La Sicurezza IoT in un’infografica creata da Roland Schwab mostra quanto i dispositivi IoT possano essere insicuri per colpa delle password
Sicurezza IoT: ecco una visualizzazione grafica per capire quanto siano importanti username e password. Qualche tempo fa, quest’anno, i nomi utente e le password di più di 8.000 dispositivi IoT sono stati postati online di modo che gli hackers interessati potessero agevolmente accedervi e disporne. Questa intrusione informatica rappresenta la perfetta immagine dei principali problemi di sicurezza IoT, dell’Internet delle Cose : delle circa 8.000 credenziali, solo 142 sono risultate univoche. La cosa ancora più sorprendente è che quasi la metà dei username e delle password pubblicate sono risultate essere admin/admin.
Una nuova visualizzazione grafica dei dati dell’intrusione è stata creata dal professionista dell’IT Roland Schwab e mostra in maniera chiarissima quanto i dispositivi IoT possano essere insicuri.
I dispositivi connessi a internet, quali ad esempio router, videocamere di sorveglianza e perfino piccoli frigoriferi, sono diventati alcuni dei primari modi di lanciare attacchi DDOS (distributed denial of service), un attacco a causa del quale un ampio gruppo di computer e, in questo caso, dispositivi vengono utilizzati per bombardare tramite richieste reiterate uno o più server al fine di superarne la capacità di carico. Liste come quelle trafugate qualche mese fa hanno permesso ad hacker di perpetrare questo tipo di attacchi. La lista, adesso non più disponibile, contiene 33.000 combinazioni, corrispondenti a circa 8.200 indirizzi IP. Alcune combinazioni potrebbero servire a indicare che un determinato dispositivo è già stato hackerato, in alcuni casi anche più volte.
La visualizzazione grafica creata da Schwab suggerisce quanto sia ampia la portata del problema. La maggior parte delle parole chiave che rientrano nella top 10 delle più utilizzate corrisponde alle credenziali di default con cui i dispositivi escono dalla fabbrica, cosa che chiaramente indica l’ampio disinteresse da parte degli utenti nel cambiare la password ai fini della sicurezza.
È plausibile che gli hacker abbiano già inserito questi dispositivi con password di default all’interno di “eserciti” di botnet. Degli 8.200 indirizzi IP, circa 1.700 sono risultati accessibili tramite il nome utente e la password reperiti nella lista.
Dunque, per favore, prima di utilizzare quella nuova lampadina smart, o un simile innocuo dispositivo connesso, cambia lo username e la password con qualcosa che sia più complicato di admin/admin.