Anti-tracciamento in Apple Safari 11, la polemica degli inserzionisti

I limiti di tempo sui cookie nel browser e l’anti-tracciamento introdotti da Safari 11 sono una minaccia per l’adv digitale secondo gli inserzionisti

Un gruppo di organizzazioni di pubblicità digitale e marketing hanno sollevato una polemica contro Apple per quella che la coalizione definisce “un approccio unilaterale e dalla mano pesante” in merito alla privacy sul Mac. Il gruppo teme che la Apple, che ha iniziato a intraprendere misure drastiche anti-tracciamento sia sulla versione mobile che, adesso, su quella desktop di Safari, stia mostrando i muscoli nell’esercitare un intervento coercitivo che potrebbe tagliare fuori un intero segmento dell’industria pubblicitaria.

La lettera aperta contro il sistema anti-tracciamento apple in iOS 11

La lettera aperta, pubblicata da sei principali associazioni del commercio pubblicitario, è una risposta ad una nuova funzione del nuovo macOS che Apple chiama IPT, Intelligent Tracking Prevention. Presentato già al WWDC a giugno, l’ITP utilizza algoritmi di machine learning per identificare il comportamento del tracking sul browser Safari, come la presenza di cookie persistenti di network pubblicitari terzi, e impone un limite severo di 24 ore di vita a questi strumenti di tracciamento . Apple ha presentato questa nuova funzione dicendo che “non riguarda il blocco delle inserzioni, quanto la protezione della privacy.”

La preoccupazione degli inserzionisti per i sistemi anti-tracciamento Apple in Safari

Gli inserzionisti pubblicitari sono preoccupati che i cambiamenti della Apple possano rendere Facebook e Google più potenti.

La loro paura è quella di essere estromessi dalla piattaforma, in favore, di fatto, delle più influenti corporazioni. “Bloccare i cookie in questa maniera creerà una voragine fra i marchi e i loro clienti, rendendo la pubblicità più generica e meno utile e precisa temporalmente. Semplificando, le scelte sui cookie generate di fatto dalla macchina non rappresentano la scelta dell’utente, ma la scelta del produttore del browser,” si legge nella lettera aperta. Il gruppo di firmatari afferma che la Apple sta sorvolando sulla reale scelta degli utenti, imponendo il suo proprio set di standard “opachi e arbitrari.”

Dovrebbero decidere gli utenti sui sistemi di tracciamento Apple

Gli inserzionisti pubblicitari stanno di fatto sostenendo che dovrebbero essere gli utenti a poter decidere se vogliano o meno essere tracciati nel loro utilizzo di internet attraverso le preferenze del browser sull’uso dei cookie, in quanto estensione della possibilità di scelta di poter visualizzare annunci pubblicitari più attinenti e utili. È una situazione spinosa, come minimo, perché rischia di far sprofondare una frequentemente denigrata industria pubblicitaria, di fronte alle giustificate preoccupazioni per lo strapotere monopolistico delle più grandi compagnie della Silicon Valley e la loro capacità di schiacciare la concorrenza.

L’ ANTI-tracciamento in difesa della privacy per Apple

L’impegno della Apple per la privacy dell’utente è notevole, specialmente in una era di servizi web gratuiti affiancati da una costante crescita del targeting e tracking delle inserzioni. In ogni modo, i gruppi pubblicitari temono che la decisione della Apple possa decimare il loro business in un momento in cui già Facebook e Google stanno fagocitando il 90% di ogni nuovo dollaro speso in pubblicità sul web. Per via della profonda pervasività di Facebook e Google sul web, gli utenti tendono a rimanere collegati ai servizi delle due compagnie tutto il giorno, visitando il sito primario di queste due almeno una volta al giorno, se non di più: questo rende il sistema di 24 ore di prevenzione del tracciamento pubblicitario inefficace per questi due mastodonti della rete, danneggiando invece le aziende legate alla pubblicità su internet più modeste, quali ad esempio Adroll e Criteo, società che gestiscono in background i cookie di migliaia di siti.

La privacy in Safari per iOS 11

“Apple crede che le persone abbiano il diritto alla privacy. Safari è stato il primo browser a bloccare di default i cookie di terze parti e l’Intelligent Tracking Prevention è un modo più avanzato di proteggere la privacy dell’utente. La tecnologia di tracciamento a fini pubblicitari è diventata così pervasiva da essere ormai possibile per le compagnie di ad tracking di ricreare la maggior parte della storia di navigazione su internet di una persona,” ha affermato un portavoce di Apple .

Anti-tracciamneto, retargeting e Apple

La Apple qui parla di una distinzione fra cookie di prima e di terze parti e il sistema ITP ha come obiettivo quelli di terze parti. “Queste informazioni sono raccolte senza il permesso e vengono utilizzate per il re-targeting delle inserzioni ed è il modo in cui le pubblicità seguono le persone in giro per il web,” ha aggiunto l’azienda e “la nuova funzione ITP riconosce ed elimina i cookie e altri dati utilizzati per questo tracciamento attraverso i siti, il che significa mantenere privata la navigazione su internet di una persona. Questa funzione non blocca le pubblicità o interferisce con il tracciamento legittimo sui siti che le persone effettivamente visitano. I cookie per i siti con cui interagisci funzionano come previsto e le inserzioni inserite dai publisher web appaiono normalmente,” ha sottolineato la Apple.

Tracciamento e anti-tracciamento, come andrà a finire?

Non è chiaro come questa resa dei conti contenziosa andrà finire, ma sappiamo che, mentre la Apple vede la protezione della privacy dell’utente come un forte elemento di differenziazione dalla concorrenza e una grande mossa di PR, non le interessa particolarmente di incoraggiare Facebook e Google in quello che è un mercato pericolosamente asimmetrico che potrebbe facilmente vedere un’ulteriore consolidamento del potere nelle poche mani dei più grandi colossi dell’industria tecnologica.
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Anti-tracciamento in Apple Safari 11, la polemica degli inserzionisti - Ultima modifica: 2017-09-19T10:00:30+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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