Grande protagonista il Ceo di Hewlett Packard Enterprise, Meg Whitman, presente a Bologna per l’evento HPE Italian Summit
Grande protagonista il Ceo di Hewlett Packard Enterprise, Meg Whitman, presente a Bologna per l’evento HPE Italian Summit / Reimagine 2017: “La parola chiave è intelligenza, attraverso cui creare nuove esperienze”
di Massimo Canorro
Realizzare un Hybrid It semplice e rafforzare l’Intelligent Edge. Per accelerare i risultati della digital trasformation. È la strategia su cui punta Hewlett Packard Enterprise, che ha rinnovato l’intento nell’ambito dell’edizione 2017 di HPE Italian Summit, a Bologna. Un appuntamento, in partner con Intel, dedicato all’innovazione strategica e tecnologica, che si è presentato come la somma di due universi: da una parte la HPE Partner Conference, che ha chiamato a raccolta l’intero canale HPE in Italia e, dall’altro, HPE Reimagine, con focus sugli utenti finali. Una due giorni strutturata per mostrare le strategie e le tecnologie innovative che consentono all’IT di velocizzare la trasformazione digitale in un mondo, inevitabilmente, sempre più connesso.
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Meg Whitman : trasformarsi con intelligenza
“In un crescendo che parte dal management italiano e arriva a Meg Whitman ”, ha spiegato Paolo Delgrosso, HPE Channel, Service Provider, Smb Sales Director. Ed è stata proprio il Ceo di HPE l’ospite d’eccezione della seconda giornata. Il numero uno di Hewlett Packard Enterprise ha sottolineato l’importanza di trovarci “in un momento di profonda rivoluzione digitale, ragione per la quale ogni azienda necessita di infrastrutture tecnologiche e non può prescindere dall’uso di strumenti che le permettono di reagire al cambiamento in atto”. Dunque il primo passo che ogni azienda deve affrontare in concreto è quella di dotarsi di un’infrastruttura adeguata, “per osservare con attenzione le iniziative dei concorrenti e delle nuove realtà imprenditoriali”, ha continuato Meg Whitman.
Meg Whitman: make Hybrid It simple
Non solo digital transformation. Il Ceo di HPE Meg Whitman si è soffermata sull’importanza delle soluzioni Hybrid It (“make Hybrid It simple”, il messaggio comparso sul maxischermo) che dà origine alla combinazione ideale di IT tradizionale, cloud privato e pubblico – per soddisfare gli obiettivi di business e IT, offrendo l’opportunità di integrare nuove tecnologie – e su quella di favorire l’innovazione nell’Intelligent Edge (“power the Intelligent Edge”, il focus su cui ci si è concentrati). Punti chiave della strategia della nuova HPE, congiuntamente ai nuovi servizi erogati via Pointnext, l’organizzazione di servizi IT innovativa, creata per semplificare l’lT ibrido – uno strumento basilare per gestire e accelerare le applicazioni e ottenere un’innovativa visione dai dati a propria disposizione – e agevolare l’innovazione nell’Intelligent Edge. Quindi Whitman ha evidenziato come avremo sempre più a che fare con sistemi intelligenti, in grado di prendere decisioni in modo autonomo (“la parola chiave è intelligenza, attraverso cui creare nuove esperienze”, la sua precisazione), ribadendo l’importanza di essere sempre più rapidi nel trasformare le idee in prodotti e facendo emergere il valore della formazione digitale. “Stiamo attraversando una rivoluzione enorme, ma per reagire nel modo corretto la cultura è molto più rilevante della tecnologia. E ciò vale a maggior ragione per l’Italia, tra le principali manifatture europee, che vivrà con la digitalizzazione una metamorfosi imprescindibile del proprio tessuto imprenditoriale”.
Al vertice del clooud
Imprese e trasformazioni digitale: il rischio di creare discontinuità con il modello aziendale precedente non può esser sottovalutato. La soluzione ideale, ritiene il numero uno di HPE, è costituita “da un insieme di innovazione ed esperienza, nella quale ci si adatta al preesistente puntando su sistemi tecnologici ibridi”. E ancora, focus sul cloud, che apre al mondo ibrido – Whitman ha parlato di “Cloud Cliff”, il limitare di una scogliera, superato il quale c’è il salto nel vuoto – e sulle opportunità legate all’Internet of Things, che offre modalità innovative per coinvolgere i clienti, sviluppare nuovi modelli di business e acquisire una serie di informazioni ancora più dettagliate a livello della periferia intelligente dell’azienda connessa. Ottimizzare l’iter decisionale e favorire l’ottenimento di analisi e informazioni in tempo reale. La complessità delle connessioni è esponenziale, e tutto questo deve avvenire in modo sicuro.
Stefano Venturi: vince chi si focalizza
Hewlett Packard Enterprise stima che già entro il 2025 ci saranno più di 50 miliardi di dispositivi smart controllati da innumerevoli applicazioni, in grado di creare enormi moli di dati e forniranno nuove opportunità e sfide da affrontare. “Siamo sicuri che la chiave del successo in un mondo sempre più connesso dipenda dalla capacità delle aziende di trovare il giusto equilibrio tra due elementi cruciali: Hybrid IT e Intelligent Edge”, le parole di Stefano Venturi, Corporate VP e Amministratore Delegato Gruppo Hewlett Packard Enterprise in Italia, che ha sottolineato l’importanza “di essere liberi e indipendenti” e di come “il mercato insegna che vince chi si focalizza. Perciò occorre tornare all’origine, per ottenere il meglio in ciascun settore”. Quindi Venturi si è concentrato sul ruolo dei partner. “Dobbiamo lavorare in partnership su tutto ciò che è innovativo. Abbiamo tolto la nostra divisione servizi e poi ci siamo spogliati del software. HPE vuole essere leader delle infrastrutture tecnologiche, per questa ragione siamo aperti a tutti coloro che innovano e vogliono portare dei plus importanti ai nostri clienti, che dobbiamo transitare verso il nuovo mondo”.
Paolo Faraboschi: il progetto The Machine
Un mondo davvero nuovo che per HPE passa (anche) attraverso The Machine, definito da Paolo Faraboschi, Fellow and VP Hewlett Packard Labs – la “mente” italiana del progetto – “una grande sfida, un’avventura straordinaria. Quello che vogliamo fare è mettere la memoria e i dati al centro dell’infrastruttura, piuttosto che i processori”. Dunque si parla di computing memory centrico, che ha nel cuore la memoria e non la CPU, ma anche di nuovi chip nei quali all’elettronica si associa direttamente l’ottica. Per cambiare il modo di vedere la macchina. “The Machine è una rivoluzione che stiamo già testando – ha specificato Venturi, raccontando di un primo test già in corso con un computer con a bordo 160 terabyte in memoria –, un programma che prevede un investimento enorme in termini di ricerca e sviluppo”. Quindi ha concluso: “La scienza dei big data è soltanto all’inizio e qui parliamo di nuovi sistemi a basso costo che possono eseguire analisi in tempo real time su quantità incredibili di dati. Parliamo di pura ricerca avanzata, con l’innovatore che deve – prima di tutto – continuare a perseguire l’eversione verso sé stesso. Per riuscire a rendere obsoleto quello che fa già”.