L’importanza di essere smart, il futuro dell’ IoT

Se si cerca il termine smart sul vocabolario due sono le definizioni proposte: intelligente e alla moda. Due definizioni che sono tra loro non esclusive.


Smart: se si cerca il termine smart sul vocabolario due sono le definizioni proposte: intelligente e alla moda. Due definizioni che sono tra loro non esclusive, come generalmente accade, ma complementari soprattutto se ci si riferisce al “mondo delle cose”.

di Angela Perego*

Oggi le “cose” sono alla moda se sono intelligenti, cioè se possono comunicare tra loro ed essere un nodo dell’Internet of Things.
Tutti gli oggetti possono potenzialmente diventare Smart Objects, cioè capaci di comunicare tra loro e col mondo esterno per fornire informazioni sul proprio stato e riceverne su quello degli altri.

Le cose Smart

Elettrodomestici, orologi, automobili, termostati, rilevatori di luminosità, sensori ambientali e territoriali, basta un microprocessore, un canale di comunicazione e dei sensori per permettere loro di “parlare”, o meglio di comunicare.
Troviamo quindi cestini dell’immondizia che segnalano quando sono pieni, lampioni stradali che regolano la propria luminosità in funzione delle condizioni meteo, automobili che dialogano con i semafori per limitare il traffico, elettrodomestici e macchinari industriali che chiamano autonomamente l’assistenza, sistemi di irrigazione che si riprogrammano in funzione dell’umidità del terreno e delle previsioni meteo.

IoT: 30 miliardi di oggetti

Le potenzialità e le applicazioni dell’IoT sono molteplici: dalla domotica, alla robotica, all’avionica, all’industria, all’agricoltura e al biomedicale. E soprattutto, è un comparto in continua crescita: nel 2020 gli oggetti interconnessi in tutto il mondo arriveranno a quota 30 miliardi, secondo Abi Research.
In Italia nel 2015 la crescita delle applicazioni IoT è stata del 30%, raggiungendo il valore di due miliardi di euro. L’incremento maggiore è stato registrato nei settori Smart Metering e Smart Asset Management. In aumento è anche il numero di Smart Car, che oggi è pari a 5,3 milioni (un settimo del totale di automobili circolanti). Numeri in crescita si registrano anche per le applicazioni di videosorveglianza e di gestione di impianti fotovoltaici. Si contano poi 200.000 mezzi di trasporto pubblico monitorati da remoto e 600.000 pali di illuminazione intelligenti. In ambito privato, oltre 20.000 persone hanno adottato autonomamente soluzioni di mobilità e illuminazione intelligenti, trend confermato anche dai dati pubblicati da Amazon che mostrano un sensibile incremento nella vendita di prodotti per la domotica.

Promesse e benefici del mondo smart

La vera sfida però è raggiungere i benefici promessi, come l’ottimizzazione delle risorse riducendo gli sprechi, l’incremento della tempestività di decisione e azione, il raggiungimento di livelli qualitativi più alti. Uno dei punti fondanti e nodi da sciogliere dell’IoT è lo sfruttamento dei dati che gli smart object possono generare e scambiarsi. Da un lato quindi diventano cruciali le tecnologie di Big Data e Analytics e dall’altro non si possono trascurare le problematiche di privacy e di tutela dei dati personali e sensibili.

La Privacy

Il garante della privacy sta infatti lavorando per definire regole e tutele in merito all’internet delle cose basate sulla “privacy by design”, sul ricorso a tecniche di cifratura e anonimizzazione delle informazioni, sull’interoperabilità dei servizi e sulla adozione di strumenti di certificazione.
L’IoT rappresenta anche una significativa opportunità di sviluppo e crescita economica. Secondo le stime di Cisco si tratta di un mercato il cui valore raggiungerà su scala mondiale 19 trilioni (miliardi di miliardi) di dollari nel 2020.

Startup Iot

Anche in Italia, così come nel resto del mondo, sono in continua crescita le startup che inventano, lanciano e promuovono oggetti smart e il Governo ha inserito nel piano nazionale Industry 4.0 delle azioni per aiutare le proprie imprese a cogliere questa grande opportunità.
Secondo però uno studio di Accenture, l’IoT potrà portare entro il 2030 a un aumento del Pil negli Stati Uniti di oltre il 2% per un importo pari a 6,1 trilioni di dollari, in Germania dell’1,7% e in Gran Bretagna dell’1,8%; l’Italia, invece, gioverà di un aumento del Pil inferiore all’1%. La previsione non è certo incoraggiante ma il bello delle previsioni è che possono essere, e molto spesso lo sono, smentite. In ogni caso, tutti al lavoro, ognuno deve fare la sua parte.

*Angela Perego: Angela Perego è docente della Unit Sistemi Informativi di SDA Bocconi. Laureata in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano nel 1998, ha conseguito il Dottorato in Sistemi Informativi Aziendali all’Università Luiss Roma e il phD in Sciences de Gestione al Paris Dauphine nel 2009. Dal 2003 al 2008 è stata membro del Comitato Divisione Ricerche Claudio Demattè

Smart


L’importanza di essere smart, il futuro dell’ IoT - Ultima modifica: 2016-12-27T07:44:08+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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