Terremoto a Milano: arriva dall’Africa e Google lo ha rivelato usando gli smartphone

La scossa è stata avvertita dai sistemi di allerta sismica della casa di Mountain View che però non utilizzano sismografi ma i sensori di movimento dei telefoni Android distribuiti sul territorio

Erano circa le 17.00 quando una scossa di terremoto a Milano si è percepita ieri 17 dicembre nell’area nord e nord ovest dell’hinterland milanese. In quei secondi i sismografi hanno registrato un’attività di magnitudo compresa tra 3.8 e 4.4. L’epicentro, dalle prime valutazioni, è stato collocato tra Corsico e Pero, 6 chilometri a ovest del capoluogo, mentre la profondità dove si è scatenato è stimata intorno ai 56 chilometri.

Insieme alla popolazione e alla strumentazione specializzata però la scossa è stata avvertita anche da Google, che ha segnalato l’avvenimento sul suo motore di ricerca dopo averlo captato utilizzando gli smartphone con il suo sistema operativo Android come sismografi. Questo è uno dei primi avvisi di sisma, il primo in Italia, ottenuto grazie alla rete di milioni di smartphone Android sparsi per il mondo.  Google aveva raccontato del suo progetto di voler trasformare tutti gli smartphone che montano il suo sistema operativo, Android, in mini sismografi già presenti in qualunque area del pianeta.

Ma come funziona la rivelazione del terremoto?

La funzionalità si chiama Android Earthquake Alerts System e sfrutta l’accelerometro presente sugli smartphone di ultima generazione. Questo permette di identificare una tipologia di onde sismiche chiamate onde P, ovvero onda che fanno oscillare la terra in modo parallelo alla loro direzione di propagazione. Più veloci, sono le prime che vengono avvertite dai sismografi e dunque quelle da intercettare per capire quando sta arrivando un terremoto e soprattutto le più pericolose onde S, che invece muovono la terra in modo trasversale rispetto alla loro direzione di propagazione.

Ecco, grazie all’accelerometro, Android sarà in grado di percepire le onde P e dunque notificare gli utenti, così che possano mettersi in salvo. Oltre all’accelerometro all’interno del proprio smartphone, l’utente dovrà anche avere installato Android di versione 5.0 o superiore perché possa utilizzare questa nuova funzione.

Il sistema era stato messo in funzione, come sperimentazione, in California. Per poi essere esteso a tutto il mondo. Ancora in fase di test, pare che abbia funzionato perfettamente in questa prima prova nel nostro Paese

Terremoto a Milano, la spinta dalla placca africana

terremoto a milano

Per spiegare l’origine della scossa di terremoto a Milano bisogna ricorrere in generale alla spinta esercitata dalla placca africana verso il Nord, contro la placca europea la quale, poi, è suddivisa in placche minori come quella adriatica che a loro volta esercitano pressioni in varie direzioni. “Guardando le mappe, il sisma è avvenuto in una zona dove non ci si aspettava una forte accelerazione del terreno”, spiega Lucia Luzi, direttore della sezione di Milano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).

Sotto l’area milanese ci sono diverse faglie e quindi il territorio non fa eccezione rispetto al resto dell’Italia che è tutta a rischio sismico”, prosegue la scienziata. Tuttavia l’ultimo terremoto più significativo della zona si è registrato nel 1951 nel Lodigiano e aveva raggiunto la magnitudo di 5.4 della scala Richter. Nell’area dell’Italia settentrionale, Lombardia inclusa, le valutazioni dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia hanno registrato nella storia del millennio passato 110 terremoti significativi, dal Piemonte al Friuli-Venezia Giulia, partendo da quello di Brescia del 1065. Il più distruttivo colpì Verona nel 1117 raggiungendo una magnitudo 6.7 della scala Richter.

 

 


Terremoto a Milano: arriva dall’Africa e Google lo ha rivelato usando gli smartphone - Ultima modifica: 2020-12-18T10:07:48+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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