Silvia Vianello: “Siamo un paese DI innovatori, ma non PER innovatori”

Dalle cattedre dell’università al salotto della TV, Silvia Vianello unisce in modo innovativo (e non potrebbe essere altrimenti) due mondi considerati distanti

Dalle cattedre dell’università al salotto della TV, Silvia Vianello unisce in modo innovativo (e non potrebbe essere altrimenti) due mondi considerati molto lontani.

 

Nelle aule dell’Università Bocconi così come sugli schermi di La3, Silvia Vianello porta la voglia di cambiare, di innovare grazie alla tecnologia, comunica le idee per ridare una speranza all’economia e al talento degli italiani. Questa passione e la curiosità di scoprire cose nuove ce l’ha da sempre. “Quand’ero piccola – racconta – non stavo mai ferma e desideravo scoprire in continuazione qualcosa di nuovo. Perché la felicità per me non poteva essere stazionarietà, ma era nomade, costantemente in cerca di nuovi mondi e cose da scoprire. Adesso è esattamente la stessa cosa di allora. Mi piace diversificare le mie attività, dall’essere docente in Bocconi, all’essere giornalista che conduce un programma tv (#smartvalley) sulle storie di chi vuole cambiare il futuro con le idee. Ogni giorno per me è un arricchimento personale continuo perché ascoltando chi mi contatta mi rendo conto di quanto desiderio di cambiare le cose ci sia davvero nel nostro Paese. Poi ho un altro segreto. Una lista nascosta solo per me in cui ci sono scritte tutte le cose che voglio fare nella vita. Il trucco è tutto li. Nello scriverle e incominciare a farle. Senza aspettare.”

Università e TV… in che modo questi due mondi possono aiutare l’innovazione in Italia?

In moltissimi modi in realtà. Perché è proprio partendo dalle informazioni che arrivano nelle case degli Italiani e all’interno delle aule che possiamo spingere il Paese in determinate direzioni. L’innovazione passa anche dalla cultura, dalla curiosità di scoprire e sperimentare qualcosa di nuovo. Ma anche dal saper ascoltare un professore o ciò che viene raccontato in un programma TV come Smart Valley (http://www.la3tv.it/programmi/smart-valley). Maggiore è la diffusione di certi modi di pensare e più è elevata la possibilità di emergere come paese a livello mondiale.

 

Con le trasmissioni che conduci sei in una posizione privilegiata per osservare l’evoluzione dell’innovazione digitale in Italia, come va il Paese?

Ho incontrato negli ultimi anni un numero impressionante di startup, quello che ho notato è che poche realmente si sono trasformate in vere e proprie imprese nel corso tempo, in quanto il nostro Paese non facilita certe dinamiche. Ad esempio leggevo alcuni numeri in questo articolo: “L’Europa ha investito nel 2012 €36.5 miliardi in capitale di rischio (-19% rispetto all’anno prima) finanziando circa 5.000 aziende. E salta subito all’occhio il ritardo Italiano in questo campo, considerando che investiamo meno di un terzo rispetto alla media europea (0,07% del PIL rispetto al 2,6%). Ma colpisce ancora di più che la percentuale per il solo settore del venture capital è dello 0,004% del PIL in Italia contro lo 0,02% medio in Europa. Dopo di noi solo Polonia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Grecia e Ucraina. C’è un macroscopico gap da colmare: è la cruda realtà dei numeri.” (fonte: Chefuturo). 
Questo per dire che per fare in modo che effettivamente le startup possano rappresentare una modalità per far ripartire l’economia, aumentare il PIL, creare posti di lavoro e così via, è necessario che vengano studiate delle iniziative in grado di supportarle efficacemente. 

Culturalmente siamo abituati un po’ ad arrangiarsi in un modo o nell’altro, ma ora non basta più. 

E’ necessario identificare un piano di sviluppo del Paese che tenga in considerazione delle manovre in grado di facilitare il successo delle startup, ma anche ricordiamoci il salvataggio di molte PMI che stanno chiudendo a seguito della crisi che persiste nel nostro paese a differenza degli altri paesi del G7.


Siamo competitivi, in termini di talento, capacità e realizzazione pratica rispetto al resto del mondo? Siamo un Paese per innovatori o no?

Siamo un Paese “DI” innovatori, ma ad oggi non siamo ancora un Paese “PER” innovatori. Abbiamo molta strada da fare ancora per poter essere terreno fertile per la nascita di una vera “disruptive innovation” o “the next big thing” qui in Italia. I nostri innovatori infatti si distinguono eccome appena vanno all’estero. Quando abitavo a Houston ho conosciuto molti italiani che lavorano alla NASA e altrettanti nel miglior centro medico mondiale che ha sede lì. Queste non sono casualità. Sono persone, con un cervello, che ci mettono un impegno senza paragoni. E l’Italia è piena di persone così.
C’è qualcosa di comune nelle persone, nelle idee, nei progetti che ti vengono sottoposti? O almeno si possono individuare dei trend in atto?

