Lettera aperta di Tim Berners-Lee: le tre sfide del web secondo chi l’ha inventato

Il messaggio da parte di Sir Tim Berners-Lee è arrivato in occasione del ventottesimo compleanno di una delle invenzioni più incredibili della storia dell’umanità: il web.

Berners-Lee ha parlato del modo in cui è evoluto il web e che cosa è indispensabile fare per dare equità alla piattaforma, in modo che l’umanità intera ne tragga beneficio. La lettera è stata pubblicata sul sito della Web Foundation, l’organizzazione no profit in prima linea nella lotta della protezione del web.

Nello specifico, Berners-Lee ha attaccato i progetti del Regno Unito che prevedono un indebolimento della crittografia, promettendo di dare battaglia anche a Trump, nel caso in cui dovesse muoversi in modo da ridurre la neutralità del Web, comportando gravissimi problemi di sicurezza.
Secondo, Amber Rudd, esponente dei conservatori inglesi, si deve ridurre il raggio d’azione dei terroristi, non consentendogli alcuno spazio per comunicare sul web, ma secondo Berners-Lee conferire alle autorità il potere di decifrare i messaggi codificati potrebbe comportare delle conseguenze molto serie.

Berners-Lee 3 sfide del web

Ma Berners-Lee ha puntato il dito sui legislatori di entrambe le sponde dell’Atlantico che lui vede come degli assalitori della privacy, ma non di chi abusa del web. Ha attaccato proprio di recente una legge britannica l’Investigatory Powers Act – che ha criticato duramente – e contro il quale si è schierato con fervore, in quanto consentirebbe di spiare i cittadini. Negli Stati Uniti, invece, il venir meno del principio di neutralità, minaccerebbe l’intero traffico Internet.
Ma ecco il testo della lettera:

“Oggi sono 28 anni da quando ho presentato la mia proposta originale per il world wide web. Ho immaginato il web come una piattaforma aperta che permettesse a tutti, in tutto il mondo, di condividere le informazioni, le opportunità di accesso e di collaborare oltre i confini geografici e culturali. In molti modi, il web vive in questa visione, anche se è una battaglia sempre aperta il mantenerlo aperto. Ma negli ultimi 12 mesi, mi preoccupo sempre più per tre nuove tendenze, che credo dobbiamo affrontare in modo che il web possa realizzare il suo vero potenziale: essere uno strumento che serva a tutta l’umanità”.

1) ABBIAMO PERSO IL CONTROLLO DEI NOSTRI DATI PERSONALI
L’attuale modello di business di molti siti web offre contenuti gratuiti in cambio di dati personali. Molti di noi sono d’accordo sul fatto che tutti noi offriamo alcune delle nostre informazioni in cambio di servizi gratuiti. Ma i nostri dati sono conservati in silos di proprietà, che sono fuori dalla nostra vista, e quindi non abbiamo idea dei benefici che potremmo realizzare se solo avessimo il controllo diretto sui nostri stessi dati, scegliendo come, quando e con chi condividerli.
Questa raccolta di dati ha anche altri effetti. Attraverso la collaborazione con le aziende, i governi sono sempre più in grado di delineare ogni nostra mossa e – di conseguenza – hanno il potere di far passare delle leggi estreme che calpestano i nostri diritti alla privacy.
Nei regimi repressivi è facile vedere il danno tutto ciò causa: i blogger possono essere arrestati o uccisi, e gli avversari politici possono essere monitorati. Ma anche nei paesi in cui riteniamo i governi abbiano a cuore gli interessi dei cittadini, il monitoraggio costante sta andando troppo oltre. Si crea un effetto raggelante sulla libertà di parola e il web viene così utilizzato come spazio per esplorare argomenti importanti, come problemi di salute, la sessualità o la religione.

