10 cose che ho imparato a non dimenticare da quando sono sui Social Media

Non è obbligatorio affidare ai Social la memoria di tutto ciò che accade nelle nostre vite. Imparate a godervi i vostri migliori momenti senza necessariamente rendere partecipi tutti.

ZAC!

di Emanuela Zaccone*

Emanuela Zaccone

Emanuela Zaccone

Uno dei cambiamenti che avrete notato nelle vostre vite da quando siete online è che la quantità di informazioni, contatti e relazioni con cui dovrete fare i conti aumenta in modo esponenziale man mano che la vostra rete si amplia. “Selezione” è una parola d’ordine. Arriverà, fatidico, l’istante in cui vi chiederete “Chi è questo?” vedendo un aggiornamento su Facebook. Ci sarà anche il momento in cui scoprirete di non riuscire a stare dietro ad ogni conversazione Twitter. Potrebbe anche succedere che vi dimentichiate di aggiornare il profilo Linkedin. Da mesi.

Ma non è di questo che voglio parlarvi. In fondo c’è un’app per tutto, anche per impostarvi dei promemoria o analizzare i contatti con cui interagite maggiormente.

C’è però qualcosa che resta indelebile, lezioni imparate stando sui Social che è bene non dimenticare mai.
E’ una sorta di “memoria di sopravvivenza”.

 

1) Non dimenticare mai che i Social sono spazi di interazione e dialoghi, non palchi da monologo.
Vale per le persone e vale per i brand. Se vuoi creare una community devi dare indietro qualcosa, mostrarti aperto alla conversazione, anche quando non ti piace. Crea valore, goditi quello creato dagli alti e redistribuisci il tuo.

2) What happens in Social doesn’t stay in Social. Al contrario, spesso crisi, conversazioni e interazioni escono dai Social per diventare temi di interesse collettivo.

3) I Social sono uno straordinario strumento di diffusione delle informazioni, se hai senso critico. Basta con le vittime degli hoax o gli scandalizzati dalla notizia falsa. Non tutto ciò che è sui Social è vero ma possono aiutare a farci conoscere e veicolare informazioni che resterebbero nascoste (vedesi rivolte in medio oriente e non solo).

4) I Social possono dare visibilità alle proprie capacità, ma il nostro valore non è certo determinato dal numero di likes che ricevono i nostri status. Credetemi, c’è gente che come prima voce in lista della giornata ha “controllare valori di Klout”. Ho visto utenti consumare il tasto F5 nella frenetica verifica del numero di likes, retweets e favoriti ricevuti dai contenuti da loro pubblicati.

5) I social sono luoghi e come tali non siamo obbligati a frequentarli tutti, solo quelli in cui ci troviamo a nostro agio. Diffido sempre da chi mi dice “sono su TUTTI i Social”. La motivazione è semplice: o ha tanto tempo da perdere (e allora abbiamo poco da dirci) o ha la sindrome del “sono ovunque ergo sono fighissimo” (e allora abbiamo poco da dirci).

6) Anche i brand sbagliano, ma gridare all’epic fail è più facile che contribuire in modo costruttivo.
Sì è vero, sul momento divertono. Ma dietro certi errori ci sono community managers che forse stanno ancor tarando il modo di muoversi online. Lo so, potevano pensarci prima, ma piuttosto che fare i pedanti e puntare il dito non sarebbe più utile fare una critica costruttiva? Così suona più difficile, vero?

7) I Social sono di tutti. Non ho mai capito quelli che si affannano a cercare visibilità elemosinando retweets a VIP e influencers. Vivete i Social per ciò che vi interessa. Usateli per cerare contatti, rilassarvi, condivider contenuti e che importa se vi retwitta il VIP x? Preferite guadagnare 10 followers o costruire una community a cui davvero interessa quello che dite?

8) I Social hanno memoria. La sappiamo tutti la storia dell’informazione che viaggia veloce e diventa obsolescente rapidamente. Ma quanti epic fail continuano ancora ad essere presi come esempio (su come gestirli vedi punto 6)? Quanti meme continuano a girare?

9) I Social vanno presi con leggerezza. Non significa in modo superficiale, significa in modo non totalizzante. Il modo non si ferma a quel che fate online, non potete fare dei drammi perché avete avuto un flame con altri utenti.

10) Don’t feed the troll. La madre di tutte le regole.
Che abbiate torto o ragione, che si tratti del vostro profilo o di quello di un brand che gestite non alimentate i troll. Hanno come unica missione quella di darvi fastidio e non si fanno problemi a perdere tempo. Il torto più grande che vi possono fare non è quello di farvi innervosire fino a perdere le staffe, è quello di rubare il vostro tempo.

Eppure tutte insieme queste 10 regole non valgono quanto un’unica, vera regola fondamentale.
Non è obbligatorio affidare ai Social la memoria di tutto ciò che accade nelle nostre vite. Imparate a godervi i vostri migliori momenti senza necessariamente rendere partecipi tutti.

Imparate a non dimenticare di disconnettervi.

*Digital Entrepreneur, Co-founder e Social Media Strategist di TOK.tv
Ha oltre 7 anni di esperienza come consulente e docente in ambito Social Media Analysis e Strategy per grandi aziende, startup e università.
Nel 2011 ha completato un Dottorato di Ricerca tra le università di Bologna e Nottingham con una tesi su Social Media Marketing e Social TV.


10 cose che ho imparato a non dimenticare da quando sono sui Social Media - Ultima modifica: 2014-12-05T20:03:55+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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