di chi sta dietro la tastiera che vi definisce, è la capacità che mostrerete di fare rete e creare valore all’interno della rete stessa a rendere Web e Social dei posti in cui vale la pena trascorrere del tempo.
Per tutti.

 

*PhD - Data Analysis & Social TV enterpreneur. Emanuela è la co-founder di AIDA Monitoring - Actionable Insights from Data Analysis, startup Microsoft BizSpark che offre servizi di Social CRM, ascolto "intelligente" della Rete e analisi dei comportamenti degli utenti.   Nel 2012 Emanuela ha co-fondato anche TOK.tv, startup focalizzata sul second screen con sede a San Francisco. Nel 2013 TOK.tv ha fatto il suo esordio in Italia con Juventus Live: l’applicazione ufficiale dei bianconeri che permette di ricreare l’esperienza del tifo dal divano di casa anche con gli amici lontani, offrendo una innovativa esperienza di Social TV focalizzata sullo sport. Nel 2011 Emanuela ha inoltre completato un Dottorato di Ricerca tra le università di Bologna e Nottingham con una tesi focalizzata su Social Media Marketing e user engagement. Come Social Media Strategist ed Analyst ha lavorato con aziende come Telecom Italia ed Eridania e collabora tutt'ora con l'ateneo LUISS Guido Carli.

I social non sono né maschi né femmine, ve lo dimostro - Ultima modifica: 2014-09-05T08:20:08+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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