Le #Socialorg Academy

#Socialorg Da tempo le aziende più strutturate investono nella costruzione di “scuole” aziendali allo scopo di gestire meglio la definizione dei fabbisogni formativi e il conseguente calendario di implementazione. di Alessandro Donadio Creare una “scuola” aziendale significa puntare a consolidare le competenze in ambito di learning in una funzione unica, più adatta a governare tutti […]

#Socialorg

Da tempo le aziende più strutturate investono nella costruzione di “scuole” aziendali allo scopo di gestire meglio la definizione dei fabbisogni formativi e il conseguente calendario di implementazione.

di Alessandro Donadio

Creare una “scuola” aziendale significa puntare a consolidare le competenze in ambito di learning in una funzione unica, più adatta a governare tutti i flussi e le richieste. Non di meno a queste strutture è oggi chiesto di aggiornarsi e modernizzarsi costantemente per poter produrre il miglior valore in termini di esecuzione.
Nella #socialorg questa richiesta di innovazione diviene elemento chiave dell’azione delle Academy interne.

DAI CONTENUTI ALLE ESPERIENZE
Come dicevo queste strutture sono nate per presidiare e governare tutta la formazione aziendale, anche in ragione del grande investimento che le migliori imprese hanno fatto in ambito di formazione, ormai ritenuta una delle chiavi di sviluppo del valore organizzativo. Le Academy sono così diventate, nel tempo, dei centri di eccellenza organizzativa, maturando competenze di contenuti, tecnici e trasversali, sia di gestione della formazione stessa.
Ma oggi il loro compito si sta arricchendo e forse anche radicalmente cambiando: se la core competence nel passato è stata quella di raccogliere il fabbisogno in termini di contenuti formativi, scouting dei formatori e presidio dell’execution, oggi questo non sembra più bastare. Intanto ciò che cambia sono i fabbisogni in termini di skills.
Va considerata proprio la novità organizzativa insita nella socialorg, o comunque nelle organizzazioni che vanno digitalizzandosi e social-izzandosi, chiedendo alle persone di accrescere la confidenza tecnica con gli ambienti digitali e di sollecitare le migliori attitudini di scambio e conversazione permanente. Si tratta di meta-competenze che devono essere messe a regime nei sistemi formativi del prossimo futuro. Ma c’è un’altra importante attività che le scuole aziendali devono assolutamente presidiare: disegnare il processo formativo.

DIGITAL LEARNING PATH DESIGN

Ciò che serve oggi non sono solo nuovi contenuti, ma soprattutto esperienze! La domanda di formazione da parte delle persone chiede di cominciare ad assomigliare sempre più a quella che queste sperimentano quando si attivano in autonomia anche fuori dall’azienda. Pochi giorni fa, ad un convegno Aidp dove sono stato invitato a parlare di Social HR, per evocare meglio il tema dell’apprendimento ho chiesto al mio intervistatore, appassionato di maratona, come si fosse avvicinato alla parte più “tecnica” di questa pratica.
Nel raccontare la sua storia disse di aver cominciato, in prima battuta a frequentare blog di esperti sulla rete, per poter leggere i loro approcci e consigli. Di avere partecipato alle prime conversazioni con questi, per poi provare sul campo, uscita dopo uscita, le tecniche che proponevano. E infine di essere entrato in contatto con tanti altri appassionati attraverso le community, online e non, nelle quali informarsi sulle migliori competizioni, scambiare esperienze, consolidare la passione insomma. Ecco, questo è uno dei percorsi possibili che le Academy aziendali devono imparare letteralmente a disegnare:
– Accesso ai contenuti, che devono essere trovati e selezionati
– Contatto con tutor, knowledge owner, con cui confrontarsi anche in one to one
– Conversazione con altri partecipanti ai percorsi di apprendimento In tutto questo processo di social learning gli ambienti digitali diventano i grandi abilitatori, attraverso repository semplici e immediate.
Poi chat, blog, wiki. Ma anche delle app che consentano la simulazione di certe pratiche, magari stimolate da passaggi di gamification. E poi forum e micro-blogging per permettere alle persone di interagire fra loro sui contenuti che stanno apprendendo. Oltre al disegno del processo formativo, servono anche competenze minime di design e produzione di contenuti mediali di diverso tipo: testi, video, infografiche, pratiche di storytelling. Come si può vedere, la digital learning path experience diventa una competenza complessa che gli operatori della scuola aziendale devono apprendere, se vogliono che la formazione resti un passaggio importante di sviluppo organizzativo.

CO-DESIGN E SOCIAL FACULTY

Va sempre ricordato quello che sta al centro della metafora che ho riportato attraverso la storia del maratoneta: la motivazione arriva dall’essere responsabilizzati nella costruzione di questa esperienza formativa. Non possiamo più pensare alle persone come a dei meri partecipanti – a un target -da mettere in aula, ma come a dei co-designer che in ogni fase possono contribuire. Per esempio nel condividere contenuti che gli altri partecipanti possono leggere. Quindi non solo quello “consigliato” dall’azienda (che è necessario, beninteso), ma anche ciò che arriva dall’esperienza di ricerca delle persone. E poi diventa necessario pensare a costanti momenti in cui le persone possono fare scelte, opzioni di esperienze che meglio ritengono rispondere ai proprio bisogni. Così possiamo fornire una app di gamification, oppure il contatto con un tutor, piuttosto che questo o l’altro contenuto mediale e lasciare che le persone scelgano, si facciano carico del proprio percorso. Un ultimo tema sono le cosiddette faculty: di fatto il team di docenti che da sempre animano queste Academy aziendali. Da una parte ricordiamo che su formazione di tipo tecnico niente può davvero sostituire il docente preparato e nessuna scuola innovativa deve farlo. Ciò non toglie che agli insegnanti si chieda di operare in modo diverso, nell’ambito di quelle esperienze che abbiamo descritto. Non solo quindi come animatore d’aula, ma anche come:
– Content seeker dei migliori contenuti presenti in rete
– Designer di strumenti di simulazione che possono alimentare delle app
– Community manager nell’ambito di queste, per alimentare le conversazioni con le quali le persone apprendono.
Insomma, si tratta di un ruolo, quello del docente, che deve davvero cambiare e innovarsi proprio per rispondere al modello che abbiamo introdotto all’inizio. Inoltre a chi sta in cattedra dobbiamo chiedere di essere il perno della “community”, di sviluppare consapevolezze maggiori circa le persone che incontrano ogni giorno in formazione. Per mettere a fattor comune metodologie, approcci, modelli utilizzati. Per fare crescere, insomma, la scuola aziendale, e consentirle di essere sempre all’avanguardia con le migliori e più innovative pratiche.

*Ha iniziato a lavorare in azienda in ambito organizzazione e HR per poi passare alla consulenza. Appassionato dell’approccio etnologico, affronta l’azienda con un occhio attento alle sue “tribù”: le community. Esperto di Social business e SocialHR è founder del noto Hashtag Brand #socialorg, con cui segue progetti complessi di digital transformation. Il suo blog “Metaloghi organizzativi 2.0” è punto di riferimento di divulgazione sul tema della Social Enterprise.

#SocialOrg


Le #Socialorg Academy - Ultima modifica: 2016-05-22T09:52:26+00:00 da Francesco Marino
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