C’è un trend in atto molto forte. Anni fa si pensava che il digital fosse in grado di spostare i fatturati dall’offline all’online. In realtà l’online in termini di vendita e fatturati pesa ancora molto poco rispetto a quelle che erano le previsioni di qualche anno fa. Per questo motivo è necessario, se si vuole davvero competere in mercati ipercompetitivi come quelli attuali, trovare delle modalità di innovazione in store, che partano dal digital e dal mobile per aumentare il traffico nei negozi e rendere unica la shopping experience rendendo fidelizzati i clienti. La tecnologia continua a evolversi rapidamente mutando il modus operandi e i business model delle aziende. Ad esempio nel mondo retail possono supportare le attività di vendita e nel pianificare al meglio le strategie di marketing. Sono diverse le opportunità che la tecnologia ci offre per migliorare l’esperienza d’acquisto sia all’interno dei negozi (anche chiamata shopping experience), sia online, creando fatturato per le aziende che offrono questi servizi e delineando un profilo sempre più chiaro sia dei negozi del futuro che delle potenzialità di vendita multicanale. Le aziende sono sempre più consapevoli che è importante non tenere più separate le attività online da quelle offline, ma vanno unite in un continuum con iniziative di marketing integrato, in grado di aiutare le aziende e supportare le vendite nelle modalità preferite dai loro clienti attuali e potenziali. Le opportunità sono molto vaste se si considerano i cambiamenti in atto, ad esempio come sta cambiando la comunicazione cartacea da passiva ad attiva, come stanno evolvendo i dispositivi mobile, come le tecnologie applicate in altri settori possono essere declinate online e offline nel nostro particolare settore, e così via. L’idea di fondo è semplice, la tecnologia ci aiuta a servire il cliente ed interagire con lui, se, come e quando preferisce.

Se dovessi dare un consiglio alle ragazze e ai ragazzi che vogliono trovare nel mondo digitale la loro strada cosa consiglieresti?


Di abbandonare l’approccio da libro universitario. Il digital è passione, è cambiamento, è aggiornamento continuo, una velocità a cui la carta stampata non può star dietro. E paradossalmente quasi nemmeno gli e-book. Il consiglio è quello di crearsi una bella lista di siti interessanti che aggiornano in modo imparziale sulle novità del momento e leggersi ogni giorno quello che accade. Contestualmente trovare chi sono i key opinion leader che si occupano di digitale in Italia e seguirli su Twitter, sono una fonte inesauribile di informazioni e novità (vi aspetto @ssilvia13 🙂

Quali sono state le persone più importanti nella tua carriera?

Ci sono state diverse persone in ambito lavorativo che mi hanno cambiato la vita: nell’ordine due Prof. americani durante i miei anni di permanenza negli USA, Dholakia mi ha insegnato come ragionare per fare carriera ad esempio dedicando almeno un’ora al giorno al pensiero strategico senza farsi assorbire dall’operatività, D’Aveni che a suo tempo mi ha spronato a farmi conoscere in Italia tramite Tv e Media per amplificare il messaggio d’innovazione e valorizzare le competenze non solo in ambito accademico. Il Direttore dell’Area Marketing della SDA Bocconi, Fabio Ancarani, che mi ha fatto da advisor praticamente in tutto, sia su come insegnare, come stare davanti alla telecamera per i corsi in distance learning, come creare empatia, come funzionano i mercati italiani, come pubblicare libri, e tanto altro ancora. Un collega dell’Area Marketing, Davide Reina, per come mi ha indirizzato nell’area della consulenza strategica aziendale. Ed infine Riccardo Luna, un esempio per tutti coloro che credono davvero che anche in Italia possiamo davvero cambiare tutto.
Quale è Il tuo dispositivo tecnologico preferito?

Ne ho moltissimi, ma se devo proprio dire quello irrinunciabile sicuramente è l’iPhone.

 

Silvia Vianello è docente di marketing presso SDA Bocconi, fondatore di “Reinventami”, conduttrice televisiva del programma Smart Valley su La3. Su Twitter è @ssilvia13

 



Silvia Vianello: “Siamo un paese DI innovatori, ma non PER innovatori” - Ultima modifica: 2013-10-18T12:29:56+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

e-book guida ecm

Non rimanere indietro, iscriviti ora

Ricevi in tempo reale le notizie del digitale

Iscrizione alla Newsletter

controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy

Grazie! Ora fai parte di Digitalic!