Monica Silva: Fotografare è condividere

di Barbara Silbe Un ciclone in redazione, un turbine di creatività: Monica Silva ha travolto con la sua energia la sede di Digitalic. Lei, affermata fotografa ritrattista di origini brasiliane che vive in Europa dal 1986 (prima a Londra e poi tra Bologna, Roma e Milano), arriva in una calda giornata d’estate e come un […]

di Barbara Silbe

Un ciclone in redazione, un turbine di creatività: Monica Silva ha travolto con la sua energia la sede di Digitalic. Lei, affermata fotografa ritrattista di origini brasiliane che vive in Europa dal 1986 (prima a Londra e poi tra Bologna, Roma e Milano), arriva in una calda giornata d’estate e come un tornado multicolore trasforma gli uffi ci in luoghi della creatività. L’occasione è quella di un’intervista per raccontarci del suo lavoro e di come sia stato importante per lei il ruolo giocato dai social network e dalla visibilità online. Prima blogger attivissima su Splinder, poi più di recente Twitter, Facebook, Instagram e il suo elegantissimo sito: questi luoghi virtuali hanno di certo contribuito a renderla il personaggio noto che è oggi. «I social network sono stati per me importantissimi – ci racconta sorridente – e penso che in fondo un posto come Facebook sia più vero di altri. Coloro che si sentono superiori – chi bazzica l’ambiente della moda o delle gallerie d’arte ad esempio – tendono a snobbare questi mezzi. Io invece sono cresciuta molto proprio grazie ai contatti in Rete, frequentandoli e capendo come interagire con chi mi seguiva. Ho imparato nel tempo a leggere le persone attraverso il loro modo di comunicare con me, intuendo le loro intenzioni anche valutando le singole virgole di una frase inviatami. Un esercizio di lettura che mi ha permesso di selezionare chi deve fare davvero parte della mia vita. Sul Web si incontra anche molto esibizionismo, dannosissimo, ma le cose importanti sono le connessioni e l’energia positiva che si creano tra individui».

È così anche nelle sue foto?
«Penso che prima della tecnica venga il cuore – afferma Monica Silva –. Io faccio foto semplici, in fase di postproduzione mi preoccupo soltanto di sistemare i livelli, i colori e la saturazione, ma non so creare mondi che non esistono. Io mi sento cacciatrice della bellezza delle persone; a volte scopro anche i punti oscuri, ma non mi piace creare l’immagine dopo».


Un approccio molto femminile, il suo, sentimentale perfino…
Vede, il mondo della fotografia è molto maschile e un po’ maschilista. Il mio modo di starci dentro nonostante tutto è quello di toccare i lati più fragili dei miei soggetti e regalare emozioni. Questa è la cosa più bella, che finisce per gratificare anche me».

Quindi un tipo di fotografia più comprensibile?
«Sicuramente sì. Io non ho mai la pretesa di fare foto d’arte. Mi piace di più arrivare alla gente. Noi non siamo nessuno se non abbiamo un pubblico che ci segue. Per questo serve anche la Rete, nessun altro mezzo può dare un riscontro così ampio e immediato. Mi piace dire che lì dentro, come nelle immagini, “ti si sente il cuore sentire”». Professionista dal 2001, anno in cui inizia le sue collaborazioni editoriali con importanti riviste come Max, Vanity Fair, Io Donna, Style, e realizza ritratti ai più noti artisti del panorama musicale italiano, quando le chiediamo di approfondire qualche aspetto del suo percorso, Monica Silva prosegue dicendo: «Io non sono appassionata di tecnica. All’inizio della mia carriera mi rifiutavo perfino di vedere libri fotografici e mostre di altri autori per paura di lasciarmi influenzare troppo. Il mio approccio è sempre di curiosità. Ho iniziato a lavorare come modella in Brasile e in patria ero piuttosto famosa. Ma non amavo quel mondo, era fatto da persone spietate e poco umane e non l’avevo scelto io. Venni a Londra pensando di dedicarmi per tre mesi allo studio dell’inglese. Mi sono ritrovata a 18 anni a fare la cameriera e scrivevo lettere ai miei amici a casa raccontando che facevo molta fatica e che i soldi erano pochi. Sono rimasta in quella città un anno e mezzo e un giorno ho speso tutti i miei risparmi per comprarmi la mia prima macchina fotografica. Ricordo ancora che passai davanti a una vetrina, vidi una Olympus OM10 corredata da un 50e un 135 mm, un flash e dei filtri. Entrai senza darmi spiegazioni, un gesto impulsivo che mi cambiò la vita». «Erano ancora i tempi dell’analogico, delle pellicole – spiega Monica Silva – e io non dormivo la notte aspettando il risultato. Poi venni a Napoli a trovare un’amica che mi aveva invitata e rimasi per sempre in Italia. Oggi sono sponsorizzata da Nikon e Hasselblad, ma non disdegno certo di scattare con una piccola mirrorless o con l’iPhone, perfetti per non essere notati tra la gente e fermare il momento». Monica ha lavorato anche nel cinema. Per quasi 8 anni ha collaborato in qualità di aiuto regista con autori come Robert Richardson, Federico Brugia, Daniele Lucchetti, Renzo Martinelli, Zack Snvder, per produzioni italiane e internazionali… «Quelle esperienze mi hanno dato moltissimo, ancora oggi prediligo il taglio cinematografico e in sequenza sia delle fotografie che dei video che realizzo».

L’intervista completa su Digitalic di Settembre a pag 12

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Monica Silva: Fotografare è condividere - Ultima modifica: 2012-09-06T09:42:27+00:00 da Francesco Marino
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