La finanza si fa verde al G7 Ambiente. Il ruolo delle banche per il green

Si è tenuto a metà giugno a Bologna il G7 Ambiente. La finanza verde e il ruolo delle banche per lo sviluppo sono stati tra i temi centrali.

Si è tenuto a metà giugno a Bologna il G7 Ambiente. L’attenzione era rivolta alle mosse di Trump che ha annunciato di non voler rispettare gli accordi di Parigi sul clima.

** di Antonella Tagliabue

Staremo a vedere cosa succederà nel corso delle prossime settimane e se la partita sull’ambiente creerà dei nuovi scenari di alleanze globali prima impensabili. Un punto cruciale dei trattati multilaterali è che coinvolgono tutti, paesi ricchi e poveri, quindi dovrebbero creare un senso comune di responsabilità. Ma la cooperazione sovranazionale non sembra vivere tempi facili. Intanto, anche in seguito a quest’ultimo G7 Ambiente bolognese, occorrerà guardare non solo alle dichiarazioni e agli accordi, ma anche alle risorse. Non a caso la finanza verde e il ruolo delle banche per lo sviluppo sono stati tra i temi centrali dell’appuntamento di Bologna.

G7 Ambiente: A che punto siamo nel campo degli investimenti verdi?

Dai primi dati disponibili, il 2017 potrebbe essere l’anno dei record per i cosiddetti green bond. Si tratta di obbligazioni dalla struttura uguale a quella tradizionale, ma che sostengono progetti ambientale, climatici e di efficienza energetica. Chi li emette si impegna insomma a utilizzare le risorse raccolte per progetti verdi. La Banca Europea degli Investimenti è stata la prima a emetterli nel 2007 e oggi, a dieci anni dalla loro nascita, sono previste nuove operazioni per oltre 100 miliardi di euro nel solo 2017.

Si tratta di un risultato più che raggiungibile: nel primo trimestre di quest’anno sono state emesse obbligazioni verdi per 25,7 miliardi di euro, l’importo più elevato in questo decennio di storia, cifra che arriva ai 30 miliardi agli inizi di maggio. I green bond a oggi sono stati emessi in 33 paesi, e in nazioni come Germania e Cina sono molto diffusi anche i corporate green bond. Gli investitori istituzionali li prediligono, proprio perché sono prodotti che includono valori come la trasparenza, la rendicontazione, il rispetto delle regole. Secondo alcune stime, il 26% di tutti gli asset di gestione nel mondo rientra già in questa categoria e molti ritengono che si potrebbe migliorare di molto la cifra se si decidesse di agevolare fiscalmente questi strumenti. A livello globale i principali sottoscrittori sono Bnp Paribas, Credit Agricole, Morgan Stanley, Hsbc, Natixis, Barclays e Sek.

Al G7 Ambiente emerge in controtendenza la Cina, che aveva contribuito a spingere le emissioni di bond verdi fino al livello record di 94 miliardi di dollari nel 2016, ma i cui entusiasmi si sono raffreddati nel corso di quest’anno. Quella stessa Cina che, rispetto agli accordi di Parigi, dice che indietro non si torna.

Tra i temi più dibattuti c’è anche l’annuncio della compagnia petrolifera Repsol di emettere un green bond che raccoglie 500 milioni di euro, ma che viene bocciato dai principali indici obbligazionari dedicati alla sostenibilità perché i proventi non vengono indirizzati a iniziative direttamente green, ma a progetti come l’investimento per ridurre l’impatto degli impianti fossili.

Il rischio più grande di queste operazioni è, da un lato, quello di rendere meno sicuri gli investimenti in prodotti verdi. Dall’altro, quello di dare il via libera a un’operazione di moda, effettuata anche se non ci sono i requisiti di sostenibilità.

Certo, molto è ancora da fare. Secondo l’International Energy Agency servirebbero 44 trilioni di dollari per decarbonizzare l’economia entro il 2040.

Un segnale positivo sembra averlo dato la National Bank of Abu Dhabi che a marzo ha venduto 587 milioni di dollari di green bond, i primi in Medio Oriente. Tra le motivazioni del successo c’è sicuramente anche la voglia di diversificazione degli investimenti e il fatto che quella ambientale può essere una leva per attirare nuovi capitali.

A chi fosse interessato, per districarsi nella giungla degli investimenti verdi, Standard & Poor propone il Green Evaluation, uno strumento per identificare quanta parte dell’investimento è effettivamente green e per valutarne gli impatti. Una soluzione che può essere usata anche per i mutui, le azioni, le assicurazioni.

Il tema dell’impatto sarà comunque la chiave di volta per la finanza sostenibile. I benefici ambientali di un progetto, soprattutto in termini ampi e riferiti alla collettività, spesso sono considerati difficili da misurare. Ma se è una questione di soldi e di investimenti, si farà.

I Nobel per l’ambiente 2017

Nel 1990 i coniugi Richard Goldman e Rhoda Hass istituirono il premio Goldman, considerato oggi il Nobel dell’attivismo ambientale. Da allora, ogni anno sono assegnati sei premi, uno per ciascuna macroregione del globo. Tra i vincitori dell’edizione 2017 Rodrigue Mugaruka Katembo è forse il più noto. La sua è la storia di un bambino-soldato, della successiva laurea in biologia e quindi l’impiego come guardiacaccia al Parco dei Virunga, dove ha smascherato un sistema di appalti e corruzione per l’esplorazione e l’estrazione petrolifera che gli sono costate intimidazioni e torture. Per l’Europa il premio va all’agricoltore e allevatore sloveno Uro Macerl, che si è battuto contro le emissioni di un vecchio cementificio alimentato a petcoke che determinava un tasso di tumori nella regione eccezionalmente alto. Prafulla Samantara è il prescelto per l’India, per aver condotto una storica battaglia legale contro l’esproprio delle terre del popolo Dongria Kondh. Mark Lopez è il vincitore per il Nord America, per aver ottenuto uno stanziamento di 176,6 milioni di dollari da parte dello stato della California per la bonifica di abitazioni e luoghi pubblici. In America Latina il premio va a Rodrigo Tot per la salvaguarda del lago Izabal, tra i più inquinati al mondo a causa dello sfruttamento del nichel. Tot ha rivendicato e ottenuto il riconoscimento della proprietà della terra, anche se la battaglia non è ancora vinta. Wendy Bowman, 83 anni, è la vincitrice per l’Oceania: il suo rifiuto di cedere i terreni, anche a fronte di offerte milionarie da parte delle multinazionali del settore minerario, ha portato a riscrivere la legislazione del settore.

punto g G7 Ambiente finanza verde

** Antonella Tagliabue: Amministratore delegato della società di consulenza strategica di Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e gruppi italiani.  Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva:  “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”.


La finanza si fa verde al G7 Ambiente. Il ruolo delle banche per il green - Ultima modifica: 2017-08-11T09:21:16+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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