Dipendenza dai videogiochi, ora è una malattia ufficiale riconosciuta dall’OMS

Che cos’è il disturbo da gaming? Questo tipo di disordine secondo l’OMS rientra tra i “disturbi dovuti all’uso di sostanze o comportamenti che generano dipendenza”. Si verifica sostanzialmente quando i giochi interferiscono con altri aspetti importanti della vita per un lungo periodo di tempo.

La dipendenza dai videogiochi, il gaming disorder, è stato ufficialmente riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come malattia

La nuova revisione della Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi di Salute Correlati (ICD-11) entrerà in vigore il 1° gennaio 2022 in tutti i 194 stati membri dell’OMS. La notizia arriva dopo un anno e mezzo di delibere.

Quindi cos’è esattamente, la dipendenza da videogiochi, il disturbo da gaming? Questo tipo di disordine – incluso nella classificazione già nella bozza del 2017 – si trova nella sottocategoria dell’ICD-11 denominata “disturbi dovuti all’uso di sostanze o comportamenti che generano dipendenza” accanto ad alcolismo, dipendenza dal gioco d’azzardo e una sezione dedicata alla dipendenza da uso di cannabis.

Dipendenza dai videogiochi disturbo da gaming

Dipendenza da videogiochi cos’è

Nel documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si legge che:

Il disturbo da gaming, ovvero la dipendenza da videogiochi, è caratterizzato da un pattern di comportamenti persistenti e ricorrenti relativi al gioco (“giochi digitali” o “videogiochi”), che possono essere sia online, che offline, manifestati da:

  1. controllo alterato del gioco (per esempio esordio, frequenza, intensità, durata, termine, contesto);
  1. accresciuta priorità data al gioco nella misura in cui il gioco ha la precedenza su altri interessi di vita e attività quotidiane; e
  1. continuazione o incremento nell’uso di giochi, nonostante l’insorgenza di conseguenze negative. Il modello comportamentale è di gravità sufficiente a causare una compromissione significativa in aree di funzionamento personali, familiari, sociali, educative, professionali o di altro tipo.

Lo schema del comportamento di gioco può essere continuo o episodico e ricorrente. Questo comportamento di gioco e altre caratteristiche sono normalmente evidenti per un periodo di almeno 12 mesi per poter assegnare una diagnosi, sebbene la durata richiesta possa essere abbreviata se tutti i requisiti diagnostici sono soddisfatti ei sintomi sono seri.

Ci sono molte persone che giocano ai videogiochi in misura tale da far riscontrare la coincidenza con alcuni di questi segnali, ma è importante ricordare che si tratta di un problema più profondo rispetto alla semplice passione per i videogiochi.

Che cosa non è un disturbo da gaming

Come ha sottolineato il Dr. John Jiao in un utile intervento su Twitter sul disturbo da gioco (che lui chiama VGA, ovvero la dipendenza da videogiochi), non si tratta delle ore di gioco, si tratta di quando i giochi interferiscono con altri aspetti importanti della vita per un lungo periodo di tempo.

Un sacco di persone che giocano con i videogiochi si prendono una pausa dal lavoro per giocare, passano la notte al chiuso a giocare piuttosto che uscire con amici, o anche (in alcune situazioni particolarmente intense) saltano un pasto perché sono mentalmente bloccati in un gioco. Questi non sono elementi problematici come singoli episodi, ma se si protraggono per oltre 12 mesi può essere ragionevole ritenere di essere in presenza di un disturbo da gaming.

Come fa notare Jiao, ci sono persone che giocano per vivere, come professionisti di eSport, streamer, o anche solo hobbisti appassionati come raider MMO, speedrunner o completisti. Sono persone che possono giocare per ore e ore, ma se mantengono una vita piuttosto sana al di fuori di quella legata al gioco, non hanno particolari problemi con il gaming. Mentre si può dire che il disturbo da gioco non possa andare di pari passo con altri problemi come la depressione.

Molti gamer sentiranno il termine “disturbo da gaming” e alzeranno gli scudi in difesa del loro hobby, ma probabilmente non hanno realmente sperimentato il tipo di dipendenza autodistruttiva da giochi che coloro che sono effettivamente affetti dal disturbo percepiscono. Ma se l’inclusione del disturbo da gioco nell’ICD-11 consentirà a più persone di riconoscere e ottenere cure per questo tipo di comportamento, la novità è un’ottima notizia per il mondo dei gamer.

Problemi con la diagnosi di disturb da gioco

Certamente ci sono critiche valide alla descrizione della dipendenza da videogiochi, il disturbo da gioco dell’OMS, come sottolinea l’associazione per la salute mentale e il gioco d’azzardo Take This. Mentre la thread di Jiao fornisce un contesto utile alla definizione del disturbo, questi dettagli non sono nella guida diagnostica ufficiale.

La definizione è in effetti piuttosto ambigua e si presta a essere interpretata impropriamente. E comunque, gli streamer e i professionisti di eSport devono pur iniziare da qualche parte e impiegano necessariamente tempo e sforzi per arrivare a un buon livello. In questo caso, il tempo trascorso a giocare potrebbe rientrare nella descrizione del disturbo da gioco, ma non correttamente.

Forse alcune informazioni aggiuntive sul disturbo da gioco e alcuni dettagli più concreti rafforzerebbero la definizione.

Tuttavia, l’inclusione nell’ICD-11 è senz’altro un passo avanti per le persone che hanno bisogno di aiuto.

 

 


Dipendenza dai videogiochi, ora è una malattia ufficiale riconosciuta dall’OMS - Ultima modifica: 2019-05-27T12:10:14+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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