Smart working: valutare se l’hardware è adeguato

Bisogna rivalutare la dotazione tecnica delle postazioni di lavoro in ottica hybrid working, anche a fronte della nuova normativa sul lavoro remoto / smart entrata in vigore il primo settembre scorso.


Secondo Statista, ad aprile 2021 il 16,8% dei professionisti in Italia lavorava in modalità ibrida e il 14,8 % esclusivamente da casa, per un totale di 7,3 milioni di persone. Nonostante il 53,6 % degli under 34 lamentasse problemi di salute insorti a causa di postazioni di lavoro sprovviste di un equipaggiamento tecnico professionale, il 62,4 % percento dei lavoratori totali si dichiarava comunque soddisfatto di questa modalità operativa.

Smart Working legge 81 del 2017

Per agevolare i numerosi italiani che ancora oggi rinnovano la scelta del lavoro ibrido o remoto e snellirne considerevolmente la burocrazia annessa, dal primo settembre 2022 questa prassi è regolamentata – secondo quanto stabilito dalla legge 81 del 2017 – tramite un accordo individuale, che può essere temporaneo o indeterminato, tra il dipendente e il datore di lavoro. La questione invece si complica in merito alla dotazione tecnica. Sempre tramite accordo individuale, infatti, il datore può sia fornire al dipendente gli strumenti necessari allo svolgimento della prestazione che garantiscano un accesso sicuro ai sistemi aziendali, sia richiedere al lavoratore remoto di impiegare dispositivi privati secondo i paradigmi del BYOD (Bring Your Own Device), previa definizione dei requisiti minimi di sicurezza da implementare. Questa dualità fa capo ad un vuoto normativo, che non solo rimette l’idoneità degli strumenti impiegati alla discrezione dei singoli ma dà luogo ad un esercizio gravoso quando si tratta di garantire la messa in sicurezza di dispositivi non forniti dall’azienda. Un compito a cui le aziende possono far fronte – in realtà – solo dotando gli uffici con dispositivi plug&play pensati per un uso flessibile. Quindi dispositivi impiegabili sia da casa sia in ufficio, o il cui eventuale doppio acquisto non pesi troppo sul budget IT dell’azienda.

Fabio Albanini, Head of International Sales, EMEA e Managing Director di Snom Italia

Fabio Albanini, Head of International Sales, EMEA e Managing Director di Snom Italia

Smart Working, come valutare se l’hardware è adeguato

Nel processo di rivalutazione dell’equipaggiamento aziendale in ottica di hybrid o smart working, i tradizionali dispositivi per le telecomunicazioni, come i telefoni da tavolo o cordless, le cuffie professionali o gli speakerphone, finiscono spesso nel dimenticatoio, poiché considerati accessori facilmente rimpiazzabili con dispositivi privati. Il loro reale contributo alla produttività e alla sicurezza nel paradigma del “Work from Anywhere” è ampiamente sottovalutato. Di fatto, i dipendenti sono molto restii a rendere noto il loro recapito telefonico privato, mal tollerano l’inoltro delle chiamate dell’ufficio sul proprio cellulare o sul numero di casa, né desiderano farsi carico privatamente dei costi delle telefonate di lavoro. Inoltre, l’uso di soft phone client protetti da VPN su computer o telefoni cellulari privati può rivelarsi una sfida in termini di implementazione e/o sovraccaricare le risorse computazionali dei dispositivi privati, rendendo la comunicazione con clienti, fornitori e colleghi sicuramente più difficoltosa, se non del tutto impossibile.

Soluzioni di comunicazione per lo smart working

Soluzioni UCC sicure, che integrano telefonia, videoconferenze, audioconferenze e messaggistica istantanea, unite a terminali IP professionali che supportano alla perfezione le funzioni di collaborazione, sono la chiave di un lavoro efficiente, indipendentemente dal luogo in cui si lavora. Se il “Work from Anywhere” è sinonimo di erogazione della stessa prestazione ovunque ci si trovi (quindi anche di reperibilità ottimale durante l’orario di lavoro, esattamente come in ufficio), omettere gli strumenti per la telefonia quando si pensa alla dotazione degli ambienti di lavoro ibridi è un errore da evitare.

La scelta di Snom Technology per lo smart working

Snom Technology si occupa da tempo dei più diversi scenari di impiego dei suoi terminali cablati e cordless basati su SIP, accessori inclusi: una connessione affidabile al centralino telefonico, la sicurezza e, soprattutto, una qualità della voce cristallina sono requisiti indispensabili per una comunicazione aziendale efficace, non solo in ufficio. Dall’esperienza del produttore berlinese sono scaturite diverse soluzioni concepite per un utilizzo flessibile e svincolato dal luogo di lavoro. Le apparecchiature spaziano dai classici telefoni da tavolo operabili via Wi-Fi ai terminali IP-DECT per uffici domestici e piccoli uffici, dalle cuffie e dagli speakerphone professionali multiuso alle soluzioni portatili per conferenze, a seconda delle esigenze. “Gli ambienti in cui viviamo la nostra vita privata e professionale si stanno progressivamente aggregando”, commenta Fabio Albanini, Head of International Sales, EMEA di Snom e Managing Director di Snom Italia. “Per questo, spetta a noi offrire soluzioni ottimali che si adattino alla nuova realtà”.


Smart working: valutare se l’hardware è adeguato - Ultima modifica: 2022-11-15T11:16:37+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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