Vine potrebbe sopravvivere, Twitter valuta la vendita

Vine potrebbe sopravvivere. Twitter sta valutando le offerte provenienti da diverse società e spera così di poter chiudere un affare in tempi brevi

Vine potrebbe sopravvivere. Twitter sta valutando le offerte provenienti da diverse società e spera così di poter chiudere un affare in tempi brevi.
Dopo aver annunciato il proprio piano per chiudere Vine, avvenuto proprio lo scorso mese, Twitter ha ricevuto circa cinque offerte, incluse alcune provenienti dall’Asia, e al momento sta valutando chi possa diventare il candidato ideale alla gestione del servizio di micro-video in forma di app.
Non si conoscono ancora i nomi delle società che hanno mostrato interesse verso Vine, si vocifera che una delle possibili candidate possa essere una società che si occupa di messaggistica e gaming giapponese, la LINE.
Lo scorso 27 ottobre, Twitter ha annunciato di aver messo in programma la chiusura di Vine, ma che avrebbe mantenuto l’archivio del materiale già postato affinché gli utenti potessero scaricare i propri contenuti e salvarli. Al momento non ci sono state ulteriori dichiarazioni nei confronti di Vine, e ciò avrebbe anche senso se considerassimo l’integrazione forte tra le due app.
Secondo gli informatori, le offerte proposte fino ad ora non raggiungerebbero i 10 milioni di dollari e ciò non comporterebbe guadagni significativi per la società.
In ogni caso, Vine potrebbe ancora dare benefici a Twitter anche se passasse a nuovi proprietari, ma solo nel caso in cui anche i nuovi acquirenti mirassero a far prosperare la forte integrazione tra le due compagnie.
Se non dovesse chiudere i battenti e i suoi utenti continuassero a realizzare micro video da sei secondi, Twitter potrebbe guadagnare anche dagli accordi ottenuti per i contenuti sponsorizzati gestiti da Niche, la startup acquisita da Twitter nel 2015. I brand che pagano i creatori di contenuti per promuovere i loro prodotti acquisterebbero ads su Twitter per la pubblicazione dei video e la loro condivisione con un numero maggiore di utenti.
A settembre si era sparsa la voce che Twitter potesse puntare a qualcosa di diverso con Vine, e che ciò significasse sbarazzarsene per tagliare i costi. Twitter deve sborsare mensilmente circa 10 milioni di dollari in infrastrutture e dipendenti, ed è per questo che ha ipotizzato la vendita oltre alla chiusura definitiva del servizio.
A seguito delle informazioni che sono circolare in Rete è accresciutol’interesse da parte di potenziali acquirenti che vorrebbero sostenere i costi per l’acquisizione, in cambio dell’ottenimento di una piattaforma di video che è stata in grado di porsi in un modo culturalmente impattante. Vine ha subito un crollo dei visitatori e di contenuti creati dai vip, sebbene fossero in molti gli utenti che volessero guardare i video live attraverso la app.
La vendita di Vine rimane un’azione rischiosa, i nuovi acquirenti potrebbero azzerarne gli archivi interrompendo così la continuità tra Twitter e Vine stesso. Il processo di vendita potrebbe essere una distrazione. Vendere per un prezzo troppo basso sembra una scelta disperata. Qualcun altro potrebbe utilizzare Vine per competere con Twitter. E se qualcuno ravvivasse Vine fino a renderlo un successo inatteso, la leadership di Twitter verrebbe meno.
Dalla sua Twitter sta cercando di mitigare questi rischi scegliendo un nuovo proprietario adeguato, magari selezionandolo anche sulla base sull’intenzione a conservare gli archivi e l’integrazione tra le due società.
L’alternativa sarebbe quella di mantenere in vita Vine autonomamente, con una mole di costi attualmente ingenti per Twitter, che non naviga di certo in buone acque finanziariamente. Twitter potrebbe sempre decidere di rifiutare le offerte e di dare una seconda chance di crescita a Vine.
Twitter si è astenuta da qualsiasi forma di commento


Vine potrebbe sopravvivere, Twitter valuta la vendita - Ultima modifica: 2016-11-09T22:56:41+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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