2) È SEMPRE PIÙ FACILE FARE DISINFORMAZIONE VIA WEB
Oggi, la maggior parte delle persone trova notizie ed informazioni sul web attraverso i social media e i motori di ricerca. Questi siti guadagnano dai nostri click sui link che ci mostrano. Scelgono cosa mostrarci sulla base di algoritmi che imparano dai nostri dati personali e che raccolgono costantemente. Il risultato è che questi siti ci mostrano contenuti che ci potrebbero invogliare a fare click, e ciò significa che la disinformazione, o le ‘notizie false’, possano diffondersi a macchia d’olio. E attraverso l’uso della scienza e veri e propri eserciti di bot dei dati, quelli mossi da cattive intenzioni, possono ingannare il sistema, diffondendo disinformazione a scopo di lucro o a scopo politico.

3) LA PUBBLICITÀ POLITICA ONLINE RICHIEDE COMPRENSIONE E TRASPARENZA
La pubblicità politica online sta rapidamente diventando un settore sempre più sofisticato. Il fatto che la maggior parte delle persone si informi soltanto attraverso poche piattaforme – di pari passo alla crescente sofisticazione degli algoritmi che attingono ai dati personali – significa che le campagne politiche sono in grado di costruire degli annunci mirati direttamente agli utenti. Una fonte suggerisce che nelle elezioni 2016 degli Stati Uniti, fino a 50.000 variazioni di annunci venivano proposti ogni giorno su Facebook: una situazione che si è rivelata quasi impossibile da monitorare. E ci sono i suggerimenti riguardo al fatto che alcuni annunci politici – negli Stati Uniti e in tutto il mondo – vengano utilizzati tali annunci in modo non etico, indirizzando così gli elettori verso i siti di notizie false, o per tenere una parte dell’elettorato lontana dalle urne. La pubblicità mirata permette di dire cose completamente diverse, contrastanti allo stesso tempo, a diversi gruppi di persone. E verrebbe da chiedersi: tutto questo è democratico?
Si tratta di problemi complessi. Ma ci sono strade che portano al progresso che sono già chiare. Dobbiamo lavorare insieme alle aziende di Internet per trovare un equilibrio che metta un giusto livello di controllo dei dati nuovamente in mano alle persone, compreso lo sviluppo di nuove tecnologie come i “data pod” (letteralmente baccelli di dati), se necessario, ed esplorare modelli di reddito alternativi come gli abbonamenti e i micro-pagamenti.

Dobbiamo lottare contro il governo e le leggi che puntano alla sorveglianza, anche attraverso i tribunali, se necessario. Dobbiamo spingere indietro la disinformazione, incoraggiando colossi come Google e Facebook a continuare i loro sforzi per combattere questo problema, evitando la creazione di eventuali organi centrali che possano decidere ciò che è “vero” da ciò che non lo è. Abbiamo bisogno di più trasparenza algoritmica per capire come le decisioni importanti possano influenzano la nostra vita, chiudendo i punti ciechi di Internet, regolamentando la campagna politica.

Il team della Web Foundation lavorerà a tutte le questioni sopracitate in nome di una policy proattiva in grado di fornire soluzioni e di stringere alleanze per guidare il progresso verso un web equo, che offra pari opportunità. Vi esorto a sostenere il nostro lavoro il più possibile, diffondendo queste informazioni, mantenendo una pressione costante su aziende e governi o facendo una donazione.
Forse ho inventato il web, ma tutti voi avete contribuito a creare quello che il web è oggi. Tutti i blog, i post, tweet, le foto, i video, le applicazioni e le pagine web rappresentano i contributi di milioni di voi in tutto il mondo atti a costruire la nostra comunità online.

Chiunque ci abbia aiutati, dai politici che lottano per mantenere il web aperto, agli organismi normativi che puntano ad un miglioramento del potere, all’accessibilità e alla sicurezza della tecnologia, ma anche ci ha protestato per le strade.
Tutti noi siamo stati necessari per la costruzione del web, ma adesso è arrivato i momento di costruire il web che vogliamo: un web per tutti”.


Lettera aperta di Tim Berners-Lee: le tre sfide del web secondo chi l’ha inventato - Ultima modifica: 2017-04-06T08:30:13+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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