Phil Libin (Ceo di Evernote): “Non bisogna creare app, ma esperienze”

Phil Libin, Ceo di Evernote, in un’intervista a Digitalic, racconta come i nuovi dispositivi wearable cambiano radicalmente il design di software e applicazioni. E racconta anche di come sia tornato sui suoi passi e abbia scelto di abbracciare la carta

Lui è un imprenditore che è riuscito ad avere successo ben più di una volta: prima con CoreStreet (acquisita da ActivIdentity), poi con Engine 5, venduta a Vignette Corporation per 26 milioni di dollari nel 2000. Oggi Phil Libin è Ceo di Evernote una app disponibile su ogni piattaforma: dallo smartphone al pc e pensata per scrivere, raccogliere appunti multimediali, archiviare, ma anche collaborare in un gruppo di lavoro. Libin è un visionario in grado non solo di portare la tecnologia in nuovi territori, ma anche abbastanza umile per tornare sui suoi passi.

Il ritorno alla carta

“Quando ho iniziato l’avventura di Evernote pensavo che la carta fosse un nemico – ha raccontato Libin – l’obiettivo era sostituirla, ma poi ho capito che non era questo quello che volevano le persone. Il nostro compito doveva quello di offrire un’esperienza completa e abbracciare tutti gli strumenti che la gente ama usare, i tablet, gli smartphone e la carta. Quando abbiamo deciso di abbracciare la carta abbiamo capito subito di aver fatto la cosa giusta. I dipendenti di Evernote hanno cominciato a presentarsi alle riunioni con fogli e blocnotes, perché in realtà avrebbero voluto farlo già da prima”. Evernote ha stretto così una partnership importante con Moleskine, il taccuino più famoso al mondo, creando una fusione unica di carta e digitale. Grazie agli smart stikers, ai quadrati speciali l’utente è in grado di prende appunti come ha sempre fatto e di trasferire in modo istantaneo nella App Evernote, con un’esperienza fluida.
La nuova sfida sono i wearable device. “Le tecnologie da indossare cambiano radicalmente il panorama delle app, del software – spiega Libin – non si può pensare di trasferire sui Google Glass le stesse app che si trovano sugli smartphone. Bisogna offrire alle persone la possibilità di prendere appunti sul proprio pc, di alzarsi e di continuare la nota camminando, per poi salire in auto e vederla sul display dell’automobile. Sempre più il nostro compito sarà quello di disegnare esperienze, non App, che siano in grado di svolgersi su dispositivi diversi senza interruzioni, sfruttando gli aspetti specifici di ogni strumento, ma garantendo una continuità di utilizzo. Cambia radicalmente il design del software che deve integrarsi con il mondo fisico.

Sfide selettive
Questa sfida è estremamente selettiva, perché non tutti saranno in grado di affrontare questo cambiamento radicale e di garantire un’esperienza continua attraverso device così diversi”. Questa continuità sarà importante per tutti coloro che vorranno giocare un ruolo nel mondo dei wearable device e ancora di più per chi ha l’obiettivo di offrire strumenti collaborativi, come lo è Evernote. Proprio quest’area, sottolinea Phil Libin, è una delle priorità di Evernote, sempre più usato nei team di lavoro per raccogliere e condividere le idee.


Phil Libin (Ceo di Evernote): “Non bisogna creare app, ma esperienze” - Ultima modifica: 2014-08-16T13:07:04+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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