Affectiva, l’intelligenza artificiale punta sulle emozioni

L’intelligenza artificiale è un settore dell’innovazione pressoché nuovo, ma già numerose varianti di questa tecnologia si stanno facendo notare per gli sviluppi nella società moderna e gli inevitabili interessi milionari. Ultimo motivo di interesse dei big della Silicon Valley, e non solo, è il riconoscimento delle emozioni umane tramite l’intelligenza artificiale: in particolare l’azienda Affectiva si è fatta conoscere per i contratti stipulati con ditte e organizzazioni governative che potrebbero rivoluzionare il nostro modo di relazionarci.

Affectiva e l’Emotion detection

Può un programma rilevare potenziali terroristi leggendo le loro espressioni facciali e il loro comportamento? Questa è la domanda da cui nasce l’interesse, soprattutto delle agenzie statali, verso il cosiddetto “Emotion detection”, ovvero l’utilizzo di macchine per carpire i sentimenti umani. La tecnologia di rilevamento delle emozioni richiede due tecniche: la visione artificiale, per identificare con precisione le espressioni facciali, e gli algoritmi di apprendimento automatico per analizzare e interpretare il contenuto emotivo di tali caratteristiche facciali. Quest’ultimo passo utilizza una tecnica chiamata apprendimento supervisionato, un processo perfezionato dalla start-up Affectiva nel 2009, mediante il quale un algoritmo viene addestrato a riconoscere le cose che ha visto in precedenza e che sono state etichettate in un certo modo da un ricercatore. Se si mostrano all’algoritmo migliaia e migliaia di immagini di facce sorridenti con l’etichetta “felice“, la prossima volta che il programma vedrà una nuova immagine con un sorriso la identificherà nuovamente come “felice.

Affectiva: il successo di Rana el Kaliouby

Una delle figure di spicco del campo“Emotion detection” è la giovane studentessa egiziana Rana el Kaliouby, che ha compiuto importanti studi nel settore nelle università americane e inglesi. Durante un periodo a Cambridge si rese conto che passava troppo tempo al computer e avrebbe apprezzato che la macchina riconoscesse quand’era stanca o giù di morale. Ha così creato un programma di riconoscimento facciale che ha poi portato al successo fondando l’azienda Affectiva. Questa tecnologia di rilevamento delle emozioni (con un valore oggi stimato in 20 miliardi di dollari) viene ora utilizzata per monitorare e rilevare lo stato di attenzione di chi sta per mettersi alla guida o per testare le reazioni del pubblico verso film e videogiochi oppure per aiutare i medici a valutare la salute dei pazienti.

Il database di Affectiva

Secondo il sito web di Affectiva, i dipendenti di el Kaliouby hanno il più grande archivio di dati sulle emozioni del mondo, con oltre 7,5 milioni di facce da 87 paesi, la maggior parte raccolti da registrazioni di persone che guardano la TV o guidano un’auto. Amazon, IBM, Microsoft ma anche Mars e Kellog’s sono stati clienti di Affectiva.

35 addetti alla categorizzazione lavorano al database dell’algoritmo che viene costantemente aggiornato, ma che ultimamente ha ricevuto qualche critica. Secondo alcuni scienziati non tutti gli umani reagiscono allo stesso modo: una risata forzata potrebbe significare in realtà rabbia, una faccia sorridente in Giappone può voler dire imbarazzo e non felicità. Tutto ciò potrebbe far compiere errori all’algoritmo e i danni potrebbero essere grossi se verrà usato, come già successo in passato, da FBI, CIA e altre agenzie governative per arrestare o fermare individui sospetti. Affectiva utilizza immagini proveniente da molti paesi per cogliere ogni sfumatura, ma come detto dalla stessa fondatrice “per ora il sistema non è esente da errori”. E se a breve una faccia imbronciata portasse a un arresto?

di Andrea Indiano


Affectiva, l’intelligenza artificiale punta sulle emozioni - Ultima modifica: 2019-04-06T09:06:30+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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