I Google Glass li produrrà l’italiana Luxottica

I famosi Google Glass saranno prodotti dall’italiana Luxottica. L’eccellenza made in italy conquista un settore d’avanguardia. Un grande successo.


il Testardo

Sarà Luxottica a fornire a Big G e ai suoi occhiali del futuro una collezione esclusiva di lenti e montature (sia per occhiali da vista che non) da integrare con la nuova tecnologia indossabile. Inizialmente gli accordi avranno frutti solamente sul mercato americano e si focalizzeranno sui brand Ray-Ban ed Oakley.

È comunque una partnership davvero importante, che da un lato conferma la tendenza italiana di saperci fare benissimo con l’accessoristica, la moda e i suoi derivati, e dall’altro il connubio tecnologico tra Google e un’azienda. Non è un caso che il titolo di Luxottica, dopo l’annuncio, sia schizzato letteralmente alle stelle.
Fondata da Leonardo del Vecchio nel 1961 in provincia di Belluno, Luxottica ha la sua sede principale a Milano: proprietaria di marchi esclusivi come le stesse Oakley e Ray-Ban, produce anche per altri brand su licenza, fra cui Bulgari, Burberry, Chanel, Dolce&Gabbana, Emporio Armani, Prada, Ralph Lauren, Tiffany & Co., Versace.
I Google Glass avranno una connotazione altamente italiana, quindi, ma chi ha fatto il primo passo? Difficile dirlo: da Luxottica fanno sapere che si tratta di un accordo “con molte aspettative. Una comunione di intenti che vuole rivoluzionare il settore dell’occhialeria”.
“Grazie a questa partnership – si legge nel comunicato stampa congiunto – Luxottica e Google, leader nelle rispettive industrie, combineranno lo sviluppo di nuove tecnologie con un design all’avanguardia. In particolare, le due aziende formeranno una squadra di esperti dedicati a design, sviluppo, strumentazione e ingegneria dei prodotti Glass che uniscono moda e lifestyle all’innovazione tecnologica”.
I Google Glass sono uno dei dispositivi di punta della Wearable technology, la tecnologia da indossare. Le applicazioni per Google Glass sono in crescita: GS1 ha sviluppato un nuovo processo per la scansione dei codici barre, a portata degli occhialin videocamera; Virgin Atlantic utilizzerà gli smart glass per migliorare il servizio di accoglienza a bordo degli aerei; Rokivo e Vidiemme hanno svelato l’applicazione GoogleGlass4Lis, già testata nel Museo Egizio di Torino per offrire una guida virtuale ai non udenti nel Linguaggio dei Segni; inoltre gli Smart glass sono sbarcati in sala operatoria, diventando un assistente personale e un efficace aiuto per i chirurghi. Altre apps interessanti sono: AllTheCooks, una guida passo a passo per insegnare a cucinare; Strava’s è dedicato ai ciclisti; il gioco di parole Spellista; e GolfSight, per rivelare le distanze aiutando i neòfiti a giocare a golf; Word Lens, dedicata alla traduzione in real time: è sufficiente guardare le parole stampate per sostituirle con la traduzione nella lingua richiesta. Se siete all’estero ed inquadrate un cartello stradale in una lingua che non conoscete, gli occhiali hi-tech vi forniranno la traduzione immediata, dopo averli solo guardati.

Il concetto è chiaro, semplice. La gente nel tempo capirà. Vestiremo di funzioni, saremo dotati di poteri. L’oggetto hi-tech si manifesterà nel suo splendore solo se realmente fashion. In verità tutte le tipologie di prodotto continueranno a coesistere ma nel tempo saranno sempre di più gli oggetti di moda o design a nascondere funzioni o servizi tecnologici.Luxottica dunque si prepara a invadere il mercato mondiale degli occhiali smart e a risolvere il vero problema che hanno i Google Glass: il fenomeno “Glasshole”: il fatto che la gente (per dirla con un eufemismo) considera goffi, poco piacevoli le persone che li indossano, troppo nerd. A Luxottica spetta il compito di renderli un accessorio di moda.

 

 


I Google Glass li produrrà l’italiana Luxottica - Ultima modifica: 2014-03-26T10:04:22+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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