Digitalic n. 45: “A futura memoria”

Trasmettere e conservare il sapere, da sempre la tecnologia (in fondo) è sempre servita a questo. Dalla stampa alla schede perforate, dai floppy alle memorie flash tutte queste invenzioni sono servite a archiviare e a trasmettere in modo sempre più veloce la conoscenza dell’uomo. Prima si trattavo solo degli elementi essenziali della conoscenza umana, oggi […]

Trasmettere e conservare il sapere, da sempre la tecnologia (in fondo) è sempre servita a questo.
Dalla stampa alla schede perforate, dai floppy alle memorie flash tutte queste invenzioni sono servite a archiviare e a trasmettere in modo sempre più veloce la conoscenza dell’uomo.
Prima si trattavo solo degli elementi essenziali della conoscenza umana, oggi questa conservazione e trasmissione del sapere riguarda tutti dalle aziende alle persone. Non c’è da stupirsi quindi, se storage e apprendimento digitale siano due dei settori in cui si investe di più: rispondono a bisogni radicati nell’uomo ma oggi hanno destini diversi. Una volta il supporto era anche il metodo di insegnamento: il libro archiviava e insieme insegnava.
Con il digitale il supporto e l’insegnamento seguono evoluzioni diverse. Anche perché i nuovi metodi di apprendimento si basano su metodologie che puntano all’interazione, ad imparare dai compagni di scuola. Gli strumenti digitali hanno aperto una nuova dimensione in questa possibilità di interazione tra alunni e insegnati e tra gli stessi alunni, allargando le classi al mondo intero. Esperienze come quelle di Coursera stanno creando “classi” su scala mondiale portando i migliori corsi in ogni angolo del pianeta. Non bisogna confondere però il metodo con il mezzo: tablet, notebook, lavagne interattive sono strumenti straordinari, ma servono a poco se non si sfruttano per la metodologia che abilitano.
Dall’altra parte anche le aziende sono diventate produttrici di conoscenza che deve essere conservata e trasmessa e che cresce rapidamente lo storage e la capacità di analisi di queste informazioni diventa fondamentale. La nostra epoca, dice Simona Maschi co-fondatrice del CIID, è la prima in cui la fase dell’apprendimento non termina mai. Tutta l’organizzazione, conservazione e analisi delle informazioni ne deve tenere conto. Mentre solo fino a qualche anno fa si studiava per un certo numero di anni, poi si lavorava applicando quello che si era imparato, oggi il lavoro è un continuo imparare, anche per questo assume un ruolo nuovo la conservazione di ciò che si è fatto e che si deve trasmettere: il dato diventa centrale e tutte le organizzazioni sono in costante apprendimento. Il futuro è ibrido, un insieme di tecnologie e metodi che si integreranno per risponde alle domande più antiche, come simboleggia la nostra copertina in cui un emisfero del cervello si integra con la tecnologia e brilla in modo nuovo.

La nostra epoca
è la prima in cui
la fase dell’apprendimento
non termina mai.

Digitalic n. 45


Digitalic n. 45: “A futura memoria” - Ultima modifica: 2015-12-08T13:57:03+00:00 da Francesco Marino
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