Come creare un chatbot che funziona davvero

Non tutti i chatbot sono stati creati allo stesso modo e non tutti i chatbot nascono per lo stesso scopo. Ecco come creare un chatbot vincente.


Ecco come creare un chatbot convincente, che funzioni davvero. Grazie ai bot, come i facebook bot, i brand possono intraprendere milioni di conversazioni simultanee one-to-one senza sacrificare la qualità dell’esperienza dell’utente. Eppure non tutti i chatbot sono stati creati allo stesso modo e non tutti i chatbot sono stati costruiti per lo stesso scopo. Per creare un chatbot di successo bisogna seguire alcune linee guida.

Come creare un chatbot: scegliere il tipo di bot

A oggi esistono due categorie principali di chatbot: i bots di utilità, che aiutano gli utenti a completare semplici compiti o funzioni e i bot di conversazione che mirano a conoscere l’utente. Questi ultimi, sebbene siano ben più complessi da realizzare, raccolgono una serie di vantaggi importanti e hanno attirato l’attenzione di grandi studi cinematografici e di intrattenimento come la Universal, la Disney, la Lionsgate e la Blizzard. La prima cosa da fare per come creare un chatbot

Creare un Chatbot o un Facebook Bot: 4 categorie

Anche i caratteri, i contenuti e le narrazioni dei bot possono essere perfettamente adattate alle interfacce di messaggistica e di conversazione. Sia per i brand che per il marketing, tuttavia, ci sono quattro concetti chiave da tenere a mente se si sta cercando di costruire un chatbot per la propria attività.

Scopo

Quando ideate un chatbot per la vostra azienda, assicuratevi di chiedervi “come, perché e cosa”. Come potrebbe beneficiare del bot il pubblico e come interagirà con esso? Perché impegnarsi con un chatbot e perché farlo attraverso un canale particolare? Che cosa vogliamo ottenere?

I chatbot offrono possibilità interessanti nello svolgimento di una serie di funzioni, ma sono efficaci solo quando lo scopo e il caso di utilizzo sono ben chiari e l’esperienza dell’utente deve essere dettata dal brand. L’esperienza di dominio- così come il messaggio di un brand – devono rimanere costanti, indipendentemente dallo scopo del chatbot stesso. Se l’obiettivo è quello di creare risonanza attorno ad un brand, ovvero intrattenere semplicemente l’utente o raccogliere informazioni, i chatbot offrono l’opportunità di creare esperienze memorabili che aumentano la fidelizzazione ad un marchio.

La personalità del bot messenger

Il chatbot ha bisogno di un nome. Ma, più in generale, il chatbot deve avere una personalità distintiva in grado di personificare realmente il marchio che rappresenta. Deve sembrare umano e relazionale quindi. L’idea però non è quella di ingannare gli utenti inducendoli a pensare di parlare con un umano, ma piuttosto per far godere dell’interazione con il bot e con il brand e il tutto si dovrebbe integrare con una voce unica per un brand, che sia ricorrente anche nelle pubblicità e in televisione.

Un chatbot è un’entità con caratteristiche umane. Ama e odia alcune cose, ha un suo modo di parlare, ha un certo tono di voce, può essere serio o ironico, ottimista o pessimista. Se è allineato adeguatamente ad un brand, un chatbot eseguito correttamente, potrà sembrare amichevole e quindi facilitare le vendite e aiutare i brand a crescere.

Conversazione

Uno dei vantaggi principali di un chatbot è che offre una conversazione bidirezionale tra brand e cliente. I brand possono sfruttare questo fatto creando un’esperienza attraverso sia una conversazione che un’interazione che lascino un’impressione a lungo termine. Ma qual è lo scopo di avere un’interazione se gli utenti non possono parlare con il chatbot del brand come se parlassero a degli amici? Nella conversazione privata, le persone condividono informazioni e rispondono alle domande. Queste informazioni beneficiano degli impegni futuri e costruiscono una relazione. Si tratta di grandi investimenti, ma i chatbot dotati di funzionalità avanzate di elaborazione della lingua naturale (NLP- natural language process) godono di un posizionamento migliore con gli utenti. Nel momento in cui il chatbot sa comprendere il vero linguaggio umano, l’utente sarà più predisposto ad impegnarsi in una conversazione con esso.

Scoperta

Una volta che il chatbot avrà un obiettivo e sarà costruito con una vera funzione di conversazione, il passaggio finale promuoverà il chatbot. Come per qualsiasi contenuto di marketing come video, esperienze web o applicazioni, deve raggiungere il proprio pubblico di destinazione al fine di avere successo.
Diventa fondamentale assicurarsi di pianificare come verrà scoperto il chatbot. Alcuni brand, ad esempio, includono il proprio bot direttamente sul proprio sito web come pop-up. Altri possono promuovere il loro bot attraverso la posta elettronica e il social media marketing.

Le aziende potrebbero persino consentire esperienze o offerte che possono essere trovate solo attraverso la conversazione con il chatbot. Ad esempio, un filmato potrebbe offrire un contenuto esclusivo, visualizzabile soltanto tramite il chatbot oppure un marchio al dettaglio potrebbe pubblicizzare buoni speciali disponibili solo tramite il bot.

Target

I brand dovrebbero tenere in considerazione i loro target di riferimento per i chatbot quando decidono le modalità di promozione di un brand. Ad esempio, se il pubblico di destinazione è composto da millennial, un marchio potrà puntare alla promozione tramite piattaforme social Facebook, Instagram e Twitter.

Come creare un chatbot: i consigli finali

Costruire un chatbot è un’iniziativa emozionante, che può essere estremamente gratificante sia per i brand che per clienti. I chatbot del futuro saranno costruiti attorno all’ottimizzazione della qualità, della profondità e del tempo di impegno, diventando molto più che semplici novità come li percepiamo ora.

Come creare un chatbot che funziona


Come creare un chatbot che funziona davvero - Ultima modifica: 2017-07-05T16:01:11+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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