Per cambiare il mondo dobbiamo recuperare memoria e storage

La consapevolezza del passato e la voglia di immaginare il futuro sono fondamentali per dar vita a soluzioni green innovative

Se qualcuno di voi ha mai incontrato un “IT evangelist” – figura che ha goduto di una certa notorietà all’inizio del nuovo millennio – di sicuro non avrà mai commesso l’errore di confondere i termini memoria e storage. E conoscerà l’orrore che può causare il riferirsi in modo errato all’una o all’altra cosa.
Certo si misurano entrambe in byte, ma fanno cose molto differenti!

Con buona pace degli IT evangelist che ho incontrato sulla mia strada, e per i quali nutro profonda riconoscenza, semplificherò dicendo che la memoria ha a che fare con quello che il vostro computer pensa mentre lo state usando, mentre lo storage ha a che fare con tutto ciò che il computer sa ma a cui non sta pensando mentre lo usate.
Insomma, quando si tratta di dati, non conta solo quanti e quali, ma anche quando vengono usati.
Perché anche per un computer la differenza tra adesso, primo o dopo, è importante.

costruttori di futuro

Tornare a essere costruttori di futuro, come si faceva in passato per i grandi monumenti. In pratica memoria e storage come fondamenta, per tornare ad avere sogni che vadano oltre noi stessi.

I dati prima e dopo

Potrà sembrare strano ma questa differenza mi è venuta in mente ascoltando l’ultimo discorso di Greta Thunberg all’ONU. Quello in cui, con la voce rotta dalle lacrime, chiede agli adulti e ai potenti del mondo come abbiano osato rubarle i sogni e la speranza.
Il breve discorso è di un’efficacia dirompente; ma la cosa che mi ha stupito è la forza della rabbia che sembra derivare da una precisa comprensione della natura e della portata degli effetti dei cambiamenti climatici che denuncia.
E quello che ha a che fare con la differenza tra memoria e storage è il pensiero che questa ragazza di 16 anni sembra avere piena consapevolezza di ciò che stiamo perdendo, come se avesse sia memoria che storage – e molto precise – delle relazioni tra uomo e ambiente in una logica di lunghissimo periodo, pur non proponendo mai il ritorno a un idilliaco paradiso perduto, ma sempre in nome delle generazioni future che sente con orgoglio di rappresentare.
Sembra avere un’idea chiara di futuro ed evidentemente anche un’idea chiara del passato. Il suo guardare avanti e a un legame forte tra uomo e ambiente non è qualcosa di avveniristico, ma relativo a ciò che dovrebbe essere.
E forse è proprio questa la forza del suo messaggio. La capacità di guardare alle cose in un modo in cui non siamo più abituati.
Sul sito startsat60.com, che si definisce la community più “cool” al mondo che riunisce gli over 60, viene ripreso il post di una signora che, alla cassa del supermercato, si sente rimproverare dalla giovane cassiera il fatto che lei – e la sua generazione – non abbiano pensato all’ambiente e ai più giovani.
La signora si difende raccontando che ai “suoi tempi” si usavano solo sacchetti di carta, le bottiglie erano di vetro e si riciclavano, e si condividevano gli oggetti. Si facevano le scale, perché non c’erano gli ascensori; si andava in bicicletta perché le automobili erano costose.
Si era verdi e circolari senza saperlo.

Energia dalla notte

Il tema della sostenibilità ha sicuramente a che fare con il passaggio tra generazioni, ma il dibattito è sterile senza un’idea di assunzione di responsabilità, ossia che si debba rendere conto dei propri comportamenti e delle proprie scelte.
Insieme alla responsabilità però dovremmo recuperare la volontà di provare a immaginare un mondo migliore, che ci piaccia in modo condiviso.
Provare a guardare al tema della salvaguardia delle risorse in modo diverso.
Come ottenere energia dalla notte, per esempio. Lo hanno fatto alcuni scienziati, secondo un articolo pubblicato su Joule, realizzando una cella solare “al contrario”, che funziona con il buio.
Il principio utilizzato è quello del raffreddamento radioattivo. Con trenta dollari di attrezzatura, un disco di alluminio verniciato di nero e collegato a generatori di termoelettricità in grado di sfruttare il calore della terra, hanno effettuato un test in California e generato 25 milliwatt per metro quadrato di disco, abbastanza per alimentare un piccolo LED.

Per il momento si tratta di poco più di una fascinazione intellettuale, ma nel mondo 1,3 miliardi di persone non hanno un accesso affidabile all’energia. Anche dove sono disponibili pannelli solari l’illuminazione di notte è problematica, perché immagazzinare energia dai pannelli solari costa.
Però se si può pensare di ottenere “luce” dal buio, in modo sostenibile ed equo, possiamo pensare che quello che Greta e tanti suoi coetanei ci stanno chiedendo è anche la possibilità di immaginare un mondo diverso. Che probabilmente è anche un invito a uscire da un infinito presente in cui sembriamo imprigionati, e recuperare memoria e storage, la dimensione del prima e del dopo.

In visita in Italia Greta ha dichiarato: “Il futuro e tutto ciò che abbiamo conquistato nel passato sono ora nelle vostre mani”. E ha invitato tutti a ricorrere a una buona dose di ‘cathedral thinking’, ossia quello che, nella definizione di Stephen Hawking, ci sopravvivrà.
Pensare a soluzioni di cui “non vedremo il tetto”. Tornare a essere costruttori di futuro, come si faceva in passato per i grandi monumenti. In pratica memoria e storage come fondamenta, per tornare ad avere sogni che vadano oltre noi stessi.


Per cambiare il mondo dobbiamo recuperare memoria e storage - Ultima modifica: 2019-11-30T06:57:15+00:00 da antonella.tagliabue

Giornalista, collabora con numerose testate sui temi del non profit e della sostenibilità quali Il Sole 24 Ore, Metro e Digitalic. Managing Director e Senior Advisor di Un-Guru, coordina il team di Un-Guru per i progetti di responsabilità sociale e ambientale di impresa, non profit e di sviluppo sostenibile, ed è responsabile dell'area marketing e comunicazione. Coordinatore e docente del Master per il Non Profit de Il sole 24 Ore, docente per il Master di Marketing e Comunicazione Ambientale di CTS, oltre che per numerose Università

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