Jawbone, verso i wearable ad uso clinico

Si dice che Jawbone stia abbandonando la sfera consumer per spostarsi verso la creazione di wearable e servizi per i medici e gli operatori sanitari

Non è un segreto che le cose non stiano andando bene nei quartier generali della Jawbone. L’anno scorso, sono circolate voci sul fatto che la società stesse fermando la produzione di tutti i suoi tracker per il fitness e che avesse avuto problemi con il provider di customer service per servizi non pagati. Ora si dice che il produttore di wearable stia abbandonando completamente la sfera consumer per spostarsi verso la creazione di prodotti e servizi per i medici e gli operatori sanitari.

Jawbone starebbe raccogliendo fondi per questa transizione e sembra che finora siano stati raccolti almeno $ 951 milioni da grandi nomi come JP Morgan, ad esempio. Purtroppo, è già stato speso quasi tutto questo denaro con ben poco da mostrare in quanto a rendimenti, secondo la fonte anonima.

La fonte ha spiegato che lo spazio hardware consumer sia semplicemente troppo competitivo tranne che per i grandi nomi del settore. Jawbone ha deciso di effettuare questo passaggio perché le imprese esistenti con modelli – che l’azienda vuole seguire – hanno avuto ottimi risultati finanziari.

Jawbone non ha ancora confermato se adotterà veramente un modello B2B, ed i suoi tracker UP per il fitness sono ancora presenti sul sito web. Occorre anche notare che la società stia vendendo le proprie attività nella più totale riservatezza già da qualche mese. Nel caso in cui Jawbone stesse veramente abbandonando i wearable per consumer, allora – probabilmente – il suo futuro nel settore B2B potrebbe risultare ben più sostanzioso rispetto all’offerta di acquisto proposta da Fitbit, invano.


Jawbone, verso i wearable ad uso clinico - Ultima modifica: 2017-02-07T12:00:01+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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