Stackshare: l’arma segreta per gli sviluppatori e i CTO

Su Stackshare, Airbnb elenca oltre 50 servizi nella sua stack (diversi pezzi di software), Slack ne conta 24 mentre Spotify ne ha più di 31.

Su Stackshare, Airbnb elenca oltre 50 servizi nella sua “stack”, Slack ne conta 24 mentre Spotify ne ha più di 31. Gli stack sono raccolte di diversi pezzi di software che ogni azienda utilizza per eseguire le proprie operazioni e vanno dagli strumenti di infrastruttura, agli strumenti di comunicazione, agli strumenti contenitore fino ai servizi di posta elettronica.

Perché le aziende cominciano a condividere il mix specifico di applicazioni che consentono loro di crescere? Perché sanno bene che si tratta del pezzo mancante del puzzle per gli sviluppatori, molti dei quali lottano per comprendere quali strumenti utilizzino alcune aziende e perché lo facciano, afferma il fondatore e CEO di Stackshare, Yonas Beshawred.

Infatti, Stackshare sta diventando una piattaforma per numerosi giocatori nell’ecosistema delle startup, afferma Beshawred.

Stackshare: i vantaggi per gli sviluppatori

“Se si sta cercando di costruire un nuovo servizio on-demand,” osserva Beshawred “ci si può rivolgere a Stackshare e vedere tutti gli strumenti che utilizza Instacart, ad esempio”. Quando grandi o piccole startup mettono a disposizione volontariamente gli strumenti che stanno utilizzando, si hanno ben più probabilità di attirare sviluppatori che sono specializzati in quelle stesse tecnologie.

Nel frattempo, Stackshare sta attirando l’attenzione dei fornitori di SaaS, e tra questi un numero ancora ridotto, eppure in crescita, ha iniziato a sponsorizzare alcune sezioni della piattaforma dalle quali possono evangelizzare i loro prodotti alla comunità.

Stackshare, fondata a San Francisco nel 2014, attualmente ha verificato gli stack di 7.000 aziende. Inoltre, più di 150.000 sviluppatori stanno utilizzando il servizio, grazie al quale non soltanto vedono cosa stiano utilizzando le aziende, ma vengono invitati a commentare gli strumenti, aiutando i colleghi a capire cosa utilizzare e cosa evitare.

Stackshare piace anche agli investitori

Stackshare ha raccolto 1,5 milioni di dollari in finanziamenti dalla fine dell’anno scorso e tra i finanziatori il primo è la Cervin Ventures. Partecipano all’operazione anche Precursor Ventures, Gokul Rajaman di Square, l’ex direttore di VMWare e Jocelyn Goldfein di Facebook. Questa tornata di finanziamenti segue i 300.000 dollari ottenuti da 500 startup come MicroVentures, Nick Grandy di Airbnb e Glenn Gillen di Heroku.

Beshawred, un etiope-americano del Maryland – ex analista di Accenture – ha un concorrente agguerrito: TechStacks. Ma gli sviluppatori possono inoltre attingere da alcune tra le tecnologie utilizzate dalle startup sulla piattaforma AngelList, che sembra ben posizionata per produrre questo tipo di informazioni, grazie alla sua acquisizione alla fine dell’anno scorso di Product Hunt.

Beshawred dice che l’idea gli è venuta dopo aver lasciato Accenture, unendosi alla startup Cube. Il team di ingegneri di Cube si è trovato ad utilizzare tecnologie particolari – Microsoft Azure, AWS, Heroku – basate su crediti gratuiti. “Ho pensato che non andasse bene” dice Beshawred. In risposta, ha deciso di creare una directory statica, lanciata su Hacker News che ha attirato l’attenzione, anche quella di Grandy.

Oggi, Stackshare sta cominciando a sentirsi sempre più come un marketplace grazie all’espansione della propria rete. Gli sforzi per la creazione di una comunità di startup includono i profili degli stack tecnologici delle aziende.

Se Beshawred saprà sfruttare al meglio un’intuizione fortunata, Stackshare crescerà ben oltre la sua attuale comunità di sviluppatori e aiuterà tutti a capire quali strumenti occorra utilizzare e perché.


Stackshare: l’arma segreta per gli sviluppatori e i CTO - Ultima modifica: 2017-06-21T12:00:13+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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