Food, Web e Social Media: perché la cultura del cibo passa anche dalla Rete

Food e social media: grazie alla Rete quella che si è costruita intorno al cibo è una cultura fatta di luoghi, immagini, riscoperte e creatività

ZAC!

Avete mai cercato una ricetta online o la recensione di quel ristorane in cui volevate andare da tempo? Oppure siete appassionati di cucina e avete deciso di aprire un blog per raccontare le vostre creazioni, per parlare di gusto e per mostrare il gusto, magari attraverso il vostro account Instagram. Se anche solo uno di questi comportamenti vi è familiare siete in buona compagnia

di Emanuela Zaccone* 

Grazie alla Rete, oltre che alla crescita della sensibilità verso il tema, quella che si è costruita intorno al cibo è una cultura fatta di luoghi, immagini, riscoperte e creatività che ha condotto spesso alla rivalutazione di tradizioni antiche o all’emergere di talenti e passioni nascoste. 
Lo stesso panorama televisivo ha visto il cibo sempre più protagonista. Anche solo fermandoci all’esempio italiano, pensate ai diversi canali tematici (Gambero Rosso e Alice, in primis) o a cooking show come MasterChef ed Hell’s Kitchen, format internazionali che possono generare anche un numero significativo di conversazioni online su tema (l’ultima edizione di MasterChef Italia, ad esempio, ha contato oltre 500.000 tweet).
Il risultato è la diffusione di una cultura del cibo sempre più ampia, che passa non più solo dai ristoranti stellati ma anche dalle esperienze quotidiane di chi vive il cibo come un passione, sia in termini di produzione che di consumo. È una cultura che diventa per tutti narrazione online, non solo testuale o video, bensì anche attraverso le immagini. 
Se provate a cercare #foodporn su Instagram troverete circa 50 milioni di foto con questo hashtag. 
Se però la Rete ha dato a tutti possibilità di espressione, ciò non significa che tutti siano in grado di produrre contenuti validi. Fortunatamente esistono le eccezioni. Come la serie #kitchensuspension – e l’omonimo account Instagram – ideata da Francesco Mattucci (su Instagram è @iena70).

Ciao Francesco, ci racconti com’è nata l’idea di #KitchenSuspension?
L’idea della serie #kitchensuspension nasce da una situazione di assoluta quotidianità. Per ragioni di tempo, di famiglia, di necessità, la cucina è in assoluto lo spazio della casa che vivo di più. Ho pensato di parlare di un luogo fisico, andando all’essenziale e trasformare le sue funzioni basilari, quotidiane, elementari un set. Non un set in cui cucina, ma dove gli oggetti vivono una vita propria, quasi si prendessero uno spazio, di divertimento, naturalmente.

Come pensi che i Social Media, e Instagram in particolare, possano comunicare la cultura del cibo?
Vedo positivamente questi strumenti, sono sicuramente validi ma, a mio parere, è necessario avere una qualche accortezza. Non è da trascurare infatti che la diffusione, per non dire l’esondazione, di immagini di cibo, fornelli, padelle, piatti, ecc. non sempre curate e pensate, che spesso sembrano più le foto dei menù multilingua dei ristoranti per turisti, possono distogliere l’attenzione e diminuire l’efficacia dello strumento. Instagram, in particolare, è un ottimo mezzo di comunicazione visiva, l’utilizzo degli hashtag corretti per archiviare e organizzare i contenuti rappresenta un’ottima opportunità per la diffusione della cultura del cibo.

#Foodporn, colazioni geometricamente perfette e molto altro ancora: che consigli daresti a chi volesse comunicare la propria passione per il cibo in modo originale attraverso Instagram?
È una domanda alla quale è difficile rispondere. Essere originali è estremamente importante, Instagram non ha un algoritmo che regola la maniera nella quale vengono distribuiti i contenuti ma questi compaiono nel feed delle persone secondo l’ordine temporale di pubblicazione. In definitiva, considerando che mediamente il 50% dei commenti avviene durante le prime 6 ore di on-air del contenuto, dobbiamo dedurre che è necessario pensare le immagini per guadagnare l’attenzione degli utenti fin dai primi momenti della pubblicazione. Essenziale è anche un corretto utilizzo degli hashtag, individuare quelli più attinenti ai nostri contenuti evitando i generici e non pertinenti. Instagram, come altri Social, ha la sua “etichetta” e i progetti andrebbero costruiti pensando al mezzo e non viceversa.

Se il food è arte insomma, deve rispettare dei canoni, quando viene narrato oltre che creato, perché da secoli ormai il cibo è racconto prima che consumo e Social e Web sono il luogo privilegiato di questa narrazione collettiva. 
E voi che hashtag porterete in tavola oggi?

RISORSE:
1) Il cibo è narrazione prima che consumo e la Rete è diventata un’ottima opportunità per parlare della propria passione per il food, per raccontarla, per mostrarla.
2) Cresce il numero di blog, canali YouTube, account Instagram dedicati al Food, ma la costruzione di un progetto di qualità passa sempre attraverso una giusta strategia.
3) Instagram, con i suoi 50 milioni di foto taggate #foodporn, è uno dei più grandi archivi di esperienze culinarie al mondo. Ma anche l’immagine è narrazione ed esige le sue regole.

 

*Emanuela Zaccone, Digital Entrepreneur, Co-founder e Social Media Strategist di TOK.tv Ha oltre 7 anni di esperienza come consulente e docente in ambito Social Media Analysis e Strategy per grandi aziende, startup e università. Nel 2011 ha completato un Dottorato di Ricerca tra le università di Bologna e Nottingham con una tesi su Social Media Marketing e Social TV.


Food, Web e Social Media: perché la cultura del cibo passa anche dalla Rete - Ultima modifica: 2015-06-11T07:38:55+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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