I 4 elementi dell’Internet delle cose (perché un termostato è più intelligente di te)

Senza saperlo, mi sono imbattuto nell’Internet of Things, cioè l’Internet delle Cose: un mondo in cui gli oggetti sono interconnessi e agiscono per rnoi

di Ale Vigilante*

L’anno scorso mi sono trasferito con la mia famiglia in una nuova casa dove l’impianto di riscaldamento era dotato di un timer ma non di un termostato: la temperatura di ogni camera si regolava tramite le valvole dei termosifoni. Avendo dei bambini piccoli che ancora non frequentavano la scuola materna, era impossibile prevedere quando qualcuno sarebbe stato a casa o al parco giochi e di conseguenza l’unica scelta sensata era impostare il timer in modalità sempre acceso.
Ero alla ricerca di un modo più intelligente, e meno costoso, di gestire il nostro impianto di riscaldamento ed ho trovato Tado. (1) Tado è dotato di un termostato radio, (2) un modulo per la caldaia che sostituisce il timer, ed (3) un’App per smartphone che costantemente traccia e manda informazioni sulla posizione al modulo della caldaia: Tado abbassa la temperatura di casa quando non c’ è nessuno e la regola, calcolando in quanto tempo ciascun membro della famiglia potrebbe tornare a casa, quanto tempo è necessario per rialzare la temperatura.
Essendo collegato ad internet, nel suo algoritmo, Tado considera anche le previsioni del tempo.
Senza saperlo, mi sono imbattuto nell’Internet of Things, cioè l’Internet delle Cose: un mondo in cui gli oggetti fisici sono interconnessi, raccolgono ed analizzano i dati per poi agire automaticamente senza intervento umano.

I quattro fattori dell’ecosistema Internet of Things
Penso che ci siano quattro elementi chiave nell’ecosistema dell’Internet delle Cose.
1) Dispositivo e Applicazioni. Nel mio caso, Tado. In qualità di utente finale, è stata mia la decisione di quale dispositivo ed App usare ed ho stabilito un rapporto diretto con il fornitore del dispositivo e dell’Applicazione.

2) Il fornitore dell’infrastruttura. Entusiasta del mio nuovo giocattolo, ho telefonato a mio fratello per parlargliene. Essendo un avvocato, ha prontamente risposto: “Quindi, in sostanza, un hacker potrebbe monitorare quando nessuno è in casa e vendere queste informazioni ai malintenzionati, ad esempio ai ladri?”. Ho compreso allora che, preso dall’entusiasmo per Tado, non avevo posto alcuna attenzione alla sicurezza dell’infrastruttura (reti e data center) utilizzata. In realtà si tratta di un aspetto fondamentale: infatti, nonostante la scelta dell’infrastruttura pertenga esclusivamente Tado, è altrettanto vero che potrebbe influenzare il comportamento d’acquisto.

3) Aggregatore di informazioni. All’inizio di quest’anno abbiamo installato dei rilevatori di fumo e di monossido di carbonio (CO) in tutta la casa. Ho scelto Nest Protect non solo perché i rivelatori sono interconnessi e parlano prima di far partire l’allarme, ma anche perché questi rivelatori includono un sensore di movimento che illumina quando si cammina al buio. Un aggregatore di informazioni potrebbe combinare le informazioni elaborate sia dal mio Tado che da Nest Protect: ad esempio, se Tado “sa” che nessuno è in casa ma al tempo stesso NestProtect rileva qualcuno che cammina all’interno delle stanze, parte l’antifurto. Una società terza o semplicemente un’API (application programming interface) che consenta la condivisione delle informazioni, può incarnare la funzione di aggregatore di informazioni.

4) Gli operatori del settore originario. Sono le aziende storicamente protagoniste del settore che si trovano a subire un impatto dall’Internet of Things. Nel mio esempio, è il mio fornitore di gas che ha visto la mia bolletta decrescere a causa di Tado. I confini tra i settori di mercato si fanno labili e possono essere invasi o addirittura abbattuti da nuovi operatori con prodotti di frontiera in grado di creare o introdursi in nuove nicchie: il mio fornitore di gas potrebbe decidere di produrre termostati intelligenti, o Tado potrebbe decidere di diventare un fornitore di gas.

I potenziali fattori critici di successo
Alcuni fattori di successo nell’arena dell’Internet of Things dipendono da quale ruolo fra i quattro elencati, si vorrà giocare: se si è fornitori di dispositivi e applicazioni sarà essenziale la capacità di analisi dei dati per sviluppare algoritmi rapidi e precisi; se si è invece un fornitore di infrastrutture, la sicurezza sarà l’elemento chiave di differenziazione; un cosiddetto aggregatore di informazioni potrà trarre vantaggio dalla possibilità di integrare una moltitudine di applicazioni e di ottenere l’accesso ai loro dati ; infine, se si appartiene alla categoria degli operatori tradizionali allora la chiave del successo starà nell’agilità cioè nella capacità di trasformazione ed evoluzione dell’intera organizzazione.
Tuttavia, ci sono alcune capacità di fondo che contribuiranno al successo indipendentemente dal ruolo che si ricopre:

1. Capacità di esecuzione strategica
Come dice BCG: Le linee che separano i settori industriali come quello delle automobili, dell’energia, dei beni di consumo, delle assicurazioni, dei media digitali e delle telecomunicazioni continueranno a dissolversi in funzione dell’entrata in questo ecosistema digitale di nuovi operatori di mercato in nicchie industriali adiacenti e/o nuove rispetto ai settori industriali tradizionalmente definiti. Sarà fondamentale attuare scelte strategiche coraggiose e non confondersi: il peggio che può accadere è proprio il non rendersi conto di come i confini stiano cambiando per improvvisamente trovarsi estromessi, fuori dal business in cui si pensava di essere.

2. Capacità di stabilire una chiara strategia di partnership
Una volta deciso dove si vuole competere, è necessario che l’azienda collabori con altre, anche esterne al proprio mercato di riferimento, pur di offrire una soddisfacente customer experience .
Nel linguaggio delle start-up si parla di definire il punto di partenza e quello di fine dei prodotti (ad es. Tripadvisor: in quanto guida online per la selezione degli hotel, “finisce” con la selezione stessa, e collega l’utente ad altri siti – partners – per la prenotazione dell’hotel individuato). In generale il problema è che molte aziende tradizionali non saranno in grado di collaborare con le organizzazioni “native digitali” che adottano un modello di collaborazione veloce, reattivo e che guarda al risultato. Le aziende tradizionali, possono non comprendere questa strategia di azione propria delle organizzazioni nate all’interno dell’ecosistema digitale e non riuscire quindi a stipulare delle collaborazioni utili.

3. Capacità di sposare un modello di impresa agile e snello
Alla mia ragazza non piaceva Tado: le mancava un termostato fisico in cui è possibile impostare la temperatura (con Tado questa operazione si esegue tramite App, una volta installata sul suo smartphone, ma lei faceva fatica ad accettare un’interfaccia software per un’azione che è più naturale fare su un dispositivo fisico, quindi hardware). Lo scorso fine settimana abbiamo installato la nuova versione di Tado, dotata ora di un vero e proprio termostato (digitale), e finalmente anche lei è contenta. Personalmente sono molto propenso ad utilizzare Minimum Viable Products ed a tenerli sempre aggiornati all’ultima versione, ma non tutti lo sono. Idem per le imprese: molte organizzazioni tradizionali non sono abituate a viaggiare sulla corsia del cambio repentino di prodotto e relativo modello di business: in molti casi, i processi di sviluppo propri delle aziende di tecnologia viaggiano su processi tradizionali e non hanno né la cultura né la capacità necessarie a trasformarsi agilmente.

4. Capacità di focalizzarsi sulla customer experience (digitale)
Infine, l’Internet delle Cose sarà un mondo basato sul software, dove la gran parte della user experience sarà affidata ad interfacce utente digitali come il web o un’App, e i clienti valuteranno i prodotti proprio in base alla qualità delle interfacce con cui si saranno trovati ad interagire da fruitori. Uno dei motivi del fallimento Nokia è stato proprio questo: la loro eccellenza ingegneristica ha prodotto tra i software e i dispositivi migliori sul mercato, ma ha trascurato l’interfaccia utente che era rimasta estremamente povera in termini di usabilità. Quando l’interfaccia utente è diventata la caratteristica chiave nella scelta dei dispositivi mobili da parte degli utenti, BlackBerry, e poco dopo Apple, hanno prevalso su Nokia. Le aziende che producono prodotti fisici si troveranno ad affrontare lo stesso problema: i loro team di prodotto dovranno diventare esperti digitali e farlo molto rapidamente (in modo organico o inorganico): è una trasformazione verso il digitale simile a quella avvenuta nel ciclo digitale precedente nel marketing e nei canali di vendita.
Dunque, come pensate di utilizzare a vostro vantaggio l’Internet delle Cose?

* Vice President Business Development and Strategy, Colt

Bibliografia consigliata su Internet of Things:
The Age of Digital Ecosystems: Thriving in a World of Big Data, Tamim Saleh, Jon Brock, Nadjia Yousif, and Andrew Luers, BCG Perspectives July 2013
How Smart, Connected Products Are Transforming Competition, Michael E. Porter and James E. Heppelmann, Harvard Business Review – November 2014
Digital Ubiquity: How Connections, Sensors, and Data Are Revolutionizing Business, Marco Iansiti and Karim R. Lakhani, Harvard Business Review – November 2014


I 4 elementi dell’Internet delle cose (perché un termostato è più intelligente di te) - Ultima modifica: 2014-12-04T08:01:19+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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