In tempi di guerra, per usare una metafora, ci si arrangia come si può. E come meglio se a venire incontro c’è la tecnologia e le app. Le stesse propagandate dal governo per combattere l’epidemia da coronavirus. Meglio usarle per eludere qualche controllo “sul coronavirus”. Sono nati così i posti di blocco segnalati su Telegram. Veri e propri gruppi creati per conoscere ed evitare i posti di blocco delle forze dell’ordine che controllano ogni violazione delle norme di quarantena contro il coronavirus (oltre 30mila si apprendono le sanzioni tra Pasqua e Pasquetta in Italia).
Se la questione era decisamente ancora sconosciuta, è salita alla ribalta con il weekend di Pasqua, in cui, questi gruppi di furbetti si sono messi in azione in maniera efficace. I più numerosi sarebbero legati alla Lombardia e Milano, rispettivamente la regione più interessata dalla pandemia e la provincia che sta preoccupando maggiormente gli amministratori locali per il tasso di crescita dei contagi. Altri gruppi invece erano addirittura dedicati alla sola provincia di Bergamo, che ha pagato il prezzo più alto in termini di vite umane ed è stato l’epicentro per varie settimane.
Tutto fin troppo facile: occorre digitare “posti di blocco il nome del comune, della provincia o della regione” per trovare il proprio gruppo ‘locale’ e consultare tutte le segnalazioni degli altri utenti. In questo modo è possibile eludere i controlli, prendendo strade alternative o secondarie ed evitando così multe o denunce. Accedendo ai singoli gruppi, è possibile anche scoprire che la maggior parte di essi sono stati creati nella seconda metà di marzo, quindi lo scopo sembra proprio essere quello di evitare i controlli istituiti per l’emergenza coronavirus. E si spiegherebbe anche l’iscrizione di molti utenti a Telegram proprio negli ultimi mesi. App che probabilmente in precedenza avevano solamente sentito vociferare come antagonista di WhatsApp.
Lo scopo iniziale di molti gruppi creati in passato con app come Telegram, WhatsApp o Waze era quello di evitare per lo più imbottigliamenti stradali e autovelox. In particolare Waze è l’app più predisposta per questo tipo di servizio. Con le imposizioni crescenti sui divieti di spostamenti con le auto, se non per necessarie esigenze, l’attenzione si è spostata evidentemente su altro. Come dire. Di necessità virtù… in questo caso fin troppo opinabile e deplorevole.
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