Il potere dei Big Data per accrescere la democrazia

Big Data e Nazioni, a fronte di un sostegno adeguato da parte dei governi le nuove tecnologie potrebbero migliorare la qualità degli della democrazia

I Big Data cambiano il mondo, non solo lo rappresentano. Alcuni articoli hanno affermato che una società denominata Cambridge Analytica avrebbe contribuito a influenzare sia l’elezione presidenziale degli Stati Uniti sia il referendum UE per l’estrazione dei dati da Facebook, utilizzandoli quindi per stilare dei profili sulle personalità degli utenti e per cucire delle pubblicità su misura sulla base dei profili psicologici.
A quanto pare, però, le storie sembravano essere credibili, fino a quando non sono state smontate da dei giornalisti di Bloomberg e Buzzfeed.

La storia di Cambridge Analytica offre un’anteprima di un possibile futuro distopico, soprattutto negli Stati Uniti, dove la protezione dei dati è debole. Le informazioni online si prestano a manipolazioni e abusi politici e l’epoca dei Big Data è appena iniziata. Di pari passo con i progressi della linguistica cognitiva e delle neuroscienze, questi dati potrebbero diventare uno strumento potente per guidare e manipolare le scelte elettorali di molti.

La nostra capacità di resistere a tale manipolazione è limitata. IAnche le forme più crude di pubblicità subliminali deviano oltre il nostro raziocinio e inibiscono il pensiero critico. Basta una modifica linguistica e gli esiti possono cambiare radicalmente. Osservate questo esempio: quando agli americani è stato chiesto se il governo federale stesse spendendo troppo poco sulla “assistenza ai poveri” il 65% era d’accordo e quando gli è stato chiesto se stesse spendendo troppo poco sul “welfare” solo il 25% era concorde.

Che speranza abbiamo di porre l’adeguata resistenza ad una messaggistica digitale mirata ad utilizzare parole che inneschino un’influenza sul nostro giudizio? Chi ha il compito di proteggere l’integrità delle elezioni dovrebbe sviluppare urgentemente una nuova generazione di garanzie. Come si fa a difendersi dai Big Data?

Già solo i soldi esercitano forme di potere illegittime rispetto ai sistemi politici, facendosi beffe della democrazia: basti pensare al vantaggio politico dei miliardari e delle aziende sui cittadini comuni.

La rete dark money, una rete di gruppi di pressione, finanziate da miliardari, che si travestono da serbatoi di pensiero (Think Tank). L’astroturfing un termine con il quale si definisce la creazione a tavolino del consenso proveniente dal basso di un’idea, di un prodotto o di un qualsiasi bene oggetto di propaganda che si affida a persone retribuite affinché producano artificialmente un’aura positiva intorno al bene da promuovere. Il botswarming, ovvero la creazione di account online falsi per dare l’impressione che un gran numero di persone stia sostenendo una posizione politica. Ognuno di questi termini corrisponde ad un’attuale minaccia alla libertà politica.

Secondo un recente articolo pubblicato su Scientific American, gli algoritmi di apprendimento approfondito consentono allo Stato di sviluppare il proprio “punteggio cittadino” (citizen score) e per fare ciò vengono utilizzate le attività online delle persone per determinare se siano fedeli e conformi al paese, e conseguentemente per far ottenere posti di lavoro, prestiti o i visti necessari per recarsi in altri paesi. Unite a questo livello di monitoraggio le spinte tecnologiche (come gli strumenti progettati per alterare le opinioni e le risposte delle persone) e svilupperete un sistema che tende ad avere il controllo più totale.

E fino ad ora vi abbiamo parlato degli aspetti negativi e apocalittici dei Big Data.

Fortunatamente le tecnologie possono rivelarsi anche una forza dirompente per un cambiamento in positivo. I sistemi politici, in particolare nei paesi anglofoni, sono cambiati poco da quando i mezzi di consegna delle informazioni hanno preso piede. Rimangono organizzati in remoto, centralizzati e paternalisti. Il grande potenziale per la partecipazione e un più profondo impegno democratico sono quasi inutilizzati.

Un recente report condotto dalla fondazione per l’innovazione Nesta, sostiene che non ci siano soluzioni digitali rapide a basso costo. Ma, a fronte di un sostegno adeguato da parte dei governi o dei partiti politici, le nuove tecnologie potrebbero migliorare la qualità degli iter decisionali democratici. Si potrebbe utilizzare la saggezza popolare per rendere la politica più trasparente, per proporre idee che non siano ad opera di politici di professione e per individuare i difetti e le lacune nei disegni di legge.

Tra i migliori usi possibili delle tecnologie online, i programmi LabHacker e eDemocracia in Brasile permettono alle persone di presentare proposte ai loro rappresentanti e collaborare con loro per migliorare sia le leggi che le politiche. Parlement et Citoyens in Francia svolge un ruolo simile. vTaiwan, fa crowdsourcing con le nuove proposte di legge. A Reykjavík, in Islanda, il programma Better Reykjavík permette alle persone di suggerire e valutare le idee per migliorare la città e viene utilizzato da più della metà della popolazione. Inoltre il Pirate party, il partito pirata, sempre in Islanda, ha delle politiche scelte dai propri membri sia nei forum digitali che offline. In tutti questi casi, le tecnologie digitali vengono utilizzate per migliorare la democrazia rappresentativa anziché sostituirla.

La partecipazione tende ad essere sì profonda, ma ristretta. I giovani esperti di tecnologia spesso sono sovrarappresentati, mentre la maggior parte di chi è alienato dalla politica offline rimane estraneo a quella online. Ma questi risultati potrebbero essere notevolmente migliorati, in particolare, per mezzo dell’utilizzo delle tecnologie blockchain, text-mining con l’aiuto dell’elaborazione del linguaggio naturale e altre innovazioni in grado di rendere la democrazia elettronica sempre più significativa, fattibile e sicura.

Naturalmente anche in questo ambito di nascondono pericoli non indifferenti. Nessun sistema politico, offline o online, è immune alla pirateria informatica. Tutti i sistemi richiedono misure di salvaguardia che devono costantemente evolversi per proteggere i dati dai poteri antidemocratici.

La regolamentazione è in ritardo di decenni rispetto ai trucchi, alle truffe e alle nuove tecnologie implementate da persone in cerca di forme di potere illegittime. Questa è una delle ragioni alla base della disillusione di massa verso la politica: la convinzione che i risultati siano truccati e il conseguente emergere di un’anti-politica che trova espressione nell’estremismo e nella demagogia.

Il grande potenziale dei big data, della big analysis e dei forum online verrà utilizzato da noi o contro di noi.


Il potere dei Big Data per accrescere la democrazia - Ultima modifica: 2017-03-08T10:00:44+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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