Gender gap 2023: servono ancora 131 anni per la parità

Gender Gap 2023: i dati del report stilato dal World Economic Forum dedicato alla parità di genere mostrano luci e ombre nella diciassettesima edizione

Gender Gap 2023: Gli ultimi anni sono stati contrassegnati da importanti battute d’arresto per la parità di genere a livello globale dovute alla pandemia prima e alle crisi economiche e geopolitiche poi. Oggi, alcune parti del mondo stanno recuperando almeno parzialmente alcuni dei progressi fatti, mentre altre stanno registrando maggiori difficoltà. Uno sguardo ai sotto-indici mostra come i divari di genere globali nella sanità e nell’istruzione si siano ridotti nell’ultimo anno, mentre l’emancipazione politica è ferma e la partecipazione economica è addirittura regredita.

Gender Gap 2023

Gender Gap 2023: aumenta il divario di genere

Il punteggio globale del divario di genere per i 146 Paesi inclusi nell’edizione 2023 del report del World Economic Forum si attesta al 68,4%. Considerando il campione costante di 145 Paesi coperti in entrambe le edizioni 2022 e 2023, il punteggio complessivo è passato dal 68,1% al 68,4%, con un miglioramento di 0,3 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Al ritmo attuale ci vorranno altri 131 anni per raggiungere la piena parità.

Nessun paese tra quelli analizzati ha ancora raggiunto la piena parità di genere, sebbene i primi nove paesi della classifica (Islanda, Norvegia, Finlandia, Nuova Zelanda, Svezia, Germania, Nicaragua, Namibia e Lituania) abbiano chiuso almeno l’80% del loro divario.

Gender Gap 2023: Islanda al primo posto

Per il 14° anno consecutivo l’Islanda si conferma in prima posizione e continua inoltre ad essere l’unica nazione ad aver colmato oltre il 90% del suo divario di genere. Nella top five troviamo altri tre Paesi nordici – Norvegia (87,9%, 2°), Finlandia (86,3%, 3°) e Svezia (81,5%, 5°) – insieme alla Nuova Zelanda (85,6 %) al 4° posto. Seguono Germania (81,5%) al 6° posto, Nicaragua (81,1%) al 7°, Namibia, 80,2%) all’8°, Lituania (80,0%) al 9° e Belgio (79,6%) al 10°. Rispetto allo scorso anno escono dalla top 10 Irlanda (79,5%, 11°, in calo dal 9° del 2022) e Ruanda (79,4%, 12°, in calo dal 6°).

Italia e la parità di genere

L’Italia si trova al 79° posto, dietro Uganda, Kenya, Georgia, Etiopia, Tailandia, ma quello che preoccupa di più è il calo: il nostro paese perde ben 16 posizioni rispetto al 2022. Un arretramento secco per la parità di genere che non può lasciare indifferenti.

Le economie con il maggior incremento di punteggio sono Liberia (76%, +5,1 punti percentuali rispetto alla precedente edizione), Estonia (78,2%, +4,8 punti percentuali), Bhutan (68,2% , +4,5 punti percentuali), Malawi (67,6%, +4,4 punti percentuali), Colombia (75,1%, +4,1 punti percentuali) e Cile (77,7%, +4,1 punti percentuali).
Per i 146 paesi inclusi nell’indice 2023, il divario di genere nella sanità è chiuso al 96%, mentre quello nell’istruzione al 95,2%; più arretrate la partecipazione economica e e politica (chiusi rispettivamente solo al 60,1% e 22,1%).

Gender Gap 2023: l’Europa va meglio

A livello di regioni geografiche l’Europa ha la più alta parità di genere in tutti i sottoindici. Il divario risulta chiuso al 76,3%, con un terzo dei Paesi del continente che si classifica nelle prime 20 posizioni e ben 20 su 36 Paesi che hanno raggiunto almeno il 75% di parità. Al ritmo attuale si prevede che l’Europa raggiungerà la parità di genere in 67 anni.
Il nostro paese si piazza al 79° posto nella classifica globale con 70,5%, in calo rispetto allo scorso anno in termini sia di punteggio (era 72% nel 2022), sia di posizione (era al 63° posto): pressoché stabile l’indice dell’istruzione, migliorano invece quelli della sanità e della partecipazione economica, in calo invece quello dell’emancipazione politica.

Gender Gap 2023 WEF


Gender gap 2023: servono ancora 131 anni per la parità - Ultima modifica: 2023-09-02T11:42:56+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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