Nel mondo della tecnologia europea le donne guadagnano il 26% in meno

Le donne nel settore tecnologico europeo guadagnano in media il 26% in meno dei colleghi maschi, mostrando un divario significativo nei salari e nella rappresentanza. Le misure recenti per la diversità di genere richiedono maggior attenzione

Nonostante l’UE abbia introdotto il principio di uguale retribuzione per uguale lavoro nel 1957, il divario retributivo di genere persiste ancora 67 anni dopo. Le donne nel guadagnano in media il 12,7% in meno rispetto ai loro colleghi maschi. Non sorprende che il divario salariale di genere sia più che doppio nel settore tecnologico.

Gender Gap Italia divario di genere

Il divario salariale di genere generale e nel settore tecnologico

Secondo un rapporto della piattaforma Ravio, la media europea raggiunge il 26%, con variazioni tra i paesi. Ad esempio, si attesta al 18% in Francia, al 23% nei Paesi Bassi, al 25% in Germania e al 29% nel Regno Unito.

Un aspetto positivo è che il divario retributivo diminuisce ai livelli più alti, con le donne che competono su un campo più equilibrato man mano che avanzano nella carriera. C’è un divario salariale di genere pari allo 0% a livello dirigenziale, seguito dal 17% a livello di manager e dal 22% ai livelli più bassi.

Non si riscontra  inoltre una differenza salariale significativa (solo circa l’1%) tra i generi quando si tratta di promozioni e aumenti di stipendio legati alle promozioni.

divario salariale di genere generale e nel settore tecnologico

La mancanza di donne in posizioni di alto livello

Tuttavia, la proporzione delle lavoratrici diminuisce all’aumentare del livello lavorativo: solo il 19% degli executive e il 35% dei manager sono donne. Allo stesso tempo, le donne sono complessivamente sottorappresentate nel settore tecnologico, costituendo il 40% del totale dei dipendenti.

Ciò indica che il divario retributivo è per lo più il risultato del processo di assunzione piuttosto che di pregiudizi interni con aumenti salariali interni e promozioni.

Nuove regole dell’UE mirano a colmare il divario salariale di genere

Per affrontare la discriminazione salariale di genere, l’UE ha approvato a maggio un nuovo insieme di regole che stabiliscono misure vincolanti sulla trasparenza salariale. La legislazione, che sarà attuata in tutta l’unione entro il 2026, garantisce ai dipendenti il diritto alle informazioni retributive, impone alle aziende di prendere provvedimenti se il loro divario salariale di genere supera il 5% e include sanzioni e penalità per chi non si conforma.

Secondo il rapporto Ravio, la maggioranza dei rispondenti (69%) non è preoccupata per la direttiva. Il motivo principale è che la legislazione è “troppo lontana dall’essere una priorità”. Piani esistenti per affrontare il divario prima dell’entrata in vigore della legge e misure già stabilite sulla trasparenza salariale sono altri motivi per la mancanza di preoccupazione.

Tuttavia, per i rispondenti che hanno espresso preoccupazione, le questioni principali riguardano la trasparenza. Ovvero, rendere disponibile ai dipendenti il quadro e i criteri per il livello salariale e la progressione di carriera.

Solo il 19% degli executives nelle startup europee sono donne

Con il recepimento della direttiva europea sulla trasparenza salariale, affrontare il divario salariale di genere e la rappresentanza delle donne all’interno delle aziende è più importante che mai. Il divario salariale di genere si riduce all’aumentare del livello lavorativo, ma la rappresentanza delle donne è estremamente bassa a questi livelli lavorativi più alti.

È chiaro che c’è ancora molto lavoro da fare sulla diversità di genere nelle startup europee e i dati evidenziati nel rapporto suggeriscono che gran parte del problema sorge al momento dell’assunzione.


Nel mondo della tecnologia europea le donne guadagnano il 26% in meno - Ultima modifica: 2024-01-05T23:34:03+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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