Facebook rivoluziona i data center con l’hardware open source

Facebook mira a rivoluzionare l’industria dell’hardware seguendo un po’ l’esempio di Linux e coinvolgendo i più grandi nomi nel settore cloud/internet,

In quattro anni, è diventato protagonista del mercato da 141 miliardi di dollari di data-center e hardware, grazie allo straordinario Open Compute Project, un’architettura per server destinata a definire il futuro dei mega data center nei prossimi anni.
Facebook mira a rivoluzionare l’industria dell’hardware seguendo un po’ l’esempio di Linux nel campo dei sistemi operativi e coinvolgendo i più grandi nomi al mondo nel settore cloud/internet, con hardware progettati come “free” e open source. Ciò significa che chiunque potrà usare o modificare il design dei computer che le grandi aziende utilizzano per le loro operazioni, gratuitamente Così come nel mondo software l’open source ha portato una rivoluzione, con Linux in primis e poi anche con Android, allo stesso modo la visione di Facebook è disruptiva per l’hardware.
Al progetto hanno aderito i principali produttori di tecnologia. Open Compute Project, dal lancio avvenuto nel 2011, ha consentito di risparmiare 2 miliardi di dollari a Facebook, ha tagliato i costi dei data center del 20%, ha coinvolto grandi nomi come Microsoft e Apple, ha aperto la strada a designer di hardware e lanciato un ecosistema di prodotti e startup, ha convinto anche HP ad aderire al progetto.
L’origine di OCP risale al 2011, con Jonathan Heiliger a capo del team delle operazioni tecniche e dell’infrastruttura di Facebook. Tutto è iniziato con la costruzione del primo data center di Facebook. Molte aziende utilizzano spazio in data center esistenti, ma per le grosse aziende di tecnologia come Google, Microsoft, Apple, Amazon e, appunto, Facebook, è più efficiente costruirne uno proprio, in cui vengono archiviate tutte le foto che postiamo, tutti gli aggiornamenti di stato. Facebook ha costruito il data center a Prineville, in Oregon, inventando nuovi modi per usare meno elettricità in un’ottica green. Da qui è nata l’idea: perché non condividere i progetti innovativi legati all’hardware? Secondo Heiliger, “l’hardware non era il core business di Facebook, quindi l’open source poteva portare a un vantaggio competitivo”, portando a collaborare gli ingegneri hardware, di qualsiasi azienda. In questo modo, l’azienda di Zuckerberg si è distinta da Google, che costruisce internamente la maggior parte dei suoi hardware e software, con progetti tutti tenuti riservati e segreti. Ora che il fenomeno OCP ha preso piede, anche Urs Hölzle, capo dell’infrastruttura hardware di Google, ha dimostrato di apprezzare il progetto, nel quale sono coinvolte anche compagnie finanziarie, grazie ad alcune operazioni strategiche compiute da Helinger fin dall’inizio. Per prima cosa, Helinger assunse Frank Frankovsky, che lasciò Dell per diventare il suo braccio destro e il più importante evangelist in Facebook. Poi coinvolse Intel, azienda con una lunga esperienza di open source. Poi ha coinvolto Don Duet di Goldman Sachs, che ha aiutato l’azienda nella valutazione degli investimenti. Goldman ha poi comprato di server OCP.
Citibank, Goldman Sachs e altre aziende finanziarie spenderanno circa 200 miliardi di dollari in tecnologia nel 2015 e recentemente OCP è stato adottato anche da Fidelity Investments che con i nuovi hardware ha ridotto il consumo energetico del data center del 20%. Dal 2013, in due anni, Heiliger ha portato il business a 1 miliardo di dollari.
Lo scorso dicembre, Frankovsky ha lasciato Facebook per lanciare una sua startup, rimanendo il presidente del progetto OCP. All’inizio del 2015 è nata la prima startup OCP, si chiama Coolan. Aiuta le azienda a configurare l’hardware dei data center. E poi c’è Vapor, la startup del direttore esecutivo di OCP, Cole Crawford. I contributor della community nel frattempo hanno creato 15 nuovi progetti hardware, ognuno dei quali include 5 o 6 sotto-progetti.
In marzo anche HP ha aderito al progetto, lanciando una nuova linea di server OCP, in partnership col costruttore cinese Foxconn. Tra le aziende che invece guardano ancora con distacco al progetto c’è Cisco, Frankovsky si augura che presto segua l’esempio di HP e aderisca al grande movimento di hardware open source.

 

Cecilia Cantadore


Facebook rivoluziona i data center con l’hardware open source - Ultima modifica: 2015-06-23T08:35:06+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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