Lo smart working sembra essere la risposta alla domanda su quale sia il lavoro perfetto, ma come fuziona e a che punto siamo in Italia?
Lo smart working sembra essere la risposta alla domanda su quale sia il lavoro perfetto, ma come funziona e perché è così interessante?
*di Angela Perego
I vantaggi dello smartworking sono molteplici sia per le aziende sia per i dipendenti, tanto che si potrebbe definirlo il lavoro perfetto. Le imprese possono, ad esempio, aumentare la propria attrattività verso i migliori talenti, creare network di collaboratori per accedere a competenze e skill, ridurre i costi di gestione degli spazi aziendali ed essere green. I lavoratori, invece, possono gestire meglio vita privata e professionale, sentirsi parte fondamentale del raggiungimento degli obiettivi aziendali e così aumentare la propria motivazione vivendo il lavoro come un’opportunità di realizzazione di sé e non come un dovere.
Su questi presupposti lo smart working si sta diffondendo in tutto il mondo. Lo studio di Ilo-Eurofound “Working anytime, anywhere: The effects on the world of work” lo definisce una modalità con grandi potenzialità di espansione, soprattutto grazie alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione che consentono di connettersi da qualsiasi luogo e in ogni momento, una forma di lavoro perfetto.
Smart working in Italia
Se però si guardano i dati sulla diffusione nei diversi paesi, si nota un quadro molto eterogeneo dovuto ai differenti livelli di sviluppo tecnologico e soprattutto alle diversità culturali e di modelli lavorativi. In Europa, per esempio, i paesi scandinavi sono quelli con il maggior numero di smart workers. Sopra la media europea si trovano anche Belgio, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito, mentre sotto la media ci sono Germania, Ungheria, Spagna e Italia (ultima con valori intorno al 7%).
Una causa del ritardo del nostro Paese è stata sicuramente la mancanza di normativa sul tema, fortunatamente adesso il problema è stato risolto. La Legge n. 81/2017, infatti, per la prima volta definisce un quadro normativo a oltre dieci anni dall’Accordo Interconfederale del 9 giugno 2004 sul telelavoro, affrontando alcuni aspetti cruciali come la durata (tempo indeterminato o determinato), i termini di preavviso (almeno 30 giorni per gli accordi a tempo indeterminato o in presenza di un giustificato motivo), il come e il quando (strumenti tecnologici utilizzati, diritto alla disconnessione, etc.), le modalità di controllo. La legge impone inoltre la parità di trattamento tra gli smart workers e gli altri dipendenti. In particolare, per quanto riguarda l’orario, di fianco al riconoscimento del diritto alla disconnessione, sono previsti come inviolabili i limiti di orario previsti dalla normativa vigente e dalla contrattazione collettiva. I lavoratori “agili” hanno, inoltre, diritto alla tutela prevista in caso di infortuni e malattie professionali anche per quelle prestazioni rese all’esterno dei locali aziendali e nel tragitto tra l’abitazione e il luogo prescelto per svolgere la propria attività.
Smartworking: Pro e contro
Lavorare da casa, però, può non essere così “perfetto” se le incombenze domestiche (come pulire, accudire i figli e fare la spesa) interferiscono e distraggono. Non riuscire a organizzare in maniera efficiente gli impegni professionali e quelli personali può far diventare sempre più labile il confine fra lavoro e vita privata e portare più svantaggi che benefici in entrambe le situazioni. Inoltre, la diminuzione delle occasioni di relazione può rendere più difficile sentirsi parte di una “squadra” e generare un senso di isolamento.
Gli spazi di coworking possono essere una soluzione a queste problematiche. In questi luoghi, a fronte di un affitto mensile, l’utente ha a disposizione uno spazio utilizzabile 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, in cui può lavorare in uffici privati, postazioni dedicate e incontrare clienti. All’interno dei coworking possono essere organizzati eventi per favorire l’integrazione fra gli utenti, creando le basi per nuove possibilità e relazioni sociali e offrendo così un potenziale valore aggiunto sia a livello umano che professionale. I luoghi di lavoro condiviso sono ormai più di 11mila nel mondo e oltre 300 in Italia, di cui il 65% dislocati nel nord del Paese e continueranno ad aumentare nei prossimi anni abilitando la diffusione di modalità sempre più agili e smart.
*Angela Perego è docente della Unit Sistemi Informativi di SDA Bocconi. Laureata in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano nel 1998, ha conseguito il Dottorato in Sistemi Informativi Aziendali all’Università Luiss Roma e il phD in Sciences de Gestione al Paris Dauphine nel 2009. Dal 2003 al 2008 è stata membro del Comitato Divisione Ricerche Claudio Demattè.