L’UE chiede a Apple € 13 miliardi di tasse retroattive

Il regime fiscale irlandese, vantaggioso per le società extra UE, è sotto indagine per aver favorito Apple, riducendo significativamente le tasse applicate


Il regime fiscale irlandese, particolarmente vantaggioso per le società extra UE, è sotto indagine per aver favorito Apple, riducendo significativamente le tasse applicate alla società americana per un lasso di tempo durato più di vent’anni. Si tratta dell’episodio più significativo in termini di rimborsi che l’UE abbia mai richiesto ad una singola compagnia, ma potrebbe diventare un precedente capace di compromettere le relazioni economiche tra Stati Uniti e Unione Europea.

Martedì il mercato ha reagito alla notizia con un ribasso del 3% delle azioni Apple, recuperate poi già nel corso della giornata. La società farà appello, sostenendo che questa decisione sia in grado di sovvertire il sistema internazionale di tassazioni, danneggiando investimenti e posti di lavoro.

Secondo la Commissione Europea il Governo irlandese ha concesso agevolazioni illegali, aiutando il gigante della tecnologia con una tassazione ridotta per più di 20 anni. “Gli stati appartenenti all’UE non sono autorizzati a favorire le società con indennità fiscali. E’ illegale nella legislazione comunitaria” dichiara Margrethe Vestager, Commissario dell’Antitrust europea.

Gli Stati Uniti non hanno esitato a controbattere, sottolineando quanto le tasse retroattive siano illegittime e che una sanzione come quella intrapresa dalla Commissione Europea possa portare ad una compromissione degli investimenti futuri, minando il clima armonioso del mondo degli affari in Europa. In questo modo si comprometterebbe lo spirito della stretta partnership economica tra Stati Uniti e Unione Europea.

“La sanzione riguarda il trasferimento di guadagni ottenuti dai contribuenti americani, verso l’unione Europea” secondo Josh Earnest, segretario stampa presso la Casa Bianca, e ha aggiunto “L’amministrazione del presidente Obama farà in modo che i contribuenti americani e le imprese americane che investono oltreoceano vengano difese nel momento in cui si ritrovino ad affrontare trattamenti iniqui”.

Apple ha sostenuto tasse pari o inferiori all’1%, in riferimento ai profitti attribuiti alle proprie filiali in Irlanda, tasse irrisorie se le si confronta con quelle con interesse del 35% applicate negli USA, ma ben inferiori a quelle – già di per sé agevolate – dell’Irlanda, pari al 12.5%.
Apple, secondo le accuse, avrebbe goduto di un vantaggio illecito, in cambio della creazione di posti di lavoro in Irlanda. Tim Cook, CEO di Apple, è stato chiamato a deporre al Senato, per gli accordi fiscali della sua compagnia in Irlanda già nel 2013.
Il periodo incriminato va dal 2003 al 2014. Le finanze di Apple, attualmente, godono di ottima salute e contano su un attivo di 231 miliardi di dollari. Secondo Cook si tratta di “Un attacco mirato nei confronti di Apple perché non sussiste alcun illecito. Non è stata violata alcuna legge. Abbiamo creato più di un milione e mezzo di posti di lavoro in tutta Europa” e ha sottolineato che “Apple ha sempre corrisposto ogni tassazione dovuta secondo i termini di legge”.
Anche l’Irlanda farà appello, sostenendo che Apple abbia già versato quanto dovuto. In Irlanda vige il regime fiscale con il tasso di interesse più basso d’Europa e ciò rende il paese particolarmente attraente agli occhi degli investitori di scala globale. In questo moment il Governo Irlandese teme che le compagnie possano ridurre i loro investimenti nel caso di modifiche alla legislazione fiscale e se ciò avvenisse sarebbero a rischio migliaia di occupati.

Ma Apple che ha ricevuto la sanzione più alta, non è il primo caso di società americane che si sono ritrovate a fare i conti con gli scrutini da parte della Commissione Europea. Già Starbucks e Fiat Chrysler hanno dovuto versare 30 milioni di euro ciascuno lo scorso Ottobre. Nel dettaglio, Starbucks ha goduto di accordi privilegiati con i Paesi Bassi, mentre Fiat Chrysler per accordi presi in Lussemburgo. Entrambe le società hanno già fatto appello.
Anche per Amazon sono tempi duri, così come per McDonald’s e Google, quest’ultima è sotto inchiesta in Francia e in un altro paio di stati europei.
La decisione contro Apple arriva nonostante l’avvertimento abbastanza solenne da parte del Tesoro statunitense, il quale mette in conto di poter intraprendere dei provvedimenti contro la Commissione Europea, nel caso in cui confermasse la sentenza, in quanto l’imposizione europea “Favorisce la percezione di un trattamento mirato a colpire gli affari di compagnie americane”.
In futuro potrebbe venire a crearsi un clima di sfiducia nei confronti degli stati dell’Unione da parte degli investitori e delle imprese americane, le quali potrebbero scegliere di destinare i propri progetti e attività verso altre nazioni extraeuropee.


L’UE chiede a Apple € 13 miliardi di tasse retroattive - Ultima modifica: 2016-08-31T16:36:36+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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