Brevi: un anno da record, +12% nonostante la pandemia

Il distributore Brevi registra una crescita sostenuta, grazie alla sua capacità di adattarsi ai cambiamenti e alla sua rete di cash & carry sempre più capillare

La tecnologia è stata l’istituzione, perché di questo ormai si tratta, più salda in questo periodo di pandemia e lockdown, ha retto bene e ci ha permesso di fare tutto (o quasi) da casa. Si è adatta alle nuove esigenze, la rete Internet ha tenuto bene ed è stata usata, per la prima volta, proprio per il motivo per cui è stata creata: permettere le comunicazioni in caso di una catastrofe mondiale. Purtroppo, questo nel 2020 è accaduto.
È stato un anno che nessuno potrà mai dimenticare e in cui la tecnologia ha rivestito un ruolo decisivo per la sostenibilità dell’intero sistema e vivendo di conseguenza una stagione straordinaria in termini di domanda.

Brevi risultati 2020

Brevi al centro di due fenomeni

Il distributore Brevi si è trovato al centro di questi due fenomeni: la pandemia e la crescita della tecnologia. da una parte Bergamo, sede del Quartier Generale Brevi, è stata inizialmente la zona più duramente colpita dalla violenza del Covid-19, dall’altra l’azienda ha registrato nel 2020 un volume di richieste senza precedenti ed ha saputo gestire il tutto al meglio.
Questo non stupisce, Brevi ha sempre dimostrato una straordinaria capacità di adattarsi ai cambiamenti, tra i distributori è sempre stato un “surfista” non un “transatlantico”, cioè una realtà in grado di seguire le onde, di governare al meglio le correnti e i cambiamenti del mercato e anche in questa occasione ha dimostrato la sua capacità darwiniana di adattamento rapido.

La risposta di Brevi

Per rispondere ad un mercato, ed a un paese che è cambiato repentinamente, Brevi ha mostrato un impegno straordinario di tutta l’azienda, spesso costretta ad operare in condizioni particolarmente gravose, per il dilagare del virus (ad esempio) e le giuste restrizioni imposte dalle normative. Ma con una risposta altrettanto forte da parte di un gruppo di lavoro che ha fatto quadrato, per rispondere al meglio ai bisogni della clientela.
Uno sforzo importante e generalizzato – dal personale di sede agli staff dei 29 cash & carry – premiato da risultati eccezionali: Brevi ha infatti tagliato il traguardo dei 200 milioni di euro di fatturato annuo, 202 per la precisione, registrando una crescita del 12% rispetto al fatturato 2019. Un risultato ancora più brillante se consideriamo le lunghe fasi di shortage che hanno caratterizzato – per tutti indistintamente – la reperibilità di numerosi prodotti, a cominciare dai notebook: senza questa carenza di materiale la crescita sarebbe stata ancora più alta.

I risultati di Brevi

I prodotti più richiesti sono stati ovviamente quelli funzionali allo smart working e alla didattica a distanza, con i computer portatili a fare la parte del leone, nonostante lo shortage: oltre 153 mila pezzi venduti e più di 58 milioni di euro di fatturato, contro le 110 mila unità e i circa 40 milioni dell’anno prima. Dati che, più di ogni altro, testimoniano l’eccezionalità della situazione, ma che trovano riscontro anche nei picchi di vendita registrati su altre categorie di prodotto. Ma, al di là di alcune specificità, è stato tutto il comparto dell’Information Technology ad aver ricevuto un boost senza precedenti.
Fra le crescite di quest’anno, una menzione speciale meritano i computer Winblu, il brand di desktop, workstation e server di casa Brevi, progettati e realizzati nel polo produttivo di Calto, in provincia di Rovigo con una produzione mensile tornata sopra le mille unità e un futuro ricco di prospettive, compresa l’introduzione di una linea notebook firmata Winblu.
Un’altra citazione speciale va alla gamma server di HPE, che nel corso degli ultimi anni ha registrato un boom di vendite davvero impressionante, che è valso a Brevi il titolo di “Best SMB Partner per il Sud Europa” assegnato nell’evento corporate HPE di quest’anno.

Ai valori di vendita si associano performance altrettanto eccellenti negli altri parametri di business, a partire dall’aspetto finanziario: anche nel 2020 il canale IT ha confermato la propria assoluta solidità, con livelli di insolvenza minimi, ribadendo la serietà e affidabilità che caratterizza la stragrande maggioranza degli operatori. Anche il valore medio di vendita si è alzato in maniera significativa, con ovvi benefici in termini di bilancio.

I cash & Carry Brevi

Anche nel 2020 Brevi si è confermato leader nel segmento cash & carry, da sempre il centro del modello distributivo dell’azienda, con più di 10 mila rivenditori serviti nel 2020. Un punto di riferimento per il canale IT tradizionale, ovvero per tutti quegli operatori del Trade che – nel drammatico scenario della pandemia – si sono rivelati di vitale importanza, mettendo la propria professionalità, esperienza e disponibilità al servizio delle famiglie e delle imprese.
I cash & carry Brevi sono stati sempre aperti, con il personale in prima linea al fianco della clientela, anche nei momenti più delicati della battaglia al virus.

Nonostante le difficoltà del periodo, Brevi non ha smesso di guardare al potenziamento della propria struttura e proprio sul finire dell’anno ha aperto un nuovo cash & carry a Napoli, 29esimo della rete e primo di un programma di aperture per allargare il raggio di azione anche al Sud Italia.

Il futuro di Brevi

L’anno appena iniziato si presenta denso di speranze e di incognite, a cominciare da quelle relative al contenimento del virus e ai suoi effetti sull’economia. Ma l’impulso alla digitalizzazione e le nuove tendenze affermatesi nel 2020, come lo smart working, rappresenteranno ancora un potente fattore di propulsione per le vendite e Brevi, probabilmente, dimostrerà ancora una volta le sue qualità di adattamento


Brevi: un anno da record, +12% nonostante la pandemia - Ultima modifica: 2021-01-24T12:10:09+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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