Cibo in 3D, il tech entra nei piatti

Ricercatori americani hanno creato torte e piatti grazie al 3D printing: ecco come le stampanti realizzano il cibo 3D.

Il cibo 3D è l’ultima evoluzione delle stampanti a tre dimensioni che potrebbe rivoluzionare il mondo della cucina e il settore alimentare. Dall’università Columbia di New York arriva un incredibile esperimento che ha già permesso di creare torte con la tecnologia 3D printing. Se il gusto e il sapore non sono ancora gli obiettivi finali, il test dimostra le potenzialità delle stampanti 3D, oggi usate per creare piatti iper-tecnologici in cucina.

Cibo 3d

Cibo 3d

Il progetto del cibo stampato in 3D a New York

L’obiettivo del progetto presieduto dallo studioso Jonathan Blutinger era dimostrare che la stampa 3D, una tecnologia utilizzata più che altro per formare modelli e parti di macchine, ha il potenziale per entrare anche in cucina, trasformando cartucce colme di pasta e polvere alimentare in piatti commestibili e, forse, un giorno anche appetitosi. I primi risultati non sono stati soddisfacenti nella forma: le torte si sfaldavano facilmente e duravano poco, ma successivamente il team della Columbia University è stato in grado di portare a tavola dessert e cheesecake degni di un ristorante. “La cheesecake è la cosa migliore che possiamo presentare in questo momento, ma la stampante può fare molto di più. Possiamo stampare pollo, manzo, verdure e formaggio. Tutto ciò che può essere trasformato in pasta, liquido o polvere”, ha dichiarato Blutinger.

I piatti di cibo 3D

Descrivendo l’esperimento sulla rivista Science of Food, i ricercatori spiegano di aver usato una stampante 3D in grado di costruire prodotti commestibili a partire da sette diversi ingredienti. Per la cheesecake, che ha richiesto 30 minuti per essere sfornata, si trattava di pasta di biscotti, burro di arachidi, marmellata di fragole, Nutella, purea di banane, ciliegie e glassa. La stampante è dotata di un laser blu per cuocere gli strati all’occorrenza: dopo aver inserito gli estratti di alimenti come se fossero cartucce, la macchina ha stampato i vari strati della torta e ha poi cotto, tramite il laser, l’insieme degli ingredienti. “Il sapore era sicuramente qualcosa che non avevo mai provato prima”, ha detto Blutinger. “Mi è piaciuto molto, ma non è un mix convenzionale. Non siamo chef Michelin”. Attraverso questo processo di progettazione iterativa, gli studiosi hanno scoperto che i materiali alimentari devono essere classificati come ingredienti strutturali oppure di riempimento in base alle proprietà viscoelastiche, in modo da poterli collocare più accuratamente all’interno di un modello di progettazione per eliminare gli errori dovuti alla stampa 3D. Ogni materiale è stato modellato come file unico e poi combinato in un insieme prima di essere esportato per la stampa. Una volta modellate completamente in CAD, le parti sono state esportate come file STL, un formato di file standard per la stampa a tre dimensioni.

Automazione in cucina con il cibo 3D

Dopo robot pizzaioli e ristoranti con camerieri automi, il cibo 3D promette di cambiare ancora di più le cucine del mondo. Blutinger vede la novità come un modo per tenere traccia delle calorie e dei nutrienti e per liberare la creatività interiore con nuovi design per gli alimenti. Le speciali ricette potranno essere condivise come file digitali sui social media, per poi essere scaricate da altri appassionati che vogliono mettere alla prova la propria stampante tech. I critici temono che i nutrienti più sani, come le fibre e il tessuto cellulare, possano andare persi da frutta e verdura per renderle più facili da stampare, con conseguente riduzione di micronutrienti come vitamine e minerali. Ma anche loro sono convinti che la tecnologia troverà presto il suo posto, tuttavia prima dovrà essere in grado di soddisfare i palati dei consumatori.

 


Cibo in 3D, il tech entra nei piatti - Ultima modifica: 2023-04-23T11:58:18+00:00 da Andrea Indiano

Giornalista con la passione per il cinema e le innovazioni, attento alle tematiche ambientali, ha vissuto per anni a Los Angeles da dove ha collaborato con diverse testate italiane. Ha studiato a Venezia e in Giappone, autore dei libri "Hollywood Noir" e "Settology".

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