Carlo Tursi (Uber): “Amo la tecnologia che semplifica la vita”

Intervista esclusiva a Carlo Tursi, nuovo general manager di Uber in Italia che si racconta a Digitalic.

 

Intervista esclusiva al nuovo general manager di Uber in Italia che si racconta a Digitalic.

di Ilaria Galateria

Carlo Tursi UberCarlo Tursi è il nuovo General Manager per l’Italia di Uber. Classe 1983, si è laureato a Bari in ingegneria meccanica, si forma negli Usa dove ha conseguito un Mba alla Sloan School of Management del Massachusetts Institute of Technology (Mit), ha lavorato per Quantum Pacific , si è occupato di corporate development nel settore delle auto elettriche per la start up Better Place ed è stato consulente della società internazionale A.T. Kearney. “Prima di entrare a Uber sono stato utente in Italia e all’estero – ci spiega il manager – ho imparato a conoscerne le potenzialità e quando si è presentata l’occasione non ho avuto dubbi: la mobilità è sempre stata la mia passione e il filo conduttore della mia esperienza”.

Qual è il suo rapporto con la tecnologia?

Amo la tecnologia che semplifica la vita, che ci rende più efficienti e ci consente di risparmiare. Mi tengo sempre aggiornato sulle ultime innovazioni tecnologiche, leggo molto a riguardo e spesso sono tra i primi a provare nuovi gadgets, app e siti, a volte anche quando sono ancora in versione beta.

 

La visione del mondo digitale vista da un ingegnere…

Sono consapevole dei tanti rischi associati alla crescente digitalizzazione del mondo in cui viviamo, ma nonostante ciò, vedo il digitale come un’enorme opportunità per migliorare la nostra vita e quella di milioni di persone, non solo nel mondo occidentale, ma anche e soprattutto in aree più svantaggiate da un punto di vista economico e infrastrutturale. Se usato bene, il digitale aumenta esponenzialmente le nostre capacità, la nostra conoscenza, ci rende più sicuri, più efficienti, più liberi.

 

Uber in Italia ha destato un vespaio di polemiche. Si aspettava tante contestazioni?

Le contestazioni fanno rumore e attirano l’attenzione mediatica, ma in realtà rappresentano la posizione soltanto di una minoranza molto ristretta della popolazione italiana. Già ad oggi, centinaia di migliaia di italiani hanno utilizzato Uber e ne sono stati contenti, al punto da esprimere il loro supporto per il nostro lavoro e per il servizio che offriamo tramite la nostra app.

 

Cosa offre Uber in più, rispetto a un taxi?

Uber è un’app e quindi di per sé molto diversa da un taxi. Si tratta di un’app che ha alle spalle una piattaforma logistica che funziona in modo estremamente efficiente in ambiti urbani. Il servizio che oggi offriamo in Italia è quello di Uber Black, il quale connette gli utenti di Uber ad autisti professionisti di noleggio con conducente. Quindi gli italiani oggi possono spostarsi facilmente in città usando l’app di Uber, e farlo in massima sicurezza avendo driver controllati, tracciati e geolocalizzati in tempo reale, valutati alla fine di ogni corsa e con pagamenti elettronici senza uso di contanti, prenotando un’auto comodamente da casa, con tempi di attesa medi tra i 5 e i 10 minuti, e avendo a disposizione berline e van di alta fascia, driver professionisti e servizio al top con tariffe trasparenti, spesso concorrenziali con quelle dei taxi.

 

Perché tante polemiche in Italia?

In Italia il settore dei taxi e degli Ncc è rimasto immobile per oltre 20 anni, con gli stessi player che si sono sempre opposti al cambiamento e che storicamente hanno imparato che il modo più efficiente per resistere all’apertura del loro mercato alla concorrenza fosse bloccare le piazze e le strade delle nostre città e creare un disagio ai cittadini. Noi comprendiamo i timori di chi è spaventato dall’arrivo del nuovo, dell’innovazione tecnologica, della concorrenza, ma siamo convinti che l’innovazione che noi portiamo abbia impatti positivi per tutti nel lungo termine, per i cittadini innanzitutto, ma anche per chi in questo mercato opera già da anni.

Carlo Tursi Uber

C’è un Paese, invece, in cui Uber è stato accolto favorevolmente?

In Paesi quali gli Stati Uniti, la Gran Bretagna o anche la Cina, la parola Uber è quasi parte del dizionario, riflette un modo comune e diffuso di spostarsi in città. Ma anche in tanti altri posti nel mondo, da Città del Messico alle Filippine, il regolatore ha subito compreso l’enorme potenziale offerto dal ridesharing e lo ha incorporato in nuove leggi e regole per il trasporto urbano. L’Europa si muove un po’ più lentamente su questo fronte, ma anche qui vediamo numerosi primi segnali di apertura, sia a livello centrale sia nei singoli Paesi, per comprendere meglio i benefici del “modello Uber” e provare ad integrarli all’interno di nuove regole, scritte per proteggere gli interessi e la sicurezza di tutti i cittadini.

 

Il mercato della mobilità ha subito una “svolta” con l’avvento di Uber. Non è mai troppo tardi…

In tutto il mondo, soprattutto in Occidente, avere un’auto di proprietà o utilizzarla per qualsiasi spostamento è meno frequente. La gente sempre più lascia l’auto a casa, o addirittura la vende, per spostarsi con una combinazione di mezzi pubblici, car sharing, ridesharing, taxi, bike sharing, auto a noleggio ecc.. I benefici di questa transizione sono enormi per tutti, dai singoli cittadini alle amministrazioni, dall’ambiente all’economia. Si stanno creando dei nuovi tessuti intermodali che connettono le nostre città e consentono ai cittadini di spostarsi in modo rapido, sicuro, efficiente e conveniente. Visto che vi occupate di mobilità urbana e dal momento che in passato si è occupato di auto elettriche, avete a cuore di ridurre l’inquinamento utilizzando veicoli meno inquinanti (elettrici, ibridi, Euro6)? Uber non ha una flotta di auto di proprietà, bensì fa leva su una base esistente di auto di noleggio con conducente. I requisiti da noi imposti (le auto devono essere di ultima generazione e in ottimo stato) fanno sì che chi si sposta con Uber possa farlo con veicoli dalle emissioni ridotte. In più, ci stiamo adoperando per studiare nuove soluzioni ancora più green per le nostre città. Il tema della mobilità sostenibile mi sta particolarmente a cuore ed è un argomento che continuo a portare avanti anche nel mio incarico attuale.

 

Uber non è solo un’app per il trasporto di persone ma anche di cose. UberEats approderà anche in Italia?

Una volta che si riesce a far arrivare un’auto in 5 minuti, ci sono tante altre cose che si possono portare in 5 minuti. Una di queste è il cibo e la nostra esperienza con UberEats è estremamente positiva finora, nelle città in cui il servizio è attivo. UberEats è ancora in fase sperimentale e di ottimizzazione, ma prevediamo una crescita del servizio e ci auguriamo di poterlo portare a breve anche nelle nostre città.

 


Carlo Tursi (Uber): “Amo la tecnologia che semplifica la vita” - Ultima modifica: 2015-11-17T15:51:19+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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