Smartphone controllati in tempi di coronavirus, se esci di casa rilevano le celle

Ancora alta la percentuale delle persone che si spostano di casa secondo la Regione Lombardia e il monitoraggio degli smartphone suona come un avvertimento

Smartphone controllati con il coronavirus. Una mossa totalmente slegata da un concetto di privacy quella annunciata dal vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala e dall’assessore al Welfare, Giulio Gallera, nel corso della conferenza stampa quotidiana sull’emergenza COVID-19. Ma un intervento che potrebbe prestarsi necessario a controllare i movimenti delle persone, soprattutto in zone considerate “calde” lato contagio.

Rinnoviamo l’appello di stare in casa. Abbiamo attivato una tecnologia in collaborazione con le compagnie telefoniche di rete mobile“, ha dichiarato Sala mostrando in diretta un grafico che si basa sulle letture delle celle telefoniche a cui si agganciano i telefonini. “Fatto 100 la movimentazione della popolazione il 20 di febbraio, prima dell’emergenza, l’andamento del movimento è ora poco sopra il 40%. Inoltre dall’altro ieri a ieri siamo anche in aumento“.

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È necessario stare a casa il più possibile – ha continuato il vicepresidente – Il 40% non è un dato sufficiente per dirci che possiamo contenere nel miglior modo possibile il virus“. Ci sono quindi ancora troppe persone che si spostano, corrispondenti a più del 40% del totale, nonostante le richieste di rimanere a casa. “Questi sono movimenti di persone che hanno cambiato cella telefonica e quindi spostamenti superiori a 500 metri, al chilometro o piùha spiegato SalaC’è sicuramente chi lavora e che ringraziamo per quello che fa, ma chi si muove per motivi superflui stia a casa. Il dato non è ancora sufficientemente basso“. Nel monitoraggio sono compresi anche gli spostamenti di chi lavora, ha precisato Sala.

Giulio Gallera regione Lombardia

Degli smartphone controllati con il coronavirus ne avevamo parlato di recente chiamando in causa Cina e Corea del Sud che utilizzano app per monitorare lo stato di quarantena delle persone risultate positive al tampone. Qui invece si tratterebbe di un monitoraggio a macchia d’olio. Una tecnologia, quella illustrata che si basa sulla letture delle celle telefoniche a cui si agganciano i telefonini.

Smartphone controllati con il coronavirus, i dati Ceubiq

Eppure una recente analisi realizzata dalla società statunitense Ceubiq in collaborazione con l’Università di Torino, denominata  ‘Covid-19 Mobility Monitoring project’ parlava di un “calo netto del 50% degli spostamenti da una provincia ad un’altra e una riduzione altrettanto evidente degli incontri tra le persone“. Per tracciare i movimenti degli italiani i sei ricercatori coinvolti nel progetto avevano utilizzato la localizzazione di 170 mila smartphone, riuscendo a mappare provincia per provincia cos’era accaduto subito dopo il caso del paziente uno di Codogno.

L’istituto di ricerca di Torino aveva selezionato 170 mila utilizzatori di smartphone distribuiti in quasi tutte le province italiane in maniera proporzionale al numero di abitanti. I dati relativi agli spostamenti, circa 175 milioni di posizioni complessivamente, erano state analizzate nel periodo dal 22 febbraio, subito dopo la scoperta del primo caso a Codogno, al 10 marzo, in maniera anonima. Dopo la firma del decreto del 9 marzo che ha esteso all’intero Paese le restrizioni, il numero delle persone che non hanno lasciato la propria provincia era aumentato del 50% a livello nazionale, con punte del 100% a Lodi, Piacenza, Fermo e Vercelli, rispetto al periodo precedente l’epidemia. Evidente forse quanto allora una parte della Lombardia, quella più vicina alle grandi città presumibilmente, da questo punto di vista sia la più indisciplinata.


Smartphone controllati in tempi di coronavirus, se esci di casa rilevano le celle - Ultima modifica: 2020-03-18T10:00:39+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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