Emergenza scuola: la chiusura delle scuole ritenuta necessaria per arginare la diffusione della pandemia rischia di avere un impatto catastrofico sul percorso formativo degli studenti di tutto il mondo, soprattutto nei paesi più fragili
Fra i tanti ambiti su cui l’emergenza sanitaria ha fatto sentire i suoi effetti negativi, la scuola merita un posto particolare: il tema delle chiusure è stato al centro dei dibattiti degli ultimi mesi. La realtà è che, già prima del dilagare della pandemia, il mondo era nel pieno di una crisi educativa. Secondo i dati raccolti dalla Banca Mondiale, più della metà (53%) dei bambini di 10 anni nei paesi a reddito medio e basso non aveva sviluppato sufficienti capacità di lettura e comprensione o non frequentava la scuola. Nel corso degli ultimi anni, sottolinea João Pedro Azevedo (Lead Economist alla Banca Mondiale), c’erano stati dei miglioramenti seppur molto lenti (basti pensare che se i trend degli ultimi 15 anni si fossero mantenuti stabili, ne sarebbero serviti altri 50 per dimezzare la povertà educativa), ma la pandemia rischia di pregiudicare la scuola e quanto finora ottenuto e di approfondire ulteriormente le lacune di apprendimento.
L’emergenza educativa ai tempi del Covid
Emergenza scuola per il Covid-19
Durante la prima ondata la chiusura delle scuole adottata in oltre 180 paesi, ha tenuto lontani dalle aule quasi 1,6 miliardi di studenti; per circa la metà di loro questa situazione si è protratta per oltre 7 mesi. Con la seconda ondata le cose non sono andate meglio: al 7 gennaio le scuole erano chiuse totalmente in 63 paesi del mondo (per un totale di quasi 720 milioni di studenti interessati), parzialmente in 9 (tra cui l’Italia) e aperte con limitazioni in 94. Nonostante tutte le misure messe in campo per mitigare la perdita delle lezioni, le chiusure avranno un impatto a lungo termine che andrà a inficiare il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento: tradotto in termini economici, secondo la Banca mondiale, ciò potrebbe arrivare a costare agli studenti di oggi la perdita di ben 10 trilioni di dollari durante la loro vita lavorativa futura.
Nello scenario più pessimistico, le chiusure legate al Covid potrebbero aumentare il tasso di povertà educativa nei paesi a basso e medio reddito di 10 punti percentuali, portandola dal 53 al 63%: significa che su una popolazione totale di 720 milioni di bambini in età di scuola primaria, altri 72 milioni andrebbero ad aggiungersi agli attuali 382 milioni in condizioni di svantaggio. La maggior parte di questo potenziale aumento avverrebbe in regioni come Asia meridionale, America Latina, Asia orientale e Pacifico dove tale livello era già elevato, ma ancora medio in rapporto al contesto globale. Nell’Africa sub-sahariana, dove invece il tasso di povertà educativa sfiorava il 90% prima della pandemia, gli aumenti sarebbero relativamente minori (intorno al 4%); la perdita delle lezioni in questa regione andrebbe ad aggravare ulteriormente la condizione di studenti che già non raggiungevano il livello minimo di competenza in lettura. Se il divario di deprivazione educativa (ossia la distanza media di un bambino in difficoltà di apprendimento dal livello minimo di competenza di lettura) era di circa il 20% (contro il 10% della media globale) prima dell’emergenza, potrebbe ora aumentare di circa 2,5 punti percentuali.
La scuola e gli studenti fuori
Di fronte a questa situazione è necessario intervenire subito e gettare le basi del futuro, esorta Azevedo: “I paesi dovranno reinventare i loro sistemi educativi e sfruttare l’opportunità offerta dalla pandemia e dal suo triplice shock – per la salute, l’economia e il sistema educativo – per ricostruire meglio. Diverse opzioni politiche implementate durante la crisi, come soluzioni di apprendimento remoto, piani di lezioni strutturati, priorità dei programmi di studio e programmi di insegnamento accelerati, possono contribuire a costruire un sistema educativo più resistente alla crisi, flessibile nei confronti delle esigenze degli studenti ed equo nel proteggere i più vulnerabili”. La grande sfida per invertire la tendenza e ricominciare a colmare il gap della povertà educativa sarà ricostruire sistemi educativi più resistenti agli shock e in questo processo il ruolo della tecnologia sarà fondamentale per garantire un apprendimento efficace sia a scuola che a casa.