La pandemia rimane in cima alla lista dei rischi che possono rallentare la crescita, ma il sondaggio di McKinsey mostra un rinnovato ottimismo nei confronti dell’economia globale
A oltre un anno dall’inizio della pandemia, gli effetti sull’economia globale sono ancora così pesanti che certo non stupisce che proprio l’emergenza sanitaria continui a essere percepita come il principale fattore di rischio per l’economia globale. Questo è il primo dato che emerge dalla ricerca di McKinsey sul global economic sentiment condotta lo scorso aprile, ma non è l’unico. A livello globale, infatti, il 73% degli executive e dirigenti di azienda ritiene che le condizioni dell’economia mondiale miglioreranno nei prossimi sei mesi (si tratta della percentuale più alta registrata dall’inizio del 2021), mentre la quota di coloro che si aspettano un peggioramento delle condizioni si è ridotta di oltre la metà (dal 23% di gennaio al 10% di aprile).
Dati Economia e Covid19
Si registra un discreto livello di ottimismo anche riguardo le prospettive delle diverse economie regionali, pur con percentuali differenti: Nord America e Cina sono le aree dove la fiducia è maggiore (con rispettivamente l’85% e l’84% di intervistati che si aspetta un miglioramento della propria economia), seguono Europa, Asia-Pacifico, i mercati in via di sviluppo (che comprendono Medio-Oriente, Nord Africa, Africa Sub-Sahariana e Asia meridionale) e infine America Latina. Un discorso a parte merita l’India, per cui la percentuale di ottimisti ad aprile cala al 64% (dall’86% di marzo), in concomitanza con il diffondersi di una nuova ondata di contagio, che ha fatto impennare il numero di casi giornalieri di Covid-19.
Ripresa economica
Per quanto riguarda i fattori negativi che potrebbero rallentare la ripresa delle economie mondiali, dopo la pandemia, che rimane il nemico numero 1 da combattere per quasi la metà del campione intervistato (48%), segue, al secondo posto la disoccupazione, menzionata dal 17%. Ci sono tuttavia delle differenze a livello geografico: nei paesi a economia più avanzata le persone sembrano più inclini a individuare tra i potenziali fattori di rischi la pandemia (65% contro il 55% dei paesi in via di sviluppo), ma anche bolle finanziarie, gli alti livelli di debito nazionale e le interruzioni della catena di approvvigionamento. Nei paesi con economie meno sviluppate invece assumono maggiore rilevanza preoccupazioni come l’insufficiente sostegno del governo, la disoccupazione, l’inflazione e la debolezza della domanda.
Sul versante dei consumi migliorano le aspettative sulla domanda dei consumatori e anche quelle relative ai profitti aziendali restano piuttosto elevate. Il dato più incoraggiante è rappresentato dalle previsioni sulla crescita della forza lavoro: il 43% degli intervistati afferma che il numero di dipendenti delle proprie aziende aumenterà nei prossimi sei mesi. È la prima volta dall’inizio della pandemia che questo dato è più alto rispetto a quello di coloro che dichiarano che non ci saranno cambi o nuove assunzioni (prevalente da giugno 2020).