Arriva il primo primo hackathon in Vaticano. Gli studenti, di qualsiasi background religioso, sono stati invitati ad inviare la propria richiesta di partecipazione e ciò ha portato a 120 partecipanti, che lavoreranno su progetti dall’8 all’11 marzo in Vaticano
“No, non ho dovuto presentare l’idea al Papa”, ride Jakub Florkiewicz, il co-realizzatore del primo Hackathon Vaticano nella storia. “Ma i partecipanti all’evento si spera debbano farlo” aggiunge.
Come è nato l’hackathon del Vaticano
Questa è la storia di uno studente che arriva a Roma con un’idea e trova persone che si entusiasmano per quell’idea. Florkiewicz, appassionato di hackathon, ha avuto la fortuna di incontrare persone – interne al Vaticano – che in realtà stavano già pensando di lanciarne uno nella Città Santa e invitare i giovani a parteciparvi. “Abbiamo condiviso l’idea e rapidamente abbiamo deciso di lavorare insieme. Il nostro gruppo iniziale che ha guidato l’idea era composto da fr. Eric Salobir, fondatore di OPTIC e Segretariato della Comunicazione del Vaticano e un sacerdote appassionato, fr. Philip Larrey. Altre istituzioni vaticane si sono unite alla squadra in seguito.
Il Vacticano gestisce diversi dicasteri e congregazioni e ognuno ha diverse velocità in merito a innovazione digitale. Alcuni avevano bisogno di più spiegazioni di altri, ma dopo aver volato alcune volte a Roma, Florkiewicz e padre Eric sono riusciti ad avviare i lavori.
I temi dell’hackathon Vaticano
“L’Hackathon è un concetto ampio – abbiamo dovuto passare un po’ di tempo a presentare la nostra idea a varie persone a Roma, per far capire a tutti che questo non aveva nulla a che fare con l’hacking. Volevamo garantire che tutti capissero che stiamo cercando di affrontare problemi socio-economici globali, non religiosi. Un hackathon potrebbe sembrare inaspettato se organizzato da un’organizzazione religiosa, ma il tema in realtà è attinente e si concentra su tre temi: inclusione sociale, dialogo interreligioso, migranti e rifugiati“.
Ogni studente, di qualsiasi background religioso, è stato invitato ad inviare la propria richiesta di partecipazione e ciò ha portato a 120 partecipanti, che lavoreranno su progetti dall’8 all’11 marzo in Vaticano.
Il progetto che combina tecnologia e discipline umanistiche
Il progetto fa parte di una mission più ampia, guidata da padre Eric, per favorire il dialogo tra il mondo della tecnologia e le discipline umanistiche. Padre Eric è uno dei fondatori di OPTIC, una “rete di ricerca” domenicana diretta proprio a questo. Proprio il mese scorso, hanno organizzato un summit a Parigi, riunendo nomi grossi del tech come il co-fondatore di LinkedIn, Reid Hoffman, e il direttore del MIT Media Lab, Joi Ito, per discutere di argomenti sulla società con persone provenienti da altri background – come i maestri dell’ordine domenicano.
“Non direi che è un’organizzazione religiosa”, ha detto padre Eric, “è un’organizzazione basata sul valore. Alla fin fine, tutto è spirituale, ma l’insegnamento sociale cattolico è mirato solo a migliorare la dignità dell’essere umano nella società e nell’economia. Questo significa aiutare le persone a trovare la loro strada nell’economia e nella società. Le persone di discipline umanistiche e tecnologiche non si incontrano mai, nemmeno nelle università. Abbiamo creato questo luogo per favorire quel dialogo “, dice padre Eric.
Florkiewicz è d’accordo: “Vogliamo promuovere la collaborazione attraverso i confini, le divisioni e i background, invitiamo quindi persone di ogni tipo e provenienza. Stiamo invitando musulmani, ebrei, oratori della Cisgiordania, vogliamo promuovere discussioni e collaborazione. Mescoliamo gli invitati in team estremamente diversi, che lavorano su problemi che ci interessano”.
“La seconda cosa è che vogliamo ispirare le persone di tutto il mondo a utilizzare la tecnologia per risolvere questi problemi, così i religiosi ovunque sanno che possono usare questo modello per accedere alle competenze dei giovani e per affrontare i problemi nelle loro immediate vicinanze”.
“Il Vaticano ha una lunga tradizione di scienza e tecnologia – a volte difficile, come con Galileo. Ma la Chiesa ha riconsiderato anche Galileo dopo. Ad ogni modo, questo hackathon è uno dei punti chiave per costruire il prossimo passo di questa tradizione. Aiuta ad accelerare il ritmo dell’innovazione a Roma “.
Una persona cinica potrebbe vedere questo hackathon come un tentativo alquanto disperato di commercializzare la chiesa nei confronti dei giovani, ma padre Eric ride e dice: “Non abbiamo tempo o risorse per il marketing, non è il modo giusto per inquadrarlo. Il punto è essere utile, ecco perché abbiamo scelto questi problemi, per essere di impatto